Wimbledon 2018: la rinascita di Novak Djokovic

Pubblicato il 16 Luglio 2018 alle 11:49 Autore: Cesare Fabrizi
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Wimbledon 2018: la rinascita di Novak Djokovic.

Il serbo ex numero 1 del mondo vince per la 4° volta il torneo londinese, e da domani rientrerà nella top 10(numero 10): una rinascita per un campione che ha vissuto mesi difficili e che adesso può recuperare ulteriori posizioni nel ranking, visto che l’anno scorso ha saltato tutti i tornei della seconda parte di stagione per problemi fisici e dunque non ha punti da difendere.

Finale Wimbledon 2018: partita deludente, caratterizzata dalla disparità di energie tra Nole e Anderson

Per 2 set purtroppo non c’è stato match: il sudafricano Kevin Anderson risente delle più di 10 ore degli ultimi due match da lui disputati e sbaglia molto. Novak Djokovic invece è la “macchina da guerra” dei giorni migliori: serve un’ottima pecentuale di prime palle in campo, non sbaglia nulla, tiene una profondità e un’aggressività nello scambio grandiosa, atleticamente sta benissimo.

Nel terzo set però Anderson prova a scuotersi: tiene i suoi turni di servizio e ha anche 4 palle set sul 6-5, ma “Nole” le annulla tutte; si va dunque al tie break, e lì non c’è storia: Nole vince per 7-3 e può nuovamente assaporare i ciuffi d’erba di Wimbledon.

La partita è stata una vera delusione dopo giornate di lotte epiche e avvincenti, che avevano molto coinvolto il pubblico. Il sudafricano è arrivato senza energie e solo nel terzo set ha provato a cambiare qualcosa e a giocare un match differente, ma non è bastato, nonostante tante occasioni per togliere il servizio a Djokovic.

Analisi Wimbledon: la semifinale infinita tra Anderson e Isner

Wimbledon 2018: l’analisi del torneo. Giovani incostanti e titani – tranne Novak Djokovic – a vuoto

Il torneo rispecchia il momento di transizione del tennis maschile: a dominare ci sono i vecchi titani che però, a causa della loro età, ogni tanto hanno dei passaggi a vuoto(Federer in questo caso), mentre i giocatori più giovani sono altamente incostanti e non ancora pronti per tornei 3 su 5(Alexander Zverev rimandato ancora una volta, Dimitrov eliminato al primo turno contro il fratello brutto di WawrinkaKyrgios sconfitto da Nishikori al 4° turno senza essere praticamente sceso in campo, almeno mentalmente). Di conseguenza c’è spazio per giocatori magari non dotatissimi, ma che hanno un grande servizio, colpo che si addice bene a questa superficie(Anderson e Isner).

Terrà banco anche l’argomento riguardante il long set: Anderson è arrivato stremato alla finale e dunque siamo stati praticamente privati di una partita. Su questo argomento si è discusso molto negli ultimi giorni e quasi tutti, dai giornalisti ai giocatori, sarebbero favorevoli all’introduzione del tie break nel quinto set. Così però si toglierebbe epicità a uno sport che vive di questo, senza dimenticare che il long set è previsto anche al Roland Garros e agli Us Open.

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