Ballottaggi, l’analisi dell’Istituto Cattaneo

Pubblicato il 16 Giugno 2015 alle 17:53 Autore: Redazione
ballottaggi

Il giorno dopo i risultati dei ballottaggi che hanno fatto dire a Renzi “è il momento più difficile della legislatura” è tempo di analisi.

Stando allo studio condotto dall’Istituto Cattaneo, “Quasi in un ballottaggio su due (46,2%) la struttura dell’offerta partitica è quella a cui il sistema politico italiano è stato abituato nel corso degli ultimi venti anni, con una coalizione di centrosinistra contrapposta ad una di centrodestra. Negli altri casi, considerata la natura locale della competizione, assistiamo alla presenza di una lista civica in competizione con lo schieramento di centrodestra o centrosinistra. In una minoranza di casi, pari al 3,8% del totale, si registra anche una sfida tra il M5s e la coalizione di centrosinistra. Infine, esistono ballottaggi nei quali il modello di competizione è assolutamente atipico (nella tabella inseriti nella categoria “Altro”) e del tutto improbabile si possa proiettare anche su scala nazionale (ad esempio, due coalizione di centrodestra al ballottaggio o una competizione tra candidati grillini ed esponenti di liste civiche). Nel complesso, dunque, il formato di ballottaggio più frequente è quello che vede contrapposte due coalizioni, il centrosinistra e il centrodestra. Osservando più nel dettaglio questo dato, emerge un 3 fenomeno non del tutto inaspettato, ma che merita di essere evidenziato. Risulta più semplice raggiungere il ballottaggio quando le due coalizioni principali si presentano nel loro formato più esteso: il Partito democratico accompagnato da Sel e il centrodestra nella variante vincente della Liguria, e cioè formato da Forza Italia, Lega nord e Ncd. Solo in una minoranza di casi, all’incirca l’8% sul totale, le due coalizioni – entrambe nella loro versione “ridotta” – sono riuscite a raggiungere il ballottaggio. Si tratta di un’informazione in sé banale, ma che può avere profonde ripercussioni sulle strategie dei partiti quando la nuova legge elettorale verrà applicata per la prima volta”.

Ma chi vince i ballottaggi?

In termini assoluti, sono le liste civiche – presenti al ballottaggio soprattutto (ma non esclusivamente) in Sicilia – ad essere le vincitrici dei ballottaggio. In seconda posizione si trova, invece, la coalizione di centrosinistra, che conquista 25 comuni nei 78 tornati al voto per il secondo turno. I dati e la relative interpretazioni cambiano se ci spostiamo ad analizzare i valori percentuali. In questo caso, gli aspetti importanti da mettere in risalto, soprattutto se osservati in ottica nazionale, sono numerosi. In primo luogo, l’attuale centrosinistra non sembra essere particolarmente preparato ad affrontare il secondo turno: soltanto in una minoranza di ballottaggi (40,3%: 25 casi su 62) il candidato sostenuto da Partito democratico riesce a diventare sindaco. In secondo luogo, è significativo il risultato ottenuto dai candidati del Movimento 5 stelle nei cinque ballottaggi ai quali hanno partecipato. Già i casi di Parma e Livorno avevano dimostrato l’abilità dei grillini nell’affrontare il doppio turno, ma questa tornata elettorale la rende ancor più evidente. Anche se fatica a raggiungere i ballottaggi, una volta che il M5s riesce a tagliare il traguardo del primo turno diventa un concorrente temibile, in grado di vincere tutti i ballottaggi in virtù di un consenso elettorale omogeneo tra i ceti sociali e le diverse aree geografiche. In terzo luogo, come in maniera eclatante hanno mostrato i casi di Venezia e Arezzo, la coalizione di centrodestra, soprattutto quando si presenta unito, è più abile del centrosinistra a vincere nel secondo turno, riuscendo a “strappare” un ballottaggio su due.

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Da ultimo, esaminiamo quale sia la struttura competitiva dei ballottaggi più favorevole o sfavorevole per i partiti che vi hanno partecipato. Significativamente, il concorrente più temibile – sia per il centrosinistra che per il centrodestra – è rappresentato dal civismo che, per tutte le sue diverse varianti e sfumature, non è facilmente decifrabile al suo interno. Dentro vi si trovano liste civiche sostenute da candidati indipendenti con orientamenti politici non del tutto neutrali (è il caso 4 di Viareggio, dove un ex-esponente del Pd è diventato sindaco guidando un’alleanza di liste apartitiche) oppure liste puramente localistiche, senza alcun collegamento con gli schieramenti politici a livello nazionale. L’elettore “civico” è un elettore atipico, con sempre più deboli o nulli agganci ai partiti nazionali, il cui comportamento in un eventuale ballottaggio nazionale diventa difficile da prevedere. Egli rappresenta una sfida per la politica tradizionale e getta un’ombra di incertezza sugli esiti dell’Italicum e sui reali rapporti di forza tra i principali partiti.

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L'autore: Redazione

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