Little LA, il sogno americano in Messico, un nuovo inizio per i migranti

Pubblicato il 12 Agosto 2018 alle 18:44 Autore: Mauro Biagi

Little LA, il sogno americano in Messico, un nuovo inizio per i migranti.

Little LA – Piccola Los Angeles – è il luogo dove un migliaio di migranti espulsi dagli Stati Uniti ha deciso di vivere. Il luogo è anche strategicamente vicino al posto di lavoro più comune : i call center. Grazie al loro buon livello di inglese, infatti, è più facile per loro trovare un impiego del genere. Ma non ci sono solo i call center. Alcuni di loro hanno cominciato a formare imprese e a investire in questa zona nel quartiere Tabacalera di Città del Messico.

Little LA: un nuovo inizio

Ad aiutarli contribuisce l’associazione “Nuovi Inizi”, fondata da Israel Concha quattro anni fa a Little LA. Concha ricorda che pochi minuti dopo il suo arrivo in Messico dopo oltre trent’anni negli USA fu sequestrato. I suoi rapitori pensavano fosse della DEA, l’amministrazione antidroga statunitense. Non si scoraggiò : raggiunta la capitale trovò lavoro in uno dei call center attorno al Monumento alla Rivoluzione. Qui si ritrovano molti altri che, dopo aver vissuto per gran parte della loro vita negli Stati Uniti, ne sono stati espulsi. Fino ad ora, dice Concha, l’associazione ha aiutato oltre 7000 persone a trovare un lavoro e un’abitazione.

Little LA e l’obiettivo di far rivivere il sogno americano

Ad oggi, oltre un migliaio di “binazionali”, come si definiscono, vive in quest’area. “Qui puoi mostrare i tuoi tatuaggi o parlare spanglish senza paura di essere discriminato”, sostiene Concha. Attorno al Monumento alla Rivoluzione, oltre ai call center ci sono una decine di aziende private avviate dai binazionali o nelle quali sono soci. Uno studio di tatuaggi e piercing, una barberia e negozi di alimentari tex-mex sono solo alcuni esempi. A Little LA le pubblicità sono bilingue – inglese e spagnolo – mirate proprio ai clienti binazionali. Molti di questi sono bilingue o trilingue, hanno un’istruzione universitaria e un maggior potere d’acquisto. La loro visione, o meglio la loro speranza, è che il sogno americano possa essere raggiunto anche in Messico.

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Little LA: successo e pregiudizi

Edwin Malagón, che vive e lavora proprio a Little LA, è rimasto quasi vent’anni negli USA prima di essere espulso. Dopo oltre due anni in un centro di detenzione, ha accettato di essere rimpatriato. Tornato nella capitale, è diventato socio del parrucchiere Alameda. A questa impresa, presente d oltre 40 anni a Tabacalera, Edwin ha aggiunto lo stile “barber shop” appreso negli Stati Uniti, ma senza cambiarne l’essenza. “Devi essere tu ad adattarti a loro, non cambiarli”, sostiene Malagón, che non nega i pregiudizi dei locali nei loro confronti. C’è ancora l’idea che questi migranti siano stati in prigione, che se li hanno espulsi, un motivo (grave) ci deve essere. Inoltre, vi è il diffuso sentimento che siano tutti pandilleros, membri di una banda.

Little LA: un difficile adattamento

Un percorso non privo di ostacoli, quindi. In Messico continuano ad esserci sfiducia e discriminazione verso i binazionali. Alcuni nutrono pregiudizi anche solo per i tatuaggi e per i tagli di capelli diversi. Anche il fatto che parlino inglese non è visto di buon occhio. La loro condizione fa sì che vengano schedati quando lasciano il lavoro o riscuotono lo stipendio. Secondo Concha, vi sono già stati alcuni casi di aggressione e anche un omicidio. Anche la mancanza di opportunità lavorative di buon livello rende tutto più difficile. Dice Adrián Catalán, 26 anni negli Stati Uniti : “Quando vai a cercare un lavoro, ti dicono di lasciare il curriculum, ma non si fanno mai risentire. Inoltre, le persone non sono più così amichevoli. Sono diffidenti e se chiedi loro qualcosa, non rispondono o rispondono male. E’ stato molto difficile adattarsi”.

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