Sondaggi elettorali Svezia: la situazione ad una settimana dal voto

Pubblicato il 31 Agosto 2018 alle 19:58 Autore: Emanuele Vena
Sondaggi elettorali Svezia - Jimmie Akesson, leader dei Democratici Svedesi

Sondaggi elettorali Svezia: la situazione ad una settimana dal voto

Socialdemocratici in calo ma ancora in testa, mentre non si ferma l’avanzata della destra nazionalista. Questo lo scenario dei sondaggi elettorali condotti dai principali istituti demoscopici di Svezia, ad una settimana dal ritorno alle urne, previsto per il 9 settembre.

Sondaggi elettorali Svezia: la situazione nel centrosinistra

Come da 100 anni a questa parte, i Socialdemocratici (SAP) del premier uscente Stefan Löfven sembrano in grado di mantenere lo scettro di primo partito di Svezia. Ma l’erosione del consenso – che sembrava esser stata quantomeno parzialmente tamponata 4 anni fa – continua inesorabile. Ad oggi il SAP è valutato attorno al 25%, circa 6 punti in meno rispetto alle elezioni precedenti e ben 15 in meno rispetto al 2002.

Più moderato è invece il calo dei Verdi – partner di minoranza dell’esecutivo Löfven – ad oggi valutati circa un punto in meno rispetto al 6.9% raccolto nel 2014. Chi invece a sinistra cresce considerevolmente è il Partito della Sinistra. Che è pronto a raddoppiare i voti di 4 anni fa e a centrare la doppia cifra. Complessivamente, il blocco rosso-verde di centrosinistra che potrebbe ricostituirsi dopo la dissoluzione del 2010, potrebbe raccogliere attorno al 40%. Un dato in calo di circa 3 punti rispetto a quello del 2014, in cui tuttavia le posizioni di Sinistra e SAP si dimostrarono incapaci di convergere in un esecutivo a 3.

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Sondaggi elettorali Svezia: la situazione nel centrodestra

La situazione non sembra andare meglio nel blocco conservatore. L’Alleanza per la Svezia, blocco di centrodestra formato da moderati, centristi, liberali e cristianodemocratici, ad oggi raccoglierebbe complessivamente circa il 37%. Ovvero, un paio di punti in meno rispetto a 4 anni fa.

Ad influire su ciò potrebbe essere in particolar modo la performance di Moderaterna, valutato in calo di ben 5 punti e accreditato mediamente del 18%. In crescita invece risulterebbero tutti i tradizionali alleati. Chi lievemente, come Democratici Cristiani (5%) e Liberali (6%), considerati in crescita di mezzo punto. Chi in maniera più consistente come il Partito di Centro, accreditato del 9%, circa 3 punti in più rispetto al 2014.

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Sondaggi elettorali Svezia: l’avanzata della destra nazionalista

Il dato più rilevante riguarda però la destra nazionalista rappresentata dai Democratici Svedesi (SD). Il partito guidato da Jimmie Åkesson è valutato attorno al 19%, pronto a scavalcare Moderaterna e a diventare il secondo partito del Paese. Quella di SD è una crescita costante ed inarrestabile. Dopo essere stato per tutti gli anni ’90 un partito con percentuali da prefisso telefonico, SD ha incrementato rapidamente il proprio consenso nella seconda decade del Terzo Millennio. Centrando l’ingresso in Parlamento per la prima volta nel 2010 (5.7% e 20 seggi) e raddoppiando il proprio consenso 4 anni dopo. A testimonianza di come il forte vento euroscettico, populista e nazionalista che spira in tutta Europa non sembri in grado di risparmiare infatti nemmeno la Svezia.

Dopo aver reciso negli anni il legame con le correnti filonaziste svedesi, il partito di Åkesson si è concentrato su temi comuni alla destra nazionalista europea degli ultimi anni, puntando a scompaginare le carte e mettere definitivamente in crisi i due principali blocchi tradizionali. Controllo dei flussi migratori e possibilità di un referendum per decidere il futuro del Paese in Europa (“Swexit”): temi che, inevitabilmente, rappresenteranno i punti chiave attorno a cui ruoterà il voto del 9 settembre. Lasciando decisamente in secondo piano i buoni risultati sul versante dell’economia, a testimonianza di come ormai le priorità dell’agenda politica europea siano diventate ben altre.

Sondaggi elettorali Svezia: le spinte del sistema elettorale

A favorire la creazione di una sorta di “argine contro il populismo” potrebbe essere anche il sistema elettorale svedese, marcatamente proporzionale (con sbarramento al 4%). Le vicissitudini dell’esecutivo Löfven – che nel 2015 affrontò una drammatica crisi legata al voto sul bilancio – hanno mostrato le crescenti difficoltà di gestione di un esecutivo di minoranza. E gli ultimi sondaggi non lasciano ai blocchi tradizionali alcuna speranza di poter mettere in piedi un governo politicamente omogeneo. Ecco perchè, ora più che mai, il voto del 9 settembre sembra sempre più un referendum sulla figura di Åkesson.

Fonte immagine: Wikipedia – News Øresund – Johan Wessman (CC BY 3.0)

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L'autore: Emanuele Vena

Lucano, classe ’84, laureato in Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna e specializzato in Politica Internazionale e Diplomazia presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova. Appassionato di storia, politica e giornalismo, trascorre il tempo libero percuotendo amabilmente la sua batteria. Collabora con il Termometro Politico dal 2013. Durante il 2015 è stato anche redattore di politica estera presso IBTimes Italia. Su Twitter è @EmanueleVena
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