Migranti: nel 2016 arrivi da record per l’Italia, dati Frontex

Pubblicato il 7 Gennaio 2017 alle 14:36 Autore: Camilla Ferrandi
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Migranti: nel 2016 arrivi da record per l’Italia, dati Frontex

Ieri Frontex, l’agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, ha pubblicato una nota riguardante la migrazione verso l’Europa nel 2016. Nell’anno appena trascorso, sono 503mila 700 coloro che hanno attraversato i confini europei illegalmente, di cui 364mila via mare. Di questi 364mila, la metà sono arrivati in Europa attraverso la rotta centro mediterranea, il che significa approdare sui confini italiani.

Migranti: nel 2016 arrivi da record per l’Italia, dati Frontex

Infatti l’Italia, nel 2016, ha registrato un numero record di migranti, a differenza delle altre mete ordinarie, come la Grecia, dove il numero di migranti, via mare e via terra, è diminuito del 79% rispetto al 2015, assestandosi su 182mila. Complice di questa drastica riduzione è sicuramente l’accordo con la Turchia, entrato in vigore a fin marzo. Questo ha portato sia ad un controllo più serrato sulle frontiere da parte delle autorità turche, sia ad una facilitazione nella riammissione in Turchia degli immigrati in terre greche.

Ma, come fa notare l’agenzia europea, rispetto al 2015, è aumentata la pressione migratoria dai paesi dell’Africa, soprattutto occidentale, mentre è diminuita di sei volte quella dei Balcani. L’effetto, come detto sopra, è l’aumento del numero di migranti che arriva in Italia. Con l’aumento dei migranti sulla rotta centro mediterranea, nel 2016 è cresciuto anche il numero di morti durante l’attraversamento. L’Alto commissariato Onu per i rifugiati rende noto che, rispetto al 2015, nell’anno appena trascorso il rapporto tra morti e sbarchi è triplicato, passando da uno ogni 269 a uno ogni 88. 3mila 470 i morti del 2016 (dato aggiornato a dicembre 2016) contro i 2mila 771 di tutto il 2015.

I dati Frontex cadono a pennello in giorni di acceso dibattito pubblico riguardante i Cie.

A fine anno, il Viminale annunciava il piano di riapertura dei Centri d’identificazione ed espulsione (oggi in gran parte chiusi), al fine di raddoppiare il rimpatrio di irregolari. Questa decisione, concretizzata in una circolare inviata a tutte le questure italiane, veniva immediatamente criticata da sindaci, governatori e associazioni e, per questo motivo, è stata oggetto di una piccola revisione da parte del Ministero dell’Interno.

Il piano del Viminale prevede nuovi Cie di piccole dimensioni, con al massimo 100 posti, e presenti in tutte le regioni, eccetto Valle d’Aosta e Molise, al fine di evitare “pericolose concentrazioni come a Cona – spiegano i tecnici del Viminale – ma anche costosi trasferimenti di irregolari rintracciati in una regione senza Cie ad altra che ospita un centro”. Non solo, “dentro i Cie vedremo solo immigrati senza documenti che presentino un profilo di pericolosità sociale, come spacciatori o ladri. Non troveremo, per capirci, la badante irregolare”. Inoltre, per rispondere alle richieste delle associazioni, il piano prevede anche l’istituzione di una commissione permanente centrale e un garante per ogni Cie a tutela delle condizioni di trattenimento.

Ufficialmente, il piano del Viminale verrà condiviso con i presidenti regionali nella conferenza Stato – Regioni del 18 gennaio. Intanto ieri ha trovato l’approvazione dell’Unione Europea. La Commissione Europea “accoglie con favore – spiega una portavoce – la decisione di aprire strutture aggiuntive dedicate per il rimpatrio di migranti irregolari”.

Infatti, precisano fonti della Commissione, la direttiva europea sui rimpatri prevede l’obbligo, per gli Stati membri, di adottare tutte le misure necessarie all’effettivo rimpatrio dei migranti che non hanno il diritto di restare nell’UE. Visto che, come sottolinea la Commissione, l’Italia, attualmente, ha un numero insufficiente di sedi che svolgono questa attività, la riapertura dei Cie sembra una buona soluzione. Insieme a questo, continua la Commissione, andrebbero velocizzati i processi delle richieste d’asilo e incrementati i rimpatri di chi non ha i requisiti per accedere alla protezione internazionale.

Camilla Ferrandi

L'autore: Camilla Ferrandi

Nata nel 1989 a Grosseto. Laureata magistrale in Scienze della Politica e dei Processi Decisionali presso la Cesare Alfieri di Firenze e con un Master in Istituzioni Parlamentari per consulenti d'assemblea conseguito a La Sapienza. Appassionata di politica interna, collaboro con Termometro Politico dal 2016.
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