Lo spread torna a far paura

Pubblicato il 12 Aprile 2012 alle 13:19 Autore: Matteo Patané
spread

Informazioni supplementari volte a capire quanto la causa della recente risalita dello spread sia legata a fattori di politica interna possono venire se la situazione italiana viene affiancata a quella di altri Paesi europei, come riporta il grafico sottostante.

Andamento dello spread belga, spagnolo, francese e italiano
(2011-2012)

Come emerge dal grafico, l’Italia per lungo tempo ha avuto un ritmo di salita dello spread maggiore di quello degli altri Paesi europei, tendenza ben evidenziata tanto dall’andamento dei grafici, che in Italia presenta alcune disparità rispetto agli andamenti tutto sommato proporzionali di Spagna, Francia e Belgio, e soprattutto dal confronto con la Spagna, che per per ragioni tanto di dimensione economica quanto di andamento del grafico ben si presta ad un confronto specifico con il nostro Paese.

Rapporto tra lo spread italiano e
quello belga, spagnolo e francese (2011-2012)

Dal momento che i Paesi con spread maggiore sono anche quelli che presentano maggiore volatilità del dato, più che un differenziale diretto tra l’Italia e gli altri Stati europei è interessante osservare il grafico dei rapporti tra lo spread del nostro Paese e quello di Francia, Belgio e Spagna nel corso degli ultimi due anni.
I dati sono evidenti: se l’Italia ha nettamente perso terreno nei confronti di Bruxelles, nei confronti di Madrid e Parigi i numeri si fanno più interessanti. Nel confronto con la Francia si nota un andamento altalenante con grandi picchi di variabilità, che tuttavia solo dal mese di ottobre 2011 diventa favorevole al nostro Paese e si concretizza in un reale movimento discendente. In generale, in un anno il nostro spread è passato dall’essere il quadruplo di quello francese ad esserne appena il triplo.
Nel confronto con la Spagna l’Italia mostra invece un costante peggioramento fino a dicembre 2012, momento in cui la rotta si inverte e che a marzo 2012 si traduce con il sorpasso dei BTP italiani suibonos spagnoli.
Ancora più importante, in questo grafico dei rapporti è evidente come i dati di queste ultime settimane mostrino un andamento sostanzialmente stazionario, mostrando come la netta risalita dello spread italiano non sia legata a fattori di politica interna, ma sia invece da attribuire a fattori macroeconomici legati, nel dettaglio, ai dati dell’occupazione statunitense, alle previsioni di crescita cinesi e dal buon momento della Germania, che riesce a piazzare i propri titoli a interessi particolarmente bassi, così come riporta l’agenzia di stampa Reuters.

Naturalmente, nulla di tutto ciò può sminuire l’entità del rischio che incombe sul nostro Paese: la montagna di debito pubblico su cui sediamo è un luogo scomodo e pericoloso, sempre più difficile da finanziare in maniera sostenibile. Tuttavia quello che emerge delinea bene quali sono le responsabilità di una simile situazione: non già di un’oscura macchinazione o di una volontà di svendere e far fallire il Paese, ma dell’incoscienza di chi, per foraggiare i propri bacini elettorali, fece esplodere il debito pubblico negli anni ’80 scaricando sulle future generazioni – noi – il problema di ripianare le folli spese di quegli anni.
Al di là delle differenti strategie per uscire dalla crisi e delle diverse ricette politiche per rimettere in piedi l’Italia, accettare le responsabilità nazionali per la situazione in cui ci troviamo deve essere il primo passo che tutti – politici e cittadini – dobbiamo compiere per disegnare un futuro migliore e fare scelte più consapevoli rispetto a chi ci ha preceduto.

L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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