Giunta Raggi: a Roma c’è un problema di quote rosa?

Pubblicato il 3 Ottobre 2016 alle 13:07 Autore: Riccardo Piazza
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Giunta Raggi: a Roma c’è un problema di quote rosa?

Il sindaco di Roma Virginia Raggi, durante la prolusione d’apertura del convegno organizzato dal “Women’s international networking”, ha espresso netto dissenso nei confronti della legge del 2012, la Golfo-Mosca, che impone alle società quotate in borsa ed alle partecipate pubbliche di riservare almeno un terzo dei ruoli, nei consigli di amministrazione e nei collegi sindacali, al “genere meno rappresentato”. Ci riferiamo alle quote rosa.

“Onestamente per me questa legge rappresenta una sorta di recinto, una sorta di riserva dei panda”. Considerazioni queste che hanno trovato un sostanziale accordo d’intenti anche nei pensieri del primo cittadino della città di Torino, Chiara Appendino, lo scorso 28 settembre, a margine dell’incontro “Women, We Can: “Sono lo strumento e non l’obiettivo, il modello ideale a cui tendere è quello senza quote rosa, intese come obbligo e senza distinzioni di genere”.

Giunta Raggi e quote rosa: il nodo dello Statuto di Roma Capitale

Le tribolazioni della Giunta comunale capitolina sembrano non finire mai. Dopo le ostiche nomine di Andrea Mazzillo, quale nuovo assessore al Bilancio e di Massimo Colomban alle Partecipate, nonché le polemiche legate agli accertamenti giudiziari in corso nei confronti di Paola Muraro, le attenzioni del dibattito si concentrano adesso sulla composizione della Giunta del sindaco Virginia Raggi. In un articolo del 2 ottobre, Il Tempo ha riportato in auge la questione del mancato rispetto delle quote rosa in seno alla compagine di governo del Campidoglio.

La giunta Raggi, saturate le caselle recenti, consta di 11 membri. Secondo lo Statuto di Roma Capitale, articolo 25 terzo comma, “fra i nominati è garantita la presenza, di norma in pari numero, di entrambi i sessi, motivando le scelte difformemente operate con specifico riferimento al principio di pari opportunità”. Il problema è presto esemplificato: ad oggi la squadra conta cinque donne, Virginia Raggi inclusa, e sei uomini. Tale ripartizione è in regola con la legge Delrio, che fissa la soglia al 40 per cento del totale, ma in contrasto con la legislazione dell’Assemblea capitolina. Il precedente giuridico della giunta Alemanno, totalmente azzerata proprio per il mancato adeguamento alla norma delle quote rosa da un verdetto del Tar nel 2011, è emblematico.

Il senso delle dichiarazioni della Raggi è tangente alla più ampia querelle, in Italia storicamente legata alla condizione socio-culturale della donna in ambito lavorativo, ed economico, implicante il raggiungimento delle Pari Opportunità. Una prima scuola di pensiero, legata ai moti di protesta dell’emancipazione e del suffragio di epoca ottocentesca, vorrebbe una spartizione equanime imposta dallo Stato. Un secondo modello, più dinamico e liberale, descrive invece le quote quali gabbie discriminanti, lesive della libertà e del merito dei singoli individui, siano essi uomini oppure donne. Uno schema, quest’ultimo, evidentemente vicino alle idee del primo cittadino di Roma.

Riccardo Piazza

L'autore: Riccardo Piazza

Nasce a Palermo nel 1987 e si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione presso l’Università del capoluogo siciliano nel 2010. Prosegue i suoi studi specialistici in Scienze filosofiche all’Università di Milano dove consegue il Diploma di laurea Magistrale nel 2013. Scrive per alcune riviste telematiche di letteratura e collabora, quale giornalista, per diverse testate d’informazione occupandosi di cronaca parlamentare, costume e società. Si dedica attivamente allo studio dell'economia e del pensiero politico contemporaneo ed è docente di storia e filosofia. Gestisce un blog: http://www.lindividuo.wordpress.com Su twitter è @Riccardo_Piazza
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