Usa 2012: l’elezione che sarà

Pubblicato il 23 Marzo 2012 alle 08:03 Autore: Carmine Paolo De Salvo
usa 2012

La tendenza dell’affluenza alle urne appare estremamente variabile da Stato a Stato ed è certamente influenzata da fattori locali, provenienza dei candidati e modifiche alle regole delle primarie che hanno avuto luogo in vari Stati in vista di questa tornata 2012. Il dato complessivo del calo nell’affluenza alle urne rimane però di fondamentale rilevanza. In particolare, questo calo diventa estremamente significativo tenendo in conto il grado di polarizzazione che la presidenza Obama ha iniettato nell’elettorato americano. Se la risposta di un elettorato presumibilmente motivato dal desiderio di scacciare Obama dalla Casa Bianca è inferiore a quella che lo stesso elettorato ha fornito nel 2008, all’apice delle frustrazioni post-presidenza Bush, il Partito Repubblicano dovrebbe seriamente interrogarsi sulla qualità del ventaglio di candidati offerto ai propri sostenitori.

Uno sguardo (preventivo) a novembre.

Aldilà delle scaramucce interne al Partito Repubblicano, ciò che conta davvero è il confronto di novembre, quando gli Stati Uniti decideranno se sia il caso o meno di concedere un secondo mandato a Barack Obama. Dando uno sguardo ai sondaggi e più che altro all’atmosfera che si respira al momento riguardo alla competizione di questo autunno, l’impressione è che a sfidarsi saranno due diverse debolezze. Una, quella del Presidente uscente, che nonostante il ragionevole carnet di soddisfazioni che la sua presidenza può avergli offerto, rimane inviso alla maggioranza dei cittadini. Dall’altra, quella di un partito repubblicano che fatica a motivare i proprio elettori, appare fragile e frammentato al suo interno e, soprattutto, non è in grado di contrapporre una figura di spessore e carisma neanche lontanamente simili a quelli del presidente Obama. Azzardare previsioni ad oltre sette mesi dalle elezioni è esercizio inutile e pericoloso, dato l’ampio spettro di eventi che potrebbero influenzare le scelte di un elettorato sempre comunque molto volatile. Ciò non toglie comunque che non si possa negare che al momento la sfida posta dai Repubblicani ad Obama, sebbene seria e fondata su elementi tematici forti (occupazione, ruolo internazionale degli USA, scelte etiche), non appare essere abbastanza minacciosa. Il Presidente, sebbene non possa dormire sonni del tutto tranquilli, per il momento puó quantomeno continuare a sonnecchiare.

L'autore: Carmine Paolo De Salvo