Elezioni USA 2016, Presidenziali: la situazione ad inizio agosto

Pubblicato il 2 Agosto 2016 alle 13:45 Autore: Emanuele Vena
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Elezioni USA 2016, Presidenziali: la situazione ad inizio agosto

Donald Trump risale e si porta avanti in Stati chiave, ma al momento sembrerebbe non ancora bastare per ambire a diventare il nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America. Dopo la fine della fase dedicata alle convention nazionali, che hanno sancito l’incoronazione per la nomination alla Casa Bianca rispettivamente di Trump tra i repubblicani e di Hillary Clinton tra i democratici, ora la campagna elettorale entra nel vivo, con gli ultimi 100 giorni di duello prima dell’election day dell’8 novembre.

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Analizziamo la situazione nei 50 Stati federati – più il distretto di Washington DC – alla luce del trend degli ultimi sondaggi e dello storico elettorale, per verificare eventuali cambiamenti occorsi rispetto agli ultimi giorni antecedenti le due convention.

Elezioni USA 2016: Trump risale in Florida (o no?)

Al centro dell’attenzione dei 2 candidati c’è sicuramente la Florida, uno dei papabili swing states, vale a dire gli Stati in bilico che potrebbero decidere la corsa alla presidenza. Stando al trend degli ultimi sondaggi, il tycoon sembrava aver recuperato dopo l’incoronazione di Cleveland, rovesciando lo scenario tendenzialmente sfavorevole antecedente alla fase delle convention nazionali. Tuttavia, le ultimissime rilevazioni a favore della Clinton fanno sì che al momento lo Stato resti logicamente “toss-up”, rendendo cioè impossibile qualsiasi pronostico.

Discorso simile si può fare per la North Carolina ed il New Hampshire, dove il recupero registrato post convention da Trump sembra non essere sufficiente per mettere in discussione uno scenario di sostanziale equilibrio ma con leggera tendenza per la Clinton. che resta avanti di misura anche in Nevada. Un recupero un po’ più deciso sembra quello registrato dal tycoon in Iowa, altro possibile swing state ora in forte equilibrio. Vera e propria parità confermata anche nello swing state per eccellenza, ovvero l’Ohio, sede della convention GOP.

Il candidato GOP sembra in risalita anche in Wisconsin, ma al momento ancora troppo poco per rimettere seriamente in gioco uno Stato che resta tendenzialmente a favore dei dem, che lo conquistano ininterrottamente dall’88.

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Elezioni USA, Presidenziali 2016: Clinton ancora avanti

La decisione di scegliere Philadelphia come sede della convention e la nomina di Tim Kaine come candidato vicepresidente evidenzia la particolare importanza assegnata dai dem e dalla Clinton a Stati come Pennsylvania e Virginia, considerati altri papabili swing states. Tuttavia, anche qui risulta difficile effettuare un pronostico secco, sebbene l’ex first lady sembra mantenere – e per certi versi incrementare – un leggero vantaggio, puntando così ad allungare le mani sui complessivi 33 Grandi Elettori messi in palio dai 2 Stati, sempre conquistati da Obama nelle 2 precedenti tornate elettorali.

Uno Stato che potrebbe diventare decisivo a sorpresa – e che, non a caso, avevamo inserito nella lista dei possibili swing states, sebbene da non considerare come tale in partenza – è la Georgia che, nonostante la tradizione ventennale repubblicana, potrebbe rientrare in discussione con il suo prezioso bottino di 16 Grandi Elettori, stante il recupero registrato dalla Clinton negli ultimi sondaggi. Stesso discorso vale per Missouri ed Arizona, che la Clinton potrebbe rimettere in gioco dopo un dominio GOP che dura ormai dal 2000. Nessuna particolare novità invece dal Michigan, che nonostante un discreto recupero nelle settimane precedenti da parte di Trump ci sembra ancora piuttosto nettamente appannaggio della Clinton.

Decisa conferma per Clinton in Maine e Trump in Nebraska, gli unici 2 Stati che assegnano Grandi Elettori sia a livello statale (2 per entrambi) che distrettuale (2 Maine, 3 Nebraska). Tuttavia, il candidato GOP potrebbe strappare alla Clinton uno dei distretti del Maine, replicando quanto successo a parti inverse nel 2008 in Nebraska, con 4 Grandi Elettori per McCain – i 2 statali più 2 distretti – ed uno a favore di Obama.

Ad ogni, come sottolineato anche dagli esperti analisti di Fivethirtyeight, l’attuale distacco tra i due competitor potrebbe essere anche maggiore, in virtù di un cosiddetto convention bounce – ovvero l’effetto rimbalzo provocato dalla conquista della nomination – che potrebbe essere più incisivo per la Clinton piuttosto che per Trump, ristabilendo quindi le distanze a favore dell’ex first lady, dopo l’avvicinamento registrato nei giorni della convention GOP di Cleveland da parte del tycoon repubblicano.

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L'autore: Emanuele Vena

Lucano, classe ’84, laureato in Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna e specializzato in Politica Internazionale e Diplomazia presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova. Appassionato di storia, politica e giornalismo, trascorre il tempo libero percuotendo amabilmente la sua batteria. Collabora con il Termometro Politico dal 2013. Durante il 2015 è stato anche redattore di politica estera presso IBTimes Italia. Su Twitter è @EmanueleVena
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