Usa: dietro front sul clima ma intanto il mondo cambia

Pubblicato il 8 Ottobre 2016 alle 11:26 Autore: Federica Albano
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Usa: dietro front sul clima ma intanto il mondo cambia

Solo lo scorso Dicembre gli accordi di Parigi sul clima, l’obiettivo è limitare a 2 gradi centigradi l’aumento di temperatura mondiale rispetto all’età preindustriale. Gli Usa firmano, ma ora il dietro front: a meno di un anno l’obiettivo sembra quasi impossibile da raggiungere e la riduzione del 26% delle emissioni di gas serra entro il 2025 si sta rivelando un progetto troppo ambizioso.

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Usa: dietro front sul clima ma intanto il mondo cambia

Al momento gli Stati Uniti hanno cercato di fronteggiare la situazione regolando le emissioni dei veicoli, “pulendo” la produzione energetica, intervenendo in campo edilizio, tenendo sotto controllo le emissioni di metano e di idrofluorocarburi. Queste misure però non bastano, occorre prendere altri rimedi, come sostenuto da Nature Climate Change. Inoltre nei laboratori di Berkeley, California, Jeffery Greenblatt e Max Wei, del Lawrence National Laboratory hanno calcolato che tali misure non consentiranno di adoperare il taglio promesso. Un risultato davvero difficile da raggiungere soprattutto perché la riduzione del 26% era stata promessa sulla base dei dati delle emissioni del 2005, dati che risultano però incerti.

Allo stato attuale delle cose, intervenire per la salvaguardia del Pianeta è indispensabile. La rotta polare rischia di diventare navigabile proprio a causa dei cambiamenti climatici e dei conseguenti scioglimenti dei ghiacciai. Aprendo la rotta centrale tra Europa e Asia, gli spostamenti saranno più agevoli passando per il canale di Suez, ma in termini ecologici è un risultato terribile. Intanto a Montreal l’Organizzazione Internazionale per l’Aviazione Civile ha firmato un patto per cui si impegna, dal 2020 in poi, a “compensare” le emissioni di anidride carbonica dei voli con contromisure come ad esempio piantando alberi. Un timido tentativo che ha lasciato perplessi gli stessi ambientalisti, ma comunque un segnale che qualcosa per il Pianeta deve esser fatto.

In tutto il mondo, solo nel 2015 guerre e disastri ecologici hanno creato quasi 28 milioni di sfollati. Di questi, oltre 19 milioni fuggono da catastrofi ambientali. Il dato è allarmante: vuol dire che più del doppio dei rifugiati fugge da “una massiccia perdita di habitat”, come espresso da Barbara Spinelli, parlamentare europeo promotrice di un convegno internazionale sul “secolo dei rifugiati ambientali”.