Sondaggi politici, Russia: cosa si aspettano i cittadini dal 2016?

Pubblicato il 19 Gennaio 2016 alle 14:04 Autore: Redazione
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Tante speranze, ma il rischio di nuove crisi finanziarie e di scandali di corruzione – più che di conflitti militari – resta dietro l’angolo. Queste le aspettative della popolazione della Russia per il 2016, secondo un sondaggio effettuato alla fine del 2015 e pubblicato negli ultimi giorni dal Levada Center.

Secondo la rilevazione, il 41% dei russi confida in un 2016 migliore rispetto all’anno appena concluso, anche se solo il 5% è certo che sarà un anno più generoso rispetto al 2015, a fronte di un 8% che crede che le cose andranno peggio.

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Sondaggi politici: la Russia e i rischi per il 2016

L’ottimismo scema se si analizzano i vari versanti, da quello economico-finanziario a quello sociale, passando per la geopolitica. Secondo la maggioranza relativa degli intervistati – il 47% – la Russia potrebbe attraversare un 2016 di crisi finanziaria, anche se il dato è nettamente inferiore rispetto al 62% registrato solo un anno fa. Il 37% – +4% rispetto ad inizio 2015 – prevede addirittura disastri tecnologici su larga scala. Decisamente più bassa (22%) invece la percentuale di chi prevede epidemie di vasta portata.

Non c’è particolare ottimismo per quanto riguarda la situazione politica interna. Il 53% degli intervistati prevede nuovi scandali di corruzione all’interno del governo, il quale però rassegnerà le dimissioni solo per il 16% degli intervistati. Più frastagliata l’opinione in merito ad eventuali proteste di massa: il 31% degli intervistati pensa possano svilupparsi, a fronte di un 33% che la pensa in maniera esattamente opposta.

Sul piano geopolitico, i russi non credono ad uno scontro militare tra Vladimir Putin e la Nato: solo il 13% lo ritiene possibile, mentre per il 48% è uno scenario piuttosto improbabile. Maggiori – ma comunque inferiori rispetto all’opinione contraria – sono i timori in merito ad un peggioramento della situazione nel Caucaso settentrionale (28% degli intervistati) e di un possibile conflitto armato con i Paesi vicini (29%), dati in leggero aumento rispetto alle stesse rilevazioni di un anno fa.

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