Obbligo vaccini scuola graduale: Giulia Grillo spiega cosa non funziona

Pubblicato il 22 Luglio 2018 alle 11:26 Autore: Giumana Sharar
Giulia Grillo: chi è il nuovo ministro della Salute M5S obbligo vaccini

Obbligo vaccini scuola graduale: Giulia Grillo spiega cosa non funziona

Giulia Grillo, ospite ad Agorà Estate su Raitré, affronta l’argomento dell’obbligo vaccini negli asili e nelle scuole.
Nel mirino della ministra c’è il decreto legge della sua predecessora, Beatrice Lorenzin, che ha aumentato il numero dei vaccini obbligatori (e gratuiti) da 4 a 10. Il decreto ha inoltre reso l’adempimento dell’obbligo vaccini un requisito fondamentale per l’ammissione agli asili nidi e alle scuole dell’infanzia. Dunque, ad essere direttamente toccati dal provvedimento sono i bambini fino ai 6 anni di età. Un provvedimento, questo, che secondo la ministra mancherebbe di buon senso.

Obbligo vaccini: sì ad una gradualità su più livelli

La via da percorrere in alternativa al decreto Lorenzin è, secondo Grillo, quella di una graduazione su più livelli: nell’intensità, nel tempo e a livello territoriale. “Razionale e di buon senso” sarebbe, per la ministra, “prevedere degli interventi mirati“, poiché non tutte le regioni italiane hanno lo stesso grado di copertura vaccinale. “Ci sono regioni che hanno coperture vaccinali altissime, e regioni che ce l’hanno molto più basse”, afferma.

Meno sensato sarebbe invece, secondo la ministra, un’intensificazione improvvisa dell’ obbligo vaccini, senza un adeguato lavoro preliminare da parte del governo. “È quello per cui noi abbiamo criticato fortemente il decreto Lorenzin“, afferma. “Non è stato naturalmente né graduale, né preceduto da un adeguato lavoro“, spiega, “da parte di un governo che a un certo punto si è reso conto che le coperture vaccinali erano scese”.

Ma, secondo Grillo, l’ex ministra della salute avrebbe dovuto accorgersi prima del calo delle coperture vaccinali, in quanto il processo era in corso già da tempo. “Peccato”, dice Grillo, “che erano scese in quattro anni, quindi se ne poteva accorgere pure prima, visto che la ministra è stata cinque anni in Parlamento. Non è stata un giorno”.

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