Polonia: Prigioni segrete della Cia, la magistratura indaga

Pubblicato il 11 Aprile 2012 alle 20:51 Autore: EaST Journal

Prigioni segrete della Cia in Polonia autorizzate dal governo. Monta lo scandalo a Varsavia, scandalo politico più che altro. A rendere nota la notizia è il più importante quotidiano nazionale, Gazeta Wyborcza, secondo cui l’ex capo dei servizi segreti polacchi, Zbigniew Siemiatkowski, risulterebbe fra gli inquisiti di un’inchiesta della magistratura di Cracovia decisa a far luce sulla vicenda. Secondo il quotidiano anche l’ex primo ministro Leszek Miller, attualmente all’opposizione come capo del partito social-democratico SLD, rischierebbe il deferimento presso il Tribunale di Stato per aver permesso l’installazione di una base americana segreta, fra il 2002 e il 2003, a Kiejkuty, nel nord della Polonia. Siemiatkowski ha confermato l’indagine nei suoi confronti, ma si è rifiutato di spiegarne il motivo invocando il ”segreto di Stato’‘.

cia

Oggi Janusz Palikot, leader del partito populista RP, ha accusato Miller, ex comunista e primo ministro fra il 2001 e il 2004, di aver esposto la Polonia alla minaccia terroristica per aver autorizzato la Cia ad agire nel paese.

Miller e le altre autorità polacche hanno sempre smentito la presenza di basi segrete ma a parlarne per prima era stata nel 2010 la Fondazione Helsinki per i diritti dell’Uomo che, in un rapporto, aveva reso note alcune comunicazioni ufficiali sul fatto che fra il 2002 e il 2003 sette aerei della Cia, cinque dei quali passeggeri, erano atterrati in Polonia. Sempre nel 2010 due detenuti di Guantanamo, Abd al-Rahim al-Nashiri e Oussama Ben Laden, avevano denunciato di aver subito torture all’interno delle prigioni segrete sul territorio polacco e nel settembre del 2011 il Commissario per i diritti dell’uomo del Consiglio d’Europa, Thomas Hammarberg, aveva invitato Polonia, Romania e Lituania a spiegare l’utilizzo del loro territorio per ospitare i ”siti neri” dell’intelligence americana.

Da East Journal

di Kaspar Hauser

L'autore: EaST Journal

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