Palermo, la fine delle primarie

Pubblicato il 17 Marzo 2012 alle 09:35 Autore: Matteo Patané

Esclusa l’ieda delle manovre politiche, potrebbe restare l’idea di un appoggio cieco e incondizionato all’istituzione delle primarie, che vede il PD incapace di reagire all’idea di brogli e inquinamenti del voto. A parte che l’episodio di Napoli evidenzia come il PD sia anche in grado di annullare le primarie in determinate situazioni, la realtà dei fatti è che il regolamento delle primarie non è assolutamente in grado di inibire la partecipazione di simpatizzanti di altri schieramenti. Quando sono state indette le primarie, tutti i candidati e tutti i partiti ne hanno sottoscritto non solo l’accettazione del verdetto ma anche le regole di funzionamento. Lamentarsene ora, per di più a posteriori a fronte di un risultato sgradito, significa rinnegare non le primarie di Palermo, ma l’istituto in sé stesso.
In assenza di irregolarità riconosciute dallo statuto delle primari in grado di ribaltare l’esito del voto, riconoscere la vittoria di Ferrandelli da parte del PD è stata quindi la sola posizione dotata di logica, per quanto con ogni probabilità dolorosa in termini di consenso. Ferrandelli, secondo quanto accertato dagli organi di garanzia in assenza di prove contrarie, ha vinto secondo le regole delle primarie. Se queste regole sono troppo lasche o inadatte si può aprire un riflessione su come cambiarle, ma disfare ciò che è stato fatto in questo frangente suona più che altro come un semplice capriccio.
Soprattutto, fa bene il PD a non appoggiare un eventuale ritorno in campo di Rita Borsellino. Sostenere chi ha partecipato alle primarie senza vincerle significa schiaffeggiare in maniera veramente eclatante il giudizio degli elettori: poco importa che il corpo votante non fosse, secondo ogni probabilità, coincidente con i simpatizzanti di centrosinistra; considerate le regole delle primarie, i partiti hanno il dovere di sostenere le scelte del corpo votante. Se in quest’ultimo vi sono infiltrazioni è giusto prendere le adeguate contromisure, ma senza incrinare il vincolo di fiducia che rende le primarie una delel più brillanti intuizioni politiche degli ultimi anni.

Se Ferrandelli, nel nome di quella unità di centrosinistra che almeno a parole sembra intenzionato a perseguire, scegliesse di farsi da parte in favore di un nome esterno al circuito delle primarie, forse si raggiungerebbe davvero l’optimum. In caso contrario, l’unica, reale, prova di maturità politica consiste nel rispetto del verdetto delle urne, sempre che non emergano nuove prove di irregolarità che possano rimettere in discussione il risultato. Sono ancora vivi nella memoria gli strepiti di rigetto del risultato del 2006 da parte di Berlusconi, e le differenze tra destra e sinistra, forse, devono passare anche da qui.

L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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