Dossier grandi opere: ecco l’elenco delle infrastrutture al centro dello scontro Lega-M5S

Pubblicato il 7 Agosto 2018 alle 15:02 Autore: Giancarlo Manzi
grandi opere

Dossier grandi opere: ecco l’elenco delle infrastrutture al centro dello scontro Lega-M5S

Grandi opere, grande discordia. Il tema delle infrastrutture strategiche (o meno) sta creando non poche fibrillazioni al governo Lega-5 Stelle. In particolare, centrali nel dibattito: TAV e Tap.

Ieri, l’apice dello scontro. L’ultimo a intervenire Danilo Toninelli, dopo una giornata convulsa: “Sul Tap e su tutte le grandi opere stiamo lavorando – le parole del Ministro delle Infrastrutture – l’unica grande opera inserita nel contratto di governo è l’Alta Velocità Torino Lione. Chi dice che è buona o cattiva non sta rispettando il contratto, sul quale c’è scritto che va ridiscussa integralmente in base agli accordi Italia-Francia”. Il concetto, dunque, è il seguente: nessun ‘no’ a prescindere. Ma sì allo stop o alla revisione di quelle infrastrutture ritenute vantaggiose soltanto di chi le costruisce.

In mattinata, Luigi Di Maio aveva già scandito la linea della parte ‘gialla’ dell’esecutivo ad Agorànon allontanandosi molto da Toninelli, il vicepremier si era comunque detto fiducioso su una strategia comune da adottare tra M5S e Carroccio in tema di grandi opere.

Pronunciati alcuni ‘però’ non di poco conto: “Non abbiamo nessun pregiudizio sulle infrastrutture, ma si tratta di spendere 10 miliardi per andare da Torino e Lione in un paese in cui spesso i cittadini non hanno autobus, strade e metro nelle periferie”. Da qui, Di Maio aveva ribadito il diktat inserito nel contratto di governo sulla Tav. Più morbido, invece, sul Tap. Evidentemente anche in considerazione dell’intesa di qualche giorno fa tra il Capo del Governo Giuseppe Conte e Trump: “lasciamo che il presidente lavori a questo dossier insieme ai ministri interessati”.

Grandi opere: i pro e contro di Lega-M5S

Parole che, del resto, sembravano voler gettare acqua sul fuoco. Perché altri botta e risposta già c’erano stati. Ad esempio, quello tra il Ministro del Mezzogiorno Barbara Lezzi e Matteo Salvini di due giorni fa. Quest’ultimo, da Cervia, aveva detto che il Tap farebbe risparmiare il 10% all’Italia sull’energia. E che le infrastrutture servono soprattutto al Sud. Poche ore, e pronta era arrivata la replica della Lezzi: al Mezzogiorno occorrono, più che i gasdotti, “strade sicure, ferrovie, scuole”.

Stamattina, ancora, rumors della Lega raccolti dall’agenzia Adkronos hanno rassicurato: tranquilli, l’intesa sulle grandi opere con i pentastellati si troverà. Del resto il paese – hanno continuato le ‘gole profonde’ del Carroccio – ha bisogno di infrastrutture moderne. Un assunto confermato, inoltre, da Armando Siri, sottosegretario ai Trasporti in quota Lega, al Tg1: “ne stiamo discutendo, non credo ci siano pregiudizi da parte del M5S”

Certo, già all’alba della liason tra pentastellati e leghisti, il tema veniva indicato come uno dei nodi che avrebbero potuto far saltare l’intesa. L’elenco delle infrastrutture in merito è lungo. E sono soprattutto i 5 Stelle a osteggiarne la realizzazione. Lega, invece, possibilista su tutti i fronti.

Dossier grandi opere e scontro Lega M5S: Tav e Tap

Tav – Sull’Alta Velocità Torino Lione, i comitati della Val di Susa si oppongono in particolare al nuovo tunnel da scavare quasi in parallelo a quello già esistente della ferrovia del Frejus. 57 km di galleria, 800 metri più sotto della ‘sorella’ più anziana. Un modo per permettere il passaggio di treni ad alta velocità. Costo complessivo 8,6 miliardi di euro. Il 40% finanziato dall’Ue. Il 35% dall’Italia. Il resto dalla Francia (25%).

Se ne parla già dall’inizio degli anni ’90. Ma i lavori sono iniziati solo da qualche anno, anche per via delle proteste sul lato italiano da parte dei comitati, che hanno condotto ad una revisione del progetto. Ad oggi, comunque, è stato realizzato circa il 14% delle gallerie previste per 1,7 miliardi di euro di spesa. I 5 Stelle, da sempre, appoggiano il comitato ‘No Tav’. Non a caso, Alessandro Di Battista ieri ha ricordato i ‘No’ sul punto (anche sulla Tap) del M5S in campagna elettorale.

