Referendum Jobs Act: Consulta boccia consultazione su Articolo 18

Pubblicato il 11 Gennaio 2017 alle 13:11 Autore: Alessandro Faggiano
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Referendum Jobs Act, il verdetto della Consulta

La Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile il quesito. Il referendum proposto dalla Cgil puntava ad abrogare le modifiche apportate dal Jobs Act allo Statuto dei lavoratori e a reintrodurre i limiti per i licenziamenti senza giusta causa. Via libera invece ai quesiti sui voucher e sulla responsabilità in solido appaltante-appaltatore. 

La Cgil ha annunciato che la battaglia per modificare le norme del Jobs Act sui licenziamenti  continuerà. Intanto valuta il ricorso alla Corte Europea.

Referendum Jobs Act: tre punti su cui decretare ammissibilità

La Consulta non dovrà esprimersi sull’ammissibilità del referendum in sé per sé, bensí sui punti trattati. La CGIL fa ricorso contro l’uso smodato dei voucher, l’abolizione dell’art.18 e, per ultimo, l’abrogazione della responsabilità limitata per lavori in sub-appalto. I tre quesiti sono particolarmente prolissi.

Referendum Jobs Act: perché la decisione della Consulta è di importanza cruciale

La decisione della Consulta può incidere in maniera significativa sulla data delle nuove elezioni generali. Il Jobs Act è la riforma più importante del governo Renzi e strenuamente difesa dal governo fotocopia Gentiloni. In caso di ammissibilità del referendum e dei tre punti proposti, il prezzo da pagare per salvare la riforma del lavoro potrebbero essere le elezioni anticipate. In caso di ammissibilità, continuando con il governo attuale, si andrebbe a votare sui quesiti referendari nel giro di sei mesi. D’altro canto, in caso di caduta dell’esecutivo, scioglimento delle Camere e nuove elezioni, il referendum sarebbe rimandato di almeno un anno. In primis fu lo stesso ministro del lavoro, Giuliano Poletti (criticato aspramente per alcune uscite infelici sui giovani italiani) a proporre il ritorno alle urne in caso di ammissibilità del ricorso della CGIL.

Referendum Jobs Act: opposizioni alla finestra, pronte a nuova coalizione contro governo

Così come successo per il referendum del 4 dicembre, anche in questo caso potrebbe svilupparsi una inusuale coalizione tra tutte le opposizioni politiche del Paese. La pressione derivata dall’ammissibilità del ricorso potrebbe spingere il PD a chiedere le elezioni anticipate al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. In chiave elettorale, il Partito Democratico potrebbe uscire ulteriormente danneggiato in caso di vittoria dell’opzione sindacalista. Per questa ragione, le opposizioni sono alla finestra, consapevoli che, vada come vada (elezioni anticipate o possibile mutilazione del jobs act), potrà essere un successo.

 

L'autore: Alessandro Faggiano

Caporedattore di Termometro Sportivo e Termometro Quotidiano. Analista politico e politologo. Laureato in Relazioni Internazionali presso l'Università degli studi di Salerno e con un master in analisi politica conseguito presso l'Universidad Complutense de Madrid (UCM).
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