Ciro Mazzarella è morto dopo una malattia, chi era il boss

Pubblicato il 5 Settembre 2018 alle 12:51 Autore: Antonella Cariello
ciro mazzarella

Ciro Mazzarella è morto dopo una malattia, chi era il boss

Lo chiamavano O’Scellone ed era leader nella vendita di sigarette di contrabbando. Nella sua abitazione a Posillipo O’Scellone, alias il boss Ciro Mazzarella, ormai 78enne, si è spento nella notte di domenica scorsa. Dallo zio Michele Zaza aveva ereditato “l’arte” del contrabbando, su cui aveva fondato il suo ricco impero. Gli ha dedicato parecchie pagine il giornalista milanese – ma di origini napoletane – Fabrizio Capecelatro, con l’uscita del suo terzo libro intitolato: “Lo Spallone – Io, Ciro Mazzarella, re del contrabbando”. Vediamo di scoprirne di più.

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Chi era Ciro Mazzarella, il boss leader delle sigarette di contrabbando

Cresciuto nella Napoli del dopoguerra, Ciro Mazzarella fin da bambino, come si legge dallo scritto biografico di Capecelatro, si fa strada nella micro criminalità, rubando al mercato della frutta qualche vivanda che avrebbe fatto da pranzo alla sua famiglia, ma la sua introduzione al contrabbando non è meno precoce. «Non appena caduto il Muro di Berlino il contrabbando ha iniziato a finire per mancanza di sigarette. A quel punto non c’era più la necessità da parte delle multinazionali americane, e anche dello Stato, di realizzare fondi neri. Tutta la sovrastruttura illegale del contrabbando, creata durante la Guerra Fredda non serviva più, e di fatto venne smantellata, ma le persone che la componevano a quel punto hanno continuato a lavorare in proprio» rappresenta un significativo passaggio del lavoro di Capecelatro,  che sviluppa la storia del boss – appellativo a cui, a onor di cronaca, Mazzarella ha sempre prediletto “guappo” –  permettendo che affiori il terreno su cui si è radicato un compromesso a cui sono scesi Stato e mercato illegale, germogliato sul seme che ha gettato il fruttuoso mercato del contrabbando, di cui l’esperienza di Ciro Mazzarella fornisce un interessante spaccato.

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L’ascesa di Ciro Mazzarella poi l’arresto

L’esordio di Ciro vero e proprio si diparte dalla vendita illegale di carburanti e benzina, per poi muovere i primi passi in quello delle sigarette, che lui definisce un vero e proprio “mestiere”, già avviato da suo padre. A partire dagli anni Sessanta, O’ Scellone dà prova del suo talento imprenditoriale: compra una piccola nave e avvia un profittevole giro di affari acquistando in proprio