Analisi del voto, considerazioni sulle elezioni 2015

Pubblicato il 3 Giugno 2015 alle 10:28 Autore: Giuseppe Spadaro
matita rossa e foglio con quattro piccoli rettangoli

Analisi del voto: alcune considerazioni sul voto che ha visto partecipare al turno elettorale milioni di italiani in sette regioni e moltissimi comuni. Si è trattato di un voto locale da cui è comunque possibile estrapolare alcuni elementi valutabili su scala nazionale. Tra gli spunti di riflessione che emergono dal voto: la performance del Partito Democratico ed i possibili strascichi interni al partito guidato da Renzi. Il mutamento del MoVimento 5 Stelle, l’ascesa di Salvini come leader nazionale e lo stato dell’arte nell’area dei moderati nonché gli scenari che si aprono a sinistra dopo le indicazioni giunte dalle urne.

Risultato Pd e giudizio sul Governo

Il Partito Democratico vince: si tratta di un dato oggettivo ed incontrovertibile. Il Partito della Nazione guidato da Renzi governa la quasi totalità delle regioni italiane (tranne Liguria, Veneto e Lombardia) ed è assolutamente primo per numero di sindaci e amministratori in ogni regione italiana. L’analisi del voto per ciò che riguarda il Pd è fortemente condizionato dal risultato delle scorse europee quando il Pd ha superato la soglia storica del 40% con un risultato straordinario e forse insuperabile. Paragonare il voto alle europee con la media % ottenuto dal Pd alle elezioni regionali è improprio per molti motivi: primo fra tutti per il fatto che si tratta di competizioni dalle caratteristiche differenti e regolate da sistemi elettorali diversi. Di sicuro il voto offre elementi di giudizio sul Governo di cui la campagna iononvotopd (in risposta all’approvazione del ddl sulla scuola) è un valido esempio. Il principale rischio che Renzi ha davanti sta nel solco che si allarga sempre di più con la componente interna più di sinistra. Renzi rischia di compromettere (come dimostra la vittoria di Toti in Liguria grazie alla candidatura a sinistra di Pastorino) la vocazione maggioritaria del Partito Democratico. Della sinistra torneremo a parlare più avanti. Renzi ha davanti a se’ la necessità di strutturare meglio il partito: non a caso in queste ore si parla della possibilità di un tandem Luca Lotti-Maria Elena Boschi per dare al Pd maggiore identità ed una superiore riconoscibilità mediatica. Vince il Pd ma perde il Governo.

MoVimento 5 Stelle: il vero vincitore delle elezioni regionali

Il MoVimento 5 Stelle ha stravinto sul piano politico queste elezioni regionali almeno per tre motivi: è riuscito a stabilizzare quello che tutti nel 2013 hanno in maniera sbrigativa archiviato come voto di protesta condannato all’istantanea evanescenza. I fatti dicono che non è cosi. Il MoVimento 5 Stelle è la forza politica stabile di riferimento di una parte dell’elettorato che ne apprezza le proposte programmatiche. Votare una forza politica in tre consultazioni molto diverse tra loro (Politiche 2013, Europee 2014, Regionali 2015) significa aver delegato la propria rappresentanza in maniera abbastanza convinta. Secondo elemento: il MoVimento 5 Stelle si è liberato dall’ingombrante presenza dei suoi fondatori. L’aspetto da sottolineare è la crescita delle nuove leadership interne al MoVimento: su tutte sembra spiccare quella di Luigi Di Maio (classe 1986) che ha riempito le piazze girando l’Italia per la campagna elettorale come non è riuscito a nessun altra forza politica. Terzo elemento: proposte e contenuti. Il MoVimento 5 Stelle inizia ad imporre la propria agenda: Michele Emiliano ha anticipato di voler far propria la proposta del M5S con l’istituzione del reddito di cittadinanza in Puglia. Lo stesso Pd a livello nazionale discute da settimane della possibilità di istituire il reddito di cittadinanza a livello nazionale. M5S: vero vincitore del turno elettorale

La svolta di Salvini ed il mutamento del centrodestra

Salvini ha vinto grazie a Zaia che ha stravinto. Il Veneto è di sicuro un riferimento che la Lega potrà provare ad esportare. L’altra vittoria di Salvini la incassa in Liguria dove, nei mesi scorsi, ha chiesto un passo indietro al proprio candidato per favorire l’unità del centrodestra a sostegno del candidato risultato vincente di Forza Italia Giovanni Toti. Salvini è diventato il leader di riferimento di una parte dell’elettorato che in passato ha sostenuto il centrodestra. Dovrà lavorare sull’elemento geografico che ancora lo penalizza ma lo farà avendo davanti a se’ delle praterie. Almeno sino a quando Forza Italia non avrà deciso su quale modello puntare. E Berlusconi non avrà deciso di favorire nei fatti un reale ricambio. Salvini altro vincitore delle elezioni

Forza Italia e moderati in confusione

Forza Italia, pur incassando la vittoria in Liguria, è la vera sconfitta di questo turno elettorale. L’aspetto che più sorprende è la modalità con cui Berlusconi in primis sembra accettare di buon grado l’idea di guidare un partito intorno al 10%. Berlusconi che pure ha spiegato di voler a breve lanciare una nuova formazione politica continua ostinatamente ad occupare la scena pur avendo perso gran parte del patrimonio politico che era riuscito a conquistare solo qualche anno fa e senza grandi sforzi per recuperare l’elettorato moderato. La Liguria non può bastare a nascondere un quadro desolante: male Forza Italia e Berluconi

Scenari a sinistra, ora al lavoro

Anche la sinistra, come Forza Italia, ha perso. Sebbene Pastorino abbia ottenuto un buon risultato in Liguria non si può non tener conto della vittoria del centrodestra nella stessa regione. Cofferati, Civati, Vendola, Pisapia, Landini hanno la possibilità di lavorare ad un progetto unitario: dovranno individuare temi chiari e comunicabili. Individuare una struttura o una forma-partito nuova e farsi trovare pronti ai prossimi appuntamenti elettorali. Se alternativa deve essere che sia alternativa vera con proposte chiare e riconoscibili. Vinceranno, se vinceranno, solo riuscendo a superare una sorta di subalternità al Pd. Tutti al lavoro.

mattia disegna x su foglio bianco

Ultime due annotazioni. La prima è sull’astensione: sempre più elettori disertano le urne. Sarà difficilissimo invertire il trend a meno che la politica non riesca a convincere gli italiani che preferiscono non votare che da essa possano arrivare risposte concrete ai problemi strutturali collegati all’economia e all’occupazione. Prima o poi conviene che qualcuno si preoccupi di tutto ciò: magari pensando al fatto che ormai un elettore su due resta a casa. E chi vota sempre più larga è la fetta degli elettori che chiedono profondi e radicali cambiamenti. Molti non votano perché trovano la politica incomprensibile ed inefficace. E a proposito di efficacia va ripensata l’organizzazione degli scrutini la cui lentezza è stata inesorabile anche in questa occasione per non parlare del fatto che nelle sette regioni al voto siano stati applicati sette diversi leggi elettorali.

L'autore: Giuseppe Spadaro

Direttore Responsabile di Termometro Politico. Iscritto all'Ordine dei Giornalisti (Tessera n. 149305) Nato a Barletta, mi sono laureato in Comunicazione Politica e Sociale presso l'Università degli Studi di Milano. Da sempre interessato ai temi sociali e politici ho trasformato la mia passione per la scrittura (e la lettura) nel mio mestiere che coltivo insieme all'amore per il mare e alla musica.
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