Scalfari affonda definitivamente il Renzismo “Italia dovrebbe sottoporsi alla Troika”

Pubblicato il 5 Agosto 2014 alle 13:27 Autore: Giulia Angeletti
renzi

“Non ci resta che la Troika”. È questa la pesante e definitiva “sentenza” di uno dei giornalisti più autorevoli del nostro Paese, Eugenio Scalfari, che ha suscitato tante critiche quanti sono gli anni dell’anziano fondatore de La Repubblica. Ha abbandonato le speranze Scalfari – non che le avesse mai riposte davvero nel nuovo presidente del Consiglio – in una ripresa economica che alleggerisca minimamente l’Italia dai suoi fardelli. La sua soluzione è diventata una, imprescindibile e inevitabile considerata la situazione attuale: il commissariamento. Questa l’apertura del suo ultimo editoriale domenicale, pubblicato lo scorso 3 agosto: “Dirò un’amara verità che però corrisponde a mio parere ad una realtà che è sotto gli occhi di tutti: forse l’Italia dovrebbe sottoporsi al controllo della troika internazionale formata dalla Commissione di Bruxelles, dalla Bce e dal Fondo monetario internazionale” .

Proprio in questi giorni di politica-ad-alta-tensione, con la riforma del Senato in attesa del voto definitivo del Parlamento, risaltano gli errori del premier, accusato già da tempo di aver trascurato la nostra economia, che ha necessario bisogno di misure urgenti e concrete. Ed è proprio Scalfari a sottolinearlo ed evidenziarlo fortemente, arrivando addirittura a dimostrarsi ben poco patriottico – o forse si? – nel richiedere l’intervento delle tre istituzioni internazionali che hanno già fatto piangere lacrime amare alla Grecia. Ma il giornalista, proprio su quest’ultima cosa, sembra pensarla diversamente: “Un tempo (e lo dimostrò soprattutto in Grecia) quella troika era orientata ad un insopportabile restrizionismo. Ora è esattamente il contrario: la troika deve combattere la deflazione che ci minaccia e quindi punta su una politica al tempo stesso di aumento del Pil, di riforme sulla produttività e la competitività, di sostegno della liquidità e del credito delle banche alle imprese”.

scalfari

Le notizie del giorno seguente, lunedì 4 agosto, sembrano poi assecondare le dure visioni di Scalfari: c’è stato infatti il clamoroso dietrofront del governo sulla vicenda dei “Quota 96”, insegnanti in attesa delle proprie pensioni , i quali sono stati ancora una volta illusi e delusi. Di fatto, è bastato un emendamento soppressivo per far saltare tutto e bloccare nuovamente quelle pensioni attese da due anni da moltissimi  insegnanti scolastici. La Ragioneria di Stato ha parlato chiaro: non ci sono le coperture. E per quanto riguarda il bonus Irpef di 80 euro? Anche lì le evoluzioni della questione sono tutte da vedere (Cottarelli ci aveva avvertiti…).  Scalfari invita Renzi a trascurare questa “vanagloria”, perché le sue strategie – seppur ben attuate e risultate vincenti – sono solo servite a guadagnare quel 40% alle elezioni europee; ma ora che è arrivato il tempo di mostrare le carte il premier si ritrova senza assi, nemmeno nella manica : “Capisco che dal punto di vista del prestigio politico sottoporsi al controllo diretto della troika sarebbe uno scacco di rilevanti proporzioni, ma a volte la necessità impone di trascurare la vanagloria e questo è per l’appunto uno di quei casi”.

Come premesso, non serve molto al giornalista per giustificare queste forti affermazioni: gli indicatori economici parlano da soli e dicono fin troppo. Quei “quattro denari” in più messi dal governo in busta paga avevano degli obiettivi ben precisi, cioè rilanciare i consumi e aumentare complessivamente la domanda, ma per il momento la situazione o è rimasta statica o è andata addirittura peggiorando. Anche sulle riforme istituzionali il fondatore ha da dire la sua: “La gente è indifferente, della riforma del Senato e della legge elettorale non gliene importa niente come del resto non importa niente neppure all’Europa. È un gioco tutto italiano, e il circuito mediatico lo moltiplica. Ci si accapiglia sul nulla, ma dietro a quel nulla ci sono progetti di potere coltivati con grande abilità”.

In conclusione, nello stesso editoriale, Scalfari tira fuori Bettino Craxi, alludendo a una certa somiglianza con l’ex sindaco di Firenze e rievocando fantasmi del passato soprattutto per giudicare – negativamente – la strategia politica del premier, sempre più tacciato di autoritarismo: “I pessimisti ad oltranza rievocano addirittura i rapporti tra il Direttorio e Napoleone Bonaparte. Personalmente sono meno pessimista e quando penso al nostro presidente del Consiglio il cursus di Napoleone non mi viene neanche in mente e neppure quello di Benito Mussolini. Però mi viene in mente Bettino Craxi, quello sì, e debbo ammettere che non mi piace per niente. Craxi era un socialista, ma di destra e non di sinistra. Lui avrebbe voluto che Berlinguer lo appoggiasse restando però all’opposizione. Un piano alquanto bizzarro. Anche Renzi vorrebbe che la sinistra lo appoggiasse e perfino i 5Stelle. Ma il vero cardine è con Berlusconi, la sua forza sta lì, nel patto del Nazareno”.

Giulia Angeletti

L'autore: Giulia Angeletti

Giornalista pubblicista classe 1989, laureata in Scienze Politiche, "masterizzata" presso la Business School del Sole 24 Ore, attualmente è addetta stampa e redattrice per Termometro Politico. Affascinata dal mestiere più bello del mondo e frustrata dalla difficoltà di intraprendere più seriamente questa professione, pianifica numerosi "piani B" per poter sbarcare il lunario nel settore della comunicazione. Ama informarsi e leggere, odia avere poco tempo per farlo. Su Twitter è @GiuliaAngelett3
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