Referendum, Grillo chiude a Torino: “Chiunque vinca, paese spaccato”

Pubblicato il 3 Dicembre 2016 alle 13:12 Autore: Alessandro De Luca
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Referendum, Grillo chiude a Torino: “Chiunque vinca, paese spaccato”

Una “stasi mentale”, una “situazione da guardare dal punto di vista neurogastrologico”. Beppe Grillo chiude così la campagna elettorale per il referendum del Movimento Cinque Stelle. In arrivo da Savona, di fronte al pubblico di  Torino, il guru pentastellato evoca l’immagine di un paese spaccato.

Grillo: “Se perderemo, torneremo ad essere più forti”

“È un paese spaccato sia che si vinca sia che si perda” ha affermato il comico davanti ai quattromila giunti sotto la Mole per sentire l’ultimo comizio del Capo politico. Rispetto al “mandiamoli a casa” del 2013 o al “vinciamo noi” del 2014, molto scaramanticamente Grillo ha invitato i suoi alla prudenza. “Se perderemo”, afferma il comico, “torneremo a esser più forti, ma dobbiamo abituarci a essere perdenti”.

“Io sono sempre stato un perdente”, ha continuato “ho fallito come saldatore da mio padre, ho fallito come cabarettista, come rappresentante di vestiti, poi è uscita una via, e me la sono presa. Se perderemo avremo perso contro il mondo. E nel fallimento c’è poesia, è una cosa meravigliosa”.

Parole, quelle di Grillo che, hanno fatto pensare, in alcuni casi, che il leader del M5S non sia sicuro di vincere. “Grillo gioca con l’ipotesi sconfitta al referendum: ‘il fallimento è poesia, ci darà forza’”, recita il titolo di un articolo comparso sulla Stampa. “Lo stomaco di Beppe Grillo non è sicuro di vincere. ‘Anche se perdiamo, saremo più forte’. Al via il cantiere del programma di governo” scrive l’Huffington Post.

Grillo: “Ci stiamo giocando un pezzo di libertà”

“Ci stiamo giocando un pezzo di libertà” ha, quindi, affermato Grillo aggiungendo: “Lasciatemi votare, anche nel caso voglia un dittatore, ma lasciatemi votare”.”È il No la più alta e pura forma di politica”, prosegue il comico, “e noi siamo topi da esperimento di un nuovo mondo”. Le invettive contro il governo e il fronte del Sì non sono, comunque, mancate. Su incitamento della piazza e degli amministratori M5S locali, la riforma diventa la “schiforma“.

Sul palco hanno parlato anche Virginia Raggi e Chiara Appendino. Tutte e due rassicurano l’elettorato: se vincesse il Sì, loro non si siederanno nel nuovo “Senato delle Regioni”. Affermazioni che già avevano alimentato un battibecco tra Virginia Raggi e Matteo Renzi in settimana. “Non vuole sedere in Senato? Inizi a fare il sindaco” era stata la risposta piccata del premier alla prima cittadina di Roma.

Casaleggio: “Dopo referendum, nuovo programma”

Non solo il referendum, però, è stato il tema della kermesse. Negli altri interventi, infatti, si è parlato anche del dopo voto. “Comunque vada , la prossima settimana cominceremo a presentare in giro il nuovo programma, a partire dai temi dell’energia e dell’ambiente”, ha affermato Davide Casaleggio, mentre Alessandro Di Battista illustra la prossima riforma a cinque stelle. Si tratta dell’abolizione dell’immunità parlamentare e l’obbligo di dimissioni per chi cambia partito.

L'autore: Alessandro De Luca

Classe 1990. Laureato in Scienze politiche (indirizzo Scienze di governo e della Comunicazione Pubblica) alla Luiss Guido Carli di Roma. Giornalismo e politica, le mie passioni da sempre. Collabora con Termometro Politico da maggio 2014. Attualmente è membro di Giunta dell'Associazione Luca Coscioni.
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