Nogarin, il sindaco grillino che ha conquistato la città rossa

Pubblicato il 11 Giugno 2014 alle 15:00 Autore: Redazione

Livorno ha rappresentato la novità più sorprendente delle elezioni comunali appena trascorse. La conquista della città rossa per eccellenza – dove nel 1921 Gramsci e Bordiga fondarono il Partito Comunista Italiano e dove si sono susseguite per tutta l’età repubblicana solo amministrazioni di sinistra – ha riportato ottimismo tra i grillini, dopo la batosta subita con le elezioni europee. E il neoeletto sindaco, l’ingegnere aerospaziale Filippo Nogarin, è pronto (e costretto) a fare sul serio.

Come riporta la redazione toscana de la Repubblica, tra i primi intenti annunciati da Nogarin nel corso della sua prima conferenza stampa in qualità di primo cittadino, ci sarebbe la gratuità del trasporto pubblico. Obiettivo ambizioso, soprattutto se si tiene conto della fase particolarmente dura per le finanze degli enti locali. Il neosindaco della città labronica, infatti, non precisa le modalità per mezzo delle quali si cercherà di reperire le risorse necessarie per poter coprire i costi di una riforma di tale portata (“Lasciateci lavorare”) ma appare piuttosto determinato nel conseguire i suoi scopi. È ben conscio di avere colto un’occasione più unica che rara.

nogarin sindaco di livorno del m5s movimento 5 stelle

 

È fuori di dubbio che perdere una città-simbolo come Livorno sia stato un duro colpo per la dirigenza locale del Partito Democratico, che ora si trova costretta – per la prima volta nella sua storia – a dover compiere un’analisi della sconfitta. Il risultato delle comunali, se comparato con quello delle Europee (dove in città il Pd ha preso il 52,7%), è fin troppo chiaro: i cittadini livornesi hanno voluto sonoramente bocciare l’amministrazione locale uscente.

Ma sul piano dell’analisi politica, qual è il significato di questa scelta? Certo, ci troviamo ad attraversare una fase che gli studiosi definiscono di “de-ideologizzazione”, in cui il voto è sempre meno influenzato dal substrato ideologico che un tempo condizionava l’elettorato. È anche vero che Livorno è una delle città in cui tradizioni e riferimenti simbolici ricoprono ancora un ruolo-chiave, ed è proprio su tale convinzione che è stata erroneamente riposta la fiducia del centrosinistra, che candidava a sindaco Marco Ruggeri, consigliere regionale, immagine di un potere costituito pronto a raccogliere la staffetta del sindaco uscente Cosimi senza troppi problemi. Ma l’ondata trasversale dell’antipolitica non ha risparmiato neanche Livorno. Se poi consideriamo che al candidato sindaco grillino sono arrivati migliaia di voti anche dalla coalizione della sinistra radicale (a Livorno ancora forte e radicata – 16% al primo turno e tre consiglieri eletti), ecco che il gioco è fatto.

Nogarin adesso si prepara a governare, e potrà contare su una solida maggioranza di venti consiglieri, nonostante il 19% ottenuto al primo turno. Tuttavia, la strada è tutt’altro che in discesa. Livorno è una città di mare, i problemi non mancano, il declino industriale è evidente e i dati sulla disoccupazione sempre più preoccupanti. La campagna elettorale è finita. E la fiera città operaia, con la sua cultura politica tradizionalmente ostile ai cambiamenti radicali, chiede azioni concrete.

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