Tortura, Scuola Diaz: Italia condannata dalla Corte Europea per i Diritti Umani

Pubblicato il 7 Aprile 2015 alle 13:50 Autore: Guglielmo Sano
G8 tortura

Tortura, Scuola Diaz: La Corte Europea per i Diritti Umani condanna l’Italia per i fatti della Scuola Diaz: “tortura” nei confronti dei manifestanti. Inammissibile che non sia reato, aggiungono dal Tribunale di Strasburgo.

La condanna di Strasburgo

Sono passati quasi 15 anni dall’irruzione delle forze dell’ordine nella Scuola Diaz. Secondo la Corte Europea per i Diritti Umani i fatti accaduti nella notte tra il 21 e il 22 luglio 2001, contestuali al G8 di Genova, possono essere descritti come “tortura”.

Le azioni di polizia ebbero “finalità punitive”, dicono dal Tribunale di Strasburgo, cioè sono da considerarsi come una “rappresaglia, per provocare l’umiliazione e la sofferenza fisica e morale delle vittime”. Durante l’irruzione alla Diaz furono fermati 93 attivisti e furono portati in ospedale 61 feriti, dei quali 3 in prognosi riservata e uno in coma.

La Cassazione, il 5 luglio del 2012, ha confermato 25 condanne su 28, per un totale di 98 anni di reclusione: il reato contestato agli imputati, tutti pubblici ufficiali, era quello di “falso aggravato”. Prescritto, invece, il reato di “lesioni gravi” contestato a 9 agenti del VII nucleo speciale del reparto Mobile.

Il ricorso di Cestaro

Il pronunciamento della Corte si è determinato in seguito al ricorso presentato da Arnaldo Cestaro, una delle persone presenti quella notte. Cestaro, che all’epoca dei fatti aveva 62 anni, fu brutalmente picchiato tanto da essere costretto a subire diversi interventi chirurgici anche se, ancora oggi, soffre a causa delle lesioni subite.

scuola diaz genova

Da Strasburgo dicono che Cestaro venne aggredito “senza che vi fosse un nesso di causalità tra la sua condotta e l’uso della forza da parte della polizia al momento dell’intervento”, dunque, “i maltrattamenti che ha subito sono stati inflitti in modo gratuito” oltre a non essere proporzionati a quello che sarebbe dovuto essere il vero obiettivo dell’intervento, ovvero la “perquisizione”.

L’Italia gli dovrà versare 45mila euro di risarcimento: secondo i suoi avvocati Niccolò e Natalia Paoletti, Joachim Lau e Dario Rossi i colpevoli delle violenze subite da Cestaro non sono stati puniti adeguatamente a causa della mancanza nel nostro ordinamento del reato di “tortura” o di reati altrettanto gravi. Anche a questo proposito la Corte ha dato ragione a Cestaro.

“Tortura”: il reato che non c’è

Secondo la Corte Europea l’Italia ha violato sia l’articolo 3 – ovvero quello che dice: “Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani e degradanti” – sia l’articolo 13 della Convenzione Europea per i Diritti Umani in quanto è mancata un’inchiesta adeguata per accertare i fatti e le responsabilità.

Il Tribunale di Strasburgo ha sottolineato, a tal proposito, l’inadeguatezza della legislazione italiana che, oltre a non prevedere il reato di “tortura”, non contiene neanche delle norme che possano impedire il ripetersi di fatti del genere.

Il problema è “strutturale”, si legge nel comunicato stampa rilasciato dopo la sentenza; in ultima analisi la Corte invita l’Italia a dotarsi di “strumenti giuridici adatti a sanzionare in modo adeguato i responsabili di torture o di altri maltrattamenti”.

L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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