Lo spread torna a far paura

Pubblicato il 12 Aprile 2012 alle 13:19 Autore: Matteo Patané
spread

Negli ultimi giorni lo spread è tornato a fare paura, sfondando in data 10 aprile quota 400 punti base e sollevando importanti interrogativi tanto sull’esistenza di un disegno – alcuni direbbero complotto – da parte del sistema finanziario internazionale e perpetrato dai governi di destra del Vecchio Continente quanto, con crescente angoscia, sulla reale utilità dei pesanti sacrifici imposti dal Governo Monti alla popolazione in termini di pensioni e stato sociale.

Ad alimentare le più disparate teorie complottiste è la concomitanza dell’impennata del differenziale con i bund tedeschi con le modifiche introdotte dal Governo sulla riforma del lavoro: in effetti, è innegabile che a seguito della retromarcia dell’esecutivo sul tema dei reintegri a seguito dei licenziamenti per motivazioni economiche siano iniziate critiche severe al nostro Paese da parte delgotha del capitalismo mondiale, ben sintetizzate dall’articolo Surrender, Italian Style apparso sul Wall Street Journal del 5 aprile 2012 (per i non abbonati, disponibile in forma integrale su Astrid On-linecorredata della risposta di Monti del 7 aprile).
Vedere nell’aumento dello spread una sorta di ricatto con cui tenere in scacco il nostro Paese fino alla completa demolizione del welfare duramente conquistato nelle precedenti generazioni e alla cessione o dismissioni delle attività produttive rilevanti è un’ipotesi che assume quindi maggiore credibilità, e che si porta dietro una serie di implicazioni potenzialmente devastanti: Monti inviato della finanza mondiale per dismettere il Paese, Italia colonia dei Paesi del Nord Europa, macchinazione delle destre mondiali per la destrutturazione del welfare state, e via dicendo.

 

Tuttavia, per comprendere meglio le dinamiche del fenomeno, è necessario affrontare il tema con razionalità, partendo proprio dallo spread, indice numerico e come tale confrontabile, misurabile e verificabile. Solo osservando il reale movimento di questo indice sarà possibile imporre dei confini logici alle comunque personali interpretazioni sulle cause del suo andamento.

Andamento dello spread italiano (2011-2012)

L’andamento dello spread degli ultimi due anni ben evidenzia l’andamento della crisi, i picchi raggiunti immediatamente prima delle dimissioni di Berlusconi, il primo forte ed effimero calo in concomitanza con la presentazione del Salva-Italia e la successiva, risalita, la netta discesa del primo scorcio del 2012 e la paura delle ultime settimane culminata con lo sfondamento di quota 400.

Già da questa tipologia di grafico è possibile eseguire alcune interessanti analisi: in primo luogo, infatti, è possibile evidenziare quale sia stato il ruolo di Monti nella gestione della crisi italiana. Nella figura che segue, infatti, sono state aggiunte le linee di tendenza calcolate sia sul dato complessivo sia sui valori precedenti al 12 novembre 2011.

Andamento dello spread italiano (2011-2012)
con linee di tendenza al 12/11/2011 e al 10/04/2012

Utilizzando una semplice interpolazione lineare si vede come Monti, sebbene non sia riuscito ad invertire la tendenza crescente del nostro differenziale, sia quantomeno stato in grado di ridurre sensibilmente il nostro tasso di crescita di circa il 25%. Interpolazioni di grado più elevato mostrano risultati concordi nell’attribuire a Monti un valore positivo per l’andamento delle casse dello Stato, e se di grado pari individuano nell’andamento degli ultimi mesi quella tanto agognata inversione di tendenza verso una situazione di stabilità finanziaria.

(per continuare la lettura cliccare su “2”)

L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
Tutti gli articoli di Matteo Patané →