Referendum, Renzi rilancia: comunque vada si vota nel 2018

Pubblicato il 22 Agosto 2016 alle 13:51 Autore: Redazione
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Referendum, Renzi rilancia: comunque vada si vota nel 2018

Nella prima uscita pubblica dopo ferragosto Matteo Renzi rilancia la sua azione di governo. Lo fa dalla Versiliana a Marina di Pietrasanta, durante l’intervista con Paolo Del Debbio. “Si vota nel 2018 comunque vada il referendum” afferma il Presidente del Consiglio. Un’apertura da parte del Premier – che fin qui aveva sempre parlato di dimissioni nel caso in cui la riforma non fosse passata – che potrebbe aprire nuovi scenari politici.

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Referendum, Renzi rilancia: comunque vada si vota nel 2018

Inoltre, Renzi prova a ricucire lo strappo con l’Anpi, l’Associazione Nazionale Partigiani che si è schierata per il fronte del No: “invito il Presidente dell’Anpi ad una delle feste dell’unità in Emilia Romagna la prossima settimana per discutere con me di referendum. Io dirò come la penso, lui dirà come la pensa, e poi ci daremo un abbraccio”. Poi il Presidente del Consiglio parla di tasse: “daremo più soldi ai pensionati” e ribadisce: “chi vota No mantiene il Parlamento più costoso e numeroso dell’Occidente”.

A questo punto, le ipotesi per restare a Palazzo Chigi potrebbero sostanzialmente essere due: le dimissioni, oppure una nuova fiducia per un “governo di scopo”. La più radicale, condivisa da buona parte dei quotidiani, lascia presagire una retromarcia da parte di Renzi. In caso di sconfitta al referendum, il Premier potrebbe salire al Quirinale ed ottenere dal Presidente della Repubblica – in mancanza del voto di sfiducia all’esecutivo – il mandato per la nascita di un nuovo governo. Un “governo di scopo” sempre targato Matteo Renzi, che possa durare fino al 2018, per dare stabilità politica al Paese.

Nello stesso Pd, dove il referendum è visto come una sorta di resa dei conti, si cerca di decifrare le parole del Premier. Sempre dalla Versiliana, Renzi non ha perso l’occasione per attaccare la minoranza Dem, in particolare l’arcinemico Massimo D’Alema, ribadendo che: “il referendum non è una rivincita del congresso del partito, per difendere le poltrone o per tornare in Parlamento”. Questo per ribadire che anche in caso di sconfitta al referendum, il segretario del Pd resterà lui fino al nuovo congresso.

Giacomo Tortoriello

L'autore: Redazione

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