Rischio default Comuni, Fassino (Anci) “Crac colpa dei tagli”

Pubblicato il 23 Luglio 2014 alle 10:29 Autore: Gabriele Maestri

I comuni italiano sono a rischio fallimento. In un nostro articolo di pochi giorni fa avevamo raccontato dei centottanta comuni in Italia a rischio default: al Nord come al Sud, il fenomeno dei comuni in bancarotta è diventato un problema sempre più frequente.

Sul’argomento è intervenuto oggi il sindaco di Torino e presidente nazionale dell’Anci (associazione dei comuni italiani) Piero Fassino: “Per molte amministrazioni la situazione finanziaria è estremamente precaria, ma pochi si rendono conto che i Comuni in questi anni hanno affrontato sacrifici maggiori dello Stato centrale o delle Regioni. Tra il 2008 e il 2013 hanno avuto una riduzione di risorse per 17 miliardi di euro, una metà dovuti a minori trasferimenti dello Stato centrale, un’altra metà come contributi al patto di stabilità interno sotto forma di versamenti o di tagli. Mi pare una somma rilevante e questo ha messo in difficoltà tutti i Comuni”.

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“I dati Istat – spiega Fassino in un’intervista a Repubblica – dimostrano che nel periodo 2008-2013 la spesa pubblica dei Comuni è scesa, mentre la spesa dello Stato è aumentata”. “Negli anni non tutte le giunte hanno dimostrato la stessa capacità e efficienza di gestione, ma il peso caricato su di noi è stato molto maggiore”.

Per Fassino “non si possono far fallire città come Roma o Napoli. È giustificato che ci siano trattamenti ad hoc, con prestiti del governo e misure per evitare di forzarle a dichiarare dissesto. Ma a una condizione: devono esserci anche dei vincoli finanziari – sottolinea – che garantiscano che tra uno o due anni Roma o Napoli non si trovino di nuovo nella situazione di prima”.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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