Primarie USA 2016: game over per Sanders?

Pubblicato il 26 Aprile 2016 alle 10:48 Autore: Emanuele Vena
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Primarie USA 2016: game over per Sanders?

Hillary Clinton è pronta ad effettuare l’allungo definitivo. Le elezioni primarie USA odierne – previste in 5 Stati federati: Connecticut, Pennsylvania, Delaware, Maryland e Rhode Island – potrebbero certificare la definitiva conquista (seppur non aritmetica) della nomination tra i democratici da parte dell’ex first lady. Stando a quanto pronosticato dai sondaggi e rapportandolo alle possibilità sempre più risicate – da parte del competitor Bernie Sanders – di riaprire i giochi nelle prossime tornate da qui a giugno.

Gli ultimi sondaggi sorridono ad Hillary, perlomeno nei 2 Stati più “succosi”, a livello di delegati in palio. L’ex Segretario di Stato è infatti accreditato di un vantaggio di circa 16 punti su Sanders in Pennsylvania (189 delegati), secondo le previsioni di RealClearPolitics (RCP) e Pollster.

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Ancor meglio per la Clinton sembra andare in Maryland (95 delegati), con un gap tra i 2 candidati che potrebbe superare i 20 punti. Più contenuto (meno di 6 punti) invece il vantaggio di Hillary in Connecticut (55 delegati), un dato che spinge alla prudenza, sebbene non eccessiva: per FiveThirtyEight (FTE), infatti, la Clinton ha più di 3 possibilità su 4 di assicurarsi lo Stato.

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Primarie USA 2016: game over per Sanders?

Discorso diverso invece per quanto riguarda Rhode Island e Delaware, Stati con meno delegati in palio – 24 nel primo, 21 nel secondo – ma anche con pochissimi sondaggi pubblicati. Una situazione che rende difficili eventuali pronostici, anche se per FTE in Rhode Island potrebbe essere in leggero vantaggio Sanders. Un dato che è in linea con l’ultimo sondaggio di Public Policy Polling (PPP) che vede Sanders precedere la Clinton di circa 4 punti. Ancor più difficile è sbilanciarsi invece sul Delaware, nonostante un recente sondaggio di Gravis Marketing che vede la Clinton avanti di 7 punti.

Con queste previsioni – e in virtù di un sistema elettorale che, nelle primarie dem, è sostanzialmente proporzionale – la Clinton potrebbe conquistare almeno 200 delegati, cioè la maggioranza dei 384 delegati in palio nei 5 Stati chiamati al voto questa notte. Incrementando così il vantaggio su Sanders sino a 300 delegati. Un gap pressoché incolmabile: il candidato socialista dovrebbe infatti conquistare almeno il 65% dei circa 1000 delegati ancora in palio nelle primarie da qui a giugno per poter sperare in un’incredibile rimonta sul filo di lana. Uno scenario molto improbabile, anche perché in California – Stato che il 7 giugno metterà in palio 475 delegati, cioè quasi la metà di quelli in palio da domani sino a fine giugno – i sondaggi continuano a premiare la Clinton, avanti di almeno 6 punti. Ed in caso di mancato aggancio svanirebbe anche la possibilità di far cambiare idea anche alla massiccia fetta di “superdelegati” ad oggi schierati con l’ex first lady.

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Primarie USA: Trump non si arrende

Per quanto riguarda invece la sfida tra i repubblicani, Donald Trump continua la sua rincorsa al “1237”, il numero magico che rappresenta la maggioranza assoluta di delegati, tale da metterlo al riparo da eventuali imboscate in sede di Convention nazionale GOP. Particolare attenzione è rivolta a Stati come Pennsylvania, Maryland e Delaware, in cui vige il sistema winner takes all – cioè con il candidato vincente che ottiene tutti i delegati in palio – sebbene con specifiche distinzioni da Stato a Stato.

Nello specifico, Trump è accreditato in Pennsylvania e Maryland di un vantaggio che – secondo RCP e Pollster – potrebbe essere persino superiore ai 20 punti sul piano statale. Un dato che però non assegnerebbe automaticamente tutti i delegati al miliardario.

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Infatti, in Maryland solo 14 delegati sono assegnati in base al risultato statale, mentre per l’attribuzione degli altri 24 l’applicazione del winner takes all è sul piano distrettuale, con Trump che – secondo Harry Enten di FTE – potrebbe lasciare per strada almeno 1 o 2 distretti. E peggio ancora potrebbe ipoteticamente andare in Pennsylvania, dove 54 dei 71 delegati in palio sono eletti direttamente nei distretti e sono considerati “unbound”, cioè non costretti a schierarsi automaticamente con il vincitore sul piano nazionale, sebbene molti di loro abbiano già dichiarato di voler sostenere chi vincerà nel singolo quartiere distrettuale. Discorso diverso invece in Delaware (16 delegati), dove vige un maggioritario secco senza particolari correzioni e dove i (pochi) sondaggi in circolazione vedono Trump ampiamente in vantaggio.

Riguardo agli altri Stati, Trump potrebbe doversi accontentare “solo” di circa metà dei 19 delegati in palio in Rhode Island, in particolar modo se Ted Cruz dovesse riuscire a superare lo sbarramento del 10%, fissato per l’assegnazione di delegati nello Stato. Discorso diverso invece in Connecticut (28 delegati), con Trump che potrebbe fare piazza pulita dei 13 delegati assegnati sul piano statale – superando il 50% richiesto per l’assegnazione esclusiva – e vincere in almeno 4 dei 5 distretti statali, ottenendo così almeno 23 dei 28 delegati complessivi.

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L'autore: Emanuele Vena

Lucano, classe ’84, laureato in Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna e specializzato in Politica Internazionale e Diplomazia presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova. Appassionato di storia, politica e giornalismo, trascorre il tempo libero percuotendo amabilmente la sua batteria. Collabora con il Termometro Politico dal 2013. Durante il 2015 è stato anche redattore di politica estera presso IBTimes Italia. Su Twitter è @EmanueleVena
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