Presidenziali Usa: la lobby della cannabis alla ricerca di candidati

Pubblicato il 24 Settembre 2015 alle 12:22 Autore: Guglielmo Sano

Presidenziali Usa: la nascente lobby della cannabis tenta i candidati alla Casa Bianca; il business è fortemente in crescita negli Stati Uniti anche se ancora relegato nella “zona grigia” tra legalità e illegalità.

Presidenziali Usa: in cerca di un candidato

Negli Usa è una prassi consolidata che si svolge (più o meno) alla luce del sole e secondo modalità stabilite dalla legge: le lobby “investono” centinaia di milioni di dollari nelle campagne elettorali e, a loro volta, i candidati cercano di attrarre quanti più finanziamenti possibile. Se in questo contesto, tradizionalmente, dettano legge aziende automobilistiche, farmaceutiche, ricchi petrolieri e “squali” della finanza  – la corsa verso le presidenziali del 2016 sembra annunciare un grosso cambiamento.

Infatti, tra le diverse lobby, anche quella, a dir poco “rampante”, della cannabis è in cerca dei “propri” candidati. A testimonianza di ciò basta ricordare la recente raccolta fondi (poco più di 100mila dollari il “bottino” finale) organizzata in Colorado da Rand Paul, repubblicano dalle note simpatie “libertarie”: Paul è stato il primo candidato alla presidenza a provare l’approccio con un settore che, a livello federale, è ancora “illegale”.

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Presidenziali Usa: la lobby “illegale”

Il “gruppo di pressione” che ruota intorno alla “cannabis”, dunque, potrebbe avere un ruolo davvero significativo nella corsa alla Casa Bianca: in effetti, si sta mostrando fortemente “compatto” e “motivato” – si ipotizza la formazione di un “super-cartello” pronto a unire gli sforzi per aumentare la visibilità sui media dei candidati “cannabis-friendly” – in virtù di un primario obiettivo da raggiungere: tirare fuori dalla “zona grigia”, nel quale le leggi federali lo trattengono, un business dalle potenzialità appena esplorate.

Secondo le leggi nazionali statunitensi la cannabis è illegale, come lo sono LSD e cocaina, tuttavia, l’uso della cannabis “per scopi ricreativi” è permesso in 4 stati dell’Unione (il Colorado è lo stato più “aperto” da questo punto di vista), invece, l’uso “medico” è consentito in 23 stati (la cannabis “curativa”, solo in California, vale 1,3 miliardi di dollari).

Secondo Arcview, una società che monitora gli investimenti, quello della cannabis, al momento, “è il settore che cresce più rapidamente negli Usa”: attualmente il valore di tutto il comparto si aggira intorno ai 3,4 miliardi di dollari, nel 2019, varrà più di 10 miliardi di dollari. Si stima che, nel 2014, oltre un milione e mezzo di americani abbiano acquistato cannabis e prodotti da essa derivati rispettando le norme dei singoli stati che ne hanno regolamentato la compravendita.

L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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