Sondaggi politici SWG, giornalismo: ci vuole cautela con gli indagati

Pubblicato il 31 Maggio 2017 alle 11:51 Autore: Alessandro Faggiano
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Sondaggi politici SWG, giornalismo: ci vuole cautela con gli indagati 

L’ultimo sondaggio pubblicato da SWG ci mostra l’opinione degli italiani in merito alla diffusione di notizie riguardanti persone implicate in processo giudiziale. Lo studio è anteriore allo scoop del Fatto Quotidiano sull’intercettazione tra papà Tiziano e Matteo Renzi; argomento che ha fatto discutere per il valore delle intercettazioni e per la diffusione di notizie potenzialmente pregiudizievoli. Lo stesso istituto demoscopico ha pubblicato, circa un mese fa, i risultati di una domanda riguardante il tema intercettazioni. QUI potete trovare l’analisi del sondaggio.

Sondaggi politici SWG, giornalismo: la cautela è la via

La domanda posta in questo sondaggio è la seguente;

Spesso i giornali, la radio o la televisione riportano notizie su persone e fatti sui quali la magistratura non ha ancora concluso le indagini. Secondo lei i giornalisti…

Gli intervistati possono scegliere solo una delle quattro risposte disponibili. L’affermazione più convincente e che mette d’accordo quasi la metà del campione – il 48% – è quella che vorrebbe una certa cautela da parte della categoria. Nella fattispecie, i giornalisti dovrebbero valutare le conseguenze delle notizie. Una risposta che sottintende la necessità di evitare sensazionalismi e, nell’eventualità, pubblicare solo quando strettamente necessario.

Sondaggi politici SWG, giornalismo: tra i due estremi, vince il ‘niet’

A seguire troviamo una delle due risposte “estreme”. Ovvero: non si dovrebbero rendere pubbliche queste notizie in nessun modo. A rispondere in questa maniera è il 30% del campione. A differenza della soluzione anteriore – la maggioritaria – questa tende a evitare qualsiasi tipo di ingerenza e influenza sulle indagini. Se, da un lato, si limita la possibilità di compromettere l’indagine e, allo stesso tempo, di ledere l’immagine degli indagati, dall’altro si limita – in parte – il diritto all’informazione.

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Si rileva che proprio l’opzione opposta – che premia questo diritto costituzionalmente garantito – riceva solo la metà dei consensi. Appena il 15% del campione crede che si abbia il dovere di informare l’opinione pubblica a tutti i costi. In via indiretta, si può considerare una piccola vittoria (di consenso) per il garantismo sul giustizialismo.

 

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L'autore: Alessandro Faggiano

Caporedattore di Termometro Sportivo e Termometro Quotidiano. Analista politico e politologo. Laureato in Relazioni Internazionali presso l'Università degli studi di Salerno e con un master in analisi politica conseguito presso l'Universidad Complutense de Madrid (UCM).
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