La Tap

Tap – Altra opera osteggiata da tempo dai pentastellati. Si tratta del ‘Trans Adriatic Pipeline’. Parte di un gasdotto di circa 4mila km che, dall’Asia Centrale, trasporta gas verso l’Ue. Costo stimato complessivo intorno ai 50 miliardi di euro, di cui una buona parte finanziata dall’Europa. Di questi 4mila km, il Tap è lungo 878. Di cui, 550 km passano dalla Grecia, dopo essersi agganciatosi al tubo già realizzato al confine con la Turchia. 215 km dall’Albania. Per finire con gli ultimi 8 km in Italia, comune di Melendugno (Puglia).

Dossier grandi opere e scontro Lega-M5S: passante di Genova e autostrada Valtrompia

Passante di Genova – Si tratta del raddoppio dell’autostrada A10 tra Genova e Vesima, funzionale ad alleggerire il percorso verso il capoluogo ligure. 4,7 miliardi di euro il costo dei lavori che dovrebbero iniziare a fine 2018. Il M5S ha più volte fatto sapere di ritenerla inutile, perché il traffico non giustificherebbe l’intervento. A riprova, le parole del Ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli alla Camera l’1 agosto. Il quale l’ha inserita, insieme a TAV e Pedemontana lombarda, tra le grandi opere da rivedere. La Lega, al contrario, la sostiene. E non da oggi.

Autostrada Valtrompia – Questa nuova autostrada dovrebbe collegare le province di Varese e Bergamo, in particolare gli aeroporti di Malpensa e Orio al Serio. 900 milioni di euro circa lo stanziamento previsto per realizzare i 37 km della tratta (fonte Ministero delle Infrastrutture), tutti in project financing da parte di privati. Che dovrebbero guadagnarci dai pedaggi. Come per la Pedemontana Lombarda, il Terzo Valico, l’Alta Velocità Brescia Verona e l’autostrada Tirreno Brennero, il M5S ha appoggiato i comitati che si oppongono alla realizzazione.

Dossier grandi opere e scontro Lega-M5S: Pedemontana Lombarda e Terzo Valico

Pedemontana lombarda – 157 km di arterie. 68 di autostrade. 20 di tangenziale. Il resto di viabilità locale. La pedemontana è un’opera mastodontica che dovrebbe estendersi nelle province di Como, Varese e Milano Brianza. Costo stimato al 2016 dal MIT 4,1 miliardi di euro (d’altro canto, l’Espresso in un articolo di luglio 2017 stima circa 5 miliardi). Divisi tra privato (69,8%) e pubblico (30,2%). In parte l’autostrada è tutt’ora in costruzione: aperto solo il tratto tra Cassano Magnago e Lenate sul Seveso. Circa 30 km a 21 centesimi di euro a chilometro, tra i pedaggi più alti d’Italia.

Terzo Valico – La ferrovia ‘Terzo Valico tra Genova e Novi Ligure’ è una ferrovia ad alta velocità che, per progetto, dovrebbe coprire 57 km. Funzione: trasportare più velocemente verso l’Europa le merci in arrivo al porto di Genova. Nel 2016, il Cipe ha stimato il costo dell’opera in 6,2 miliardi di euro. Tutti pubblici. In corso i lavori tra Liguria e Piemonte. Attivazione prevista per il 2022.

Dossier grandi opere e scontro Lega-M5S: Autostrada Tirreno-Brennero, Pedemontana Veneta e Mose

Autostrada TiBre – In questo caso, parliamo di un raccordo autostradale tra la A15 Parma-La Spezia e il Brennero. Tracciato complessivo da 84 km, per 2,7 miliardi di euro circa in project financing. Nel 2017, il I lotto è stato finanziato per 513 milioni di euro. Sul II già il precedente Ministro delle Infrastrutture Graziano Del Rio non ha nascosto i propri dubbi sull’opera nel marzo 2017. Così come la regione Emilia Romagna.

Pedemontana e Mose

Pedemontana Veneta – Tra le province di Vicenza e Treviso è stata progettata la Pedemontana veneta. La prima superstrada a pedaggio d’Italia. Questo perché costerà 2,2 miliardi di euro, ma investiti per il 72,8% da una ATI privata che conta di guadagnarci dai 39 anni di concessione ottenuti sullo ‘sfruttamento’ dell’infrastruttura. Dopo, la tratta dovrebbe ritornare in mano alla regione. Un consigliere pentastellato veneto, Jacopo Berti, l’ha definita una sorta di “Mose in terraferma”. Al contrario del governatore della Lega Luca Zaia, in pressing per la realizzazione, come riportato da Panorama.

Mose – Si tratta del sistema di dighe che dovrebbe proteggere Venezia dall’acqua alta. Dall’aprile 2003, però, con in mezzo un’inchiesta per malversazioni, ancora non è terminato (lavori ancora a circa l’85%). Anche in questo caso, pentastellati sul piede di guerra per la presunta ‘illegalità diffusa’ dietro la grande opera, per cui si è calcolato un costo complessivo di 5 miliardi di euro.

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