Riforma del Senato, Storace avverte: “Il referendum può essere la fine di Renzi”

Pubblicato il 5 Gennaio 2016 alle 13:06 Autore: Emanuele Vena
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Riforma del Senato: il referendum secondo Storace

“Renzi può essere cacciato da Palazzo Chigi e il centrodestra si deve svegliare”. A dirlo è Francesco Storace, vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio e segretario nazionale de La Destra. E spiega anche quali potrebbero essere le forche caudine dell’ex sindaco di Firenze: “Il Premier lega il suo destino politico al varo delle riforme costituzionali? Bene, accomodiamolo all’uscio di casa. Varata su impulso della premiata ditta Renzi-Verdini, la riforma costituzionale riceverà l’ennesimo timbro parlamentare. Quando si arriverà al referendum, il centrodestra dovrà mobilitare il popolo italiano a votare ‘no’ per ragioni di merito politico e costituzionale”.

Quali sarebbero le ragioni, nel dettaglio? Storace approfondisce il discorso su Il Giornale d’Italia, a partire “dalla scommessa del Premier che finisce per legare la vita delle istituzioni ad un uomo solo al comando”. Nel ricordare che “non c’è traccia di presidenzialismo”, il leader de La Destra spiega che quello di Renzi è “un governo abusivo, non votato da nessuno, che si impiccia di una materia che per sua natura è parlamentare, dice agli italiani che non devono decidere loro chi sale al Quirinale”.

Riforma del Senato: i difetti secondo Storace

Storace continua a snocciolare quelli che sarebbero i difetti delle riforme: “Non c’è il monocameralismo promesso. Si prometteva il dimezzamento dei mille parlamentari, si è arrivati a una Camera e un terzo con settecentotrenta tra deputati e senatori. Manca la grande riforma costituzionale promessa per Roma capitale, i cui poteri tardano a fare passi in avanti. E manca la sanzione – che spaventa tutti, non solo il centrosinistra per la verità – che potrebbe richiamare i partiti a fare i conti con l’astensionismo: l’assegnazione di seggi pari all’affluenza popolare alle urne”.

Quindi la stoccata: “Avremmo preferito un presidente del Consiglio disponibile a dimettersi per l’aumento dei disoccupati, per le angherie dell’Europa, per l’invasione dei clandestini, per la distruzione della famiglia. Ma per Renzi conta solo il potere, altro che cambiamento”.

L'autore: Emanuele Vena

Lucano, classe ’84, laureato in Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna e specializzato in Politica Internazionale e Diplomazia presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova. Appassionato di storia, politica e giornalismo, trascorre il tempo libero percuotendo amabilmente la sua batteria. Collabora con il Termometro Politico dal 2013. Durante il 2015 è stato anche redattore di politica estera presso IBTimes Italia. Su Twitter è @EmanueleVena
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