Due appunti su Venezia

Pubblicato il 16 Giugno 2015 alle 17:31 Autore: Livio Ricciardelli
sindaco venezia brugnaro lega nord salvini

“Capisco che Venezia sia la città del cinema…ma eleggere Sindaco uno uscito dal cast di “Yuppies – I Giovani di Successo”…è un pochino troppo!”.

Questa è la freddura che gira negli ultimi giorni in Laguna (e al Lido, a questo punto). Del resto la vittoria di Brugnaro alle comunali di Venezia può essere considerata a tutti gli effetti un risultato storico per la politica italiana. E battutine o illazioni simili non possono che far parte del gioco.

Da oltre vent’anni Venezia è stata governata dal centrosinistra. Un centrosinistra capace di mutare nel tempo, soprattutto nei suoi perimetri (la terza giunta Cacciari comprendeva solo Margherita e Udeur, per intenderci). Ma, se escludiamo il caso di Torino, rappresentava un caso unico tra quelli dell’effimera “grande ondata del ‘93”: Venezia non aveva mai cambiato colore politico da quando c’è l’elezione diretta dei sindaci. Sempre in mano al centrosinistra.

Il voto di domenica cambia radicalmente le carte in tavola. E ciò ci spinge ad un paio di riflessioni.

– Venezia ed il Veneto: quei veti su Casson. Chi segue la politica ricorderà che Felice Casson fu il candidato del centrosinistra alle comunali del 2005. Scelto dal gruppo dirigente un mese e mezzo prima delle elezioni, alimentò una diaspora all’interno della coalizione che sosteneva l’allora sindaco Paolo Costa. I settori moderati del centrosinistra tirarono dunque fuori il nome di Cacciari come candidato autonomo. Al primo turno Casson si piazzò nettamente al primo posto. Al secondo turno invece al ballottaggio ebbe la meglio, seppur di pochi voti, Cacciari. Una dinamica politica di questo tipo (che paradossalmente aveva anche connotati positivi in quanto evidenziava l’inconsistenza del centrodestra lagunare) ha generato però negli anni qualche equivoco. Perché solo oggi, quindi con dieci anni di distanza, ci si rende conto plasticamente che i dubbi di Cacciari e co. nei confronti di Casson non erano di metodo. Ma di merito.

Venezia infatti ha sempre assunto una posizione peculiare rispetto al resto della Regione (di cui è pur sempre capoluogo, ma quasi ad honorem, quasi a marcare una specificità e un grande passato): capace di resistere alle sirene leghiste disponeva di una mappa elettorale del tutto diversa rispetto agli altri e tanti capoluoghi di provincia veneti. La stessa Padova, che nell’ultimo ventennio ha assunto la fama di capoluogo più “di sinistra” della regione assieme al Venezia, aveva visto la vittoria sì di una sinistra, ma pur sempre anomala e capace di lanciare un messaggio di rassicurazione sul fronte della legalità e dei temi dell’immigrazione (do you know via Anelli?). Il tessuto sociale però, come testimonia la vittoria di Bitonci dello scorso anno, resta tutt’altro che progressista.

Invece Venezia, così distante e così bella, sembrava quasi zona extraterritoriale. Capace di dar vita ad ardite sperimentazioni formalmente in terra veneta. Il risultato di Casson e quella dinamica di un decennio fa invece ci testimonia che sì, Venezia sarà diversa dal resto della regione. Ma ciò non vuol dire che occorra smetterla di tenere la barra dritta su posizioni moderate e non massimaliste. Del resto i vari Cacciari, Costa e Orsoni sono sempre stati rappresentanti di quelle istanze riformiste capaci di vincere agevolmente agli occhi della cittadinanza. Mentre, per esempio, i pur a tratti “moderati” Ds non hanno mai espresso un sindaco in Laguna. Casson in questo contesto ha vinto nettamente le regolari primarie di coalizione. Quindi non sussistevano i problemi di “metodo” del 2005. Eppure non ha fatto breccia nel cuore dei moderati. Che a quanto pare nonostante tutto restano la maggioranza della città. Così si spiegano i vari consensi che alle primarie sono andati a Pellicani…ma alle comunali a Brugnaro.

-Brugnaro: un Guazzaloca lagunare? Abbiamo parlato ampiamente del centrosinistra lagunare. Ma come ne esce il centrodestra? Per prima cosa occorre ricordare che le forze politiche della destra correvano separatamente al primo turno. Secondo uno schema del tutto impossibile da comparare ai flessibili schieramenti delle ultime regionali: Forza Italia e Area Popolare vs Lega Nord vs Fratelli d’Italia (che candidava l’ex presidente della provincia…leghista!). Al primo turno ha dunque avuto la meglio il candidato sostenuto da civici, Fi e Ap, che comunque si è piazzato al secondo posto con oltre 8 punti percentuali di stacco da Casson. Strette alleanze informali (non c’è stato formale apparentamento con salviniani e meloniani) Brugnaro ha vinto le comunali con oltre il 53% dei consensi.

Si tratta senz’altro di un civico, proveniente dalla Confindustria cittadina e presidente della locale quadra di pallacanestro. La civica che porta il suo nome esprimerà la maggioranza relativa dei consiglieri comunali e per intenderci Forza Italia ha ottenuto solo poco più del 3%. Tutti indizi che darebbero credito alla visione di Brugnari come candidato “civico sostenuto dal centrodestra”.

Il dilemma però è capire se questa candidatura, senz’altro civica, sia “civica sostenuta dal centrodestra” come vuol far credere il neo-sindaco o “civica di centrodestra” (tipo Lettieri a Napoli nel 2011, per esempio).

Il fatto che il centrosinistra abbia sempre vinto le elezioni…tranne ora, può far credere che si tratti di un vero civico. Capace di vincere in un città di sinistra come Guazzaloca a Bologna nel ’99. Ma il fatto che abbia avuto la meglio su un esponente “troppo” di sinistra come Casson potrebbe spingerci a credere che in realtà sia molto più vicino al centrodestra lagunare di quanto si creda.

Nell’attesa di sciogliere questo nodo gordiano, attraverso i suoi primi atti amministrativi, lo bolliamo con la massima churchilliana secondo cui trattasi del classico “mistero avvolto in un enigma”.

L'autore: Livio Ricciardelli

Nato a Roma, laureato in Scienze Politiche presso l'Università Roma Tre e giornalista pubblicista. Da sempre vero e proprio drogato di politica, cura per Termometro Politico la rubrica “Settimana Politica”, in cui fa il punto dello stato dei rapporti tra le forze in campo, cercando di cogliere il grande dilemma del nostro tempo: dove va la politica. Su Twitter è @RichardDaley
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