Turchia e Russia: come la morte dell’ambasciatore ad Ankara le riavvicinerà

Pubblicato il 20 Dicembre 2016 alle 14:58 Autore: Guglielmo Sano
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Turchia e Russia: come la morte dell’ambasciatore ad Ankara le riavvicinerà

L’omicidio dell’ambasciatore russo ad Ankara Andrei Karlov è stato collegato da molti all’attentato di Francesco Ferdinando. Nel senso che, dopo la morte del personaggio di “alto profilo”, Turchia e Russia potrebbero, per forza di cose, innescare un conflitto mondiale. Proprio come accadde nel 1914. Tale parallelo pare profondamente inadeguato a spiegare gli eventi delle ultime ore. Già le prime dichiarazioni fatte dai leader politici di entrambi i paesi nei momenti successivi all’attentato si sono mosse in una direzione molto diversa. Erdogan e Putin, infatti, hanno subito hanno addossato la responsabilità della morte dell’importante diplomatico ai rispettivi nemici.

Turchia e Russia: come la morte dell’ambasciatore le riavvicinerà

Nemici che ormai quasi combaciano. Sia il Presidente turco che quello russo non esitano più a puntare il dito contro l’Occidente che vorrebbe vederli l’uno contro l’altro. Il messaggio diventa di giorno in giorno sempre meno implicito: Europa e Usa (leggi, per semplicità, NATO) stanno facendo di tutto per indebolire l’asse Mosca-Ankara. Portate al banco dei testimoni le tempistiche dell’attentato, avvenuto contestualmente all’incontro tra i ministri di Esteri e Difesa russo, turco e iraniano, che avrà come oggetto i prossimi passi della “coalizione” in Siria.

Adesso, per via degli sviluppi del conflitto in Siria, diversamente da un anno fa, quando un jet russo venne abbattuto dai turchi, Erdogan e Putin hanno tutto l’interesse a gestire insieme l’ultima crisi. La Turchia ha promesso di non mettere i bastoni tra le ruote alle forze russe e siriane durante l’assedio di Aleppo. La Russia ha assicurato che non influirà nelle operazioni turche contro le ambizioni di autonomia curde nel nord del paese. Il patto tra le due potenze si basa sulla continuità di questi due atteggiamenti. Obiettivo: la pace più “conveniente”, si capisce, per Mosca e per Ankara, ma anche per l’Iran che otterrà lo status quo ante-guerra. Sempre che tutto vada secondo i piani.

L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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