Elezioni Spagna 2015: come è andato il faccia a faccia tra Rajoy e Sánchez?

Pubblicato il 15 Dicembre 2015 alle 16:16 Autore: Beniamino Valeriano
elezioni spagna 2015

Elezioni Spagna 2015: l’ultima possibilità per convincere gli elettori spagnoli. L’ultimo dibattito prima del voto di domenica 20 dicembre. Ieri sera si sono affrontati, in un faccia a faccia televisivo, l’attuale primo ministro Mariano Rajoy (PP) e Pedro Sánchez , il segretario del partito socialista (PSOE). Il dibattito, moderato da Manuel Campo Vidal, ha visto toni molto accesi e accuse reciproche, anche a livello personale. Qualche giorno fa, in occasione del dibattito a quattro con i leader dei principali partiti (PP, PSOE, Ciudadanos e Podemos) organizzato dal quotidiano El País, il leader socialista Pedro Sánchez era stato il grande sconfitto. Ieri ha avuto la grande occasione di poter dimostrare agli elettori il suo valore e illustrare le idee e il programma del suo partito. La sua strategia, però, è stata quella di screditare l’avversario, sacrificando così del tempo prezioso per convincere gli elettori. I toni forti, a tratti eccessivi, hanno fatto passare in secondo piano i programmi elettorali dei due principali partiti. Entrambi i leader politici sono usciti soddisfatti dallo studio televisivo, anche se l’atteggiamento troppo aggressivo di Sánchez ha finito per favorire il suo avversario.

Elezioni Spagna 2015: il PP può  fare molto per il paese

Mariano Rajoy ha affrontato il quarto faccia a faccia della sua carriera politica. Il leader del PP ha snocciolato i dati sull’economia, in netto miglioramento rispetto al 2011. Durante la sua legislatura, la disoccupazione è scesa dal 22, 56% al 21,18%, con un netto miglioramento del Pil nell’ultimo trimestre. “Gli spagnoli – ha affermato Rajoy – stanno ricominciando a consumare, segno di un’evidente ripresa dell’economia”.Grazie alla flessibilità introdotta dal suo governo, in Spagna si sono venuti a creare nuovi posti di lavoro, ma ancora siamo lontani da una vera e propria ripresa. Rajoy sostiene di voler continuare su questa strada e propone un incremento della flessibilità, per venire incontro alle imprese, vero motore dell’economia reale. Accusa il governo Zapatero di aver dimenticato il settore imprenditoriale e promette sgravi fiscali. Per il leader del PP, infatti, l’impresa che investe in innovazione e tecnologia deve essere messa nelle condizioni di competere sul mercato internazionale. Al lavoratore, invece, deve essere assicurata una formazione continua, così da essere ricollocato al meglio sul mercato in caso di licenziamento.

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Inoltre, Rajoy vorrebbe potenziare la connessione tra università e mondo del lavoro: troppi i laureati costretti a trasferirsi all’estero per mancanza di opportunità. Sul fronte della sanità, Rajoy ammette di aver tagliato i fondi a causa della crisi, ma difende il sistema spagnolo e punta a individuare gli sprechi. Stesse proposte per il settore dell’amministrazione pubblica. La crisi ha colpito soprattutto i pensionati che hanno visto calare drasticamente il loro potere d’acquisto. “Una riforma delle pensioni è inevitabile, ma bisogna considerare che la popolazione spagnola è sempre più anziana. Questo sistema – continua – non è più sostenibile”. Uno dei grandi temi del dibattito di ieri è stato quello delle riforme istituzionali. Il presidente Rajoy ha però messo in chiaro che prima di cambiare la Costituzione, non si può prescindere “dall’unità della Spagna, la sovranità nazionale, l’uguaglianza di tutti e il rispetto della legge”. Un messaggio chiaro ai leader indipendentisti catalani.

Elezioni Spagna 2015: Pedro Sánchez, un’occasione persa

Per i primi 23 minuti, Sánchez ha elencato i tagli del governo Rajoy, accusandolo di aver creato una generazione di lavoratori precari. “Lei ha tagliato tutto, – rinfaccia Sánchez a Rajoy – meno la corruzione del suo partito”. Il socialista si riferisce agli scandali che hanno screditato il PP negli ultimi mesi. Rajoy, però, ci tiene a ribadire che personalmente non mai stato indagato e rispedisce le accuse al mittente, anche perché gli scandali  sulla corruzione non sono certo estranei al PSOE.

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Dopo una prima mezz’ora di dibattito caratterizzato dal rimpallo delle responsabilità per la gestione della crisi economica, Sánchez è convinto che per difendere “el estato del Bienestar” è necessario un cambio alla guida del governo. Tante – anche se non ben argomentate – le proposte del segretario del PSOE. In primo luogo, si è paventata una riforma del lavoro con solo tre contratti possibili: a tempo indeterminato, determinato e di formazione e punta il dito contro la flessibilità promossa da Rajoy. E’ necessaria poi una legge per promuovere l’uguaglianza di genere. “Basti pensare – afferma il leader socialista – che in Spagna le donne che svolgono le stesse mansioni degli uomini prendono il 24% in meno”. Accusa il leader del PP di non aver adeguato le pensioni e il salario dei dipendenti pubblici al costo della vita .

Inoltre, il leader del PSOE è convinto che per far ripartire il paese bisogna puntare sul sistema dell’educazione pubblica. Sánchez accusa il governo di non aver incentivato il ritorno dei “cervelli in fuga” e, in caso di vittoria, propone una misura economica che ne permetta il rientro. Inoltre, propone l’abbassamento dell’Iva sui prodotti culturali, dal 20% al 10%. Infine, il socialista apre alle spinte indipendentiste catalane e basche, proponendo una riforma costituzionale condivisa.

L'autore: Beniamino Valeriano

Mi sono laureato in Lettere Moderne all'Università degli Studi di Siena. Ho passato un anno a Madrid, ma poi è iniziata la crisi. Tornato in patria, sono ripartito per il Cile e ho (finalmente) capito di voler vivere e lavorare in Italia. Al momento frequento il master della Business School del Sole24Ore in "Giornalismo economico-politico e informazione multimediale". Sono appassionato di geopolitica, America Latina e musica. Speaker per gioco. twitter: @BenValeriano
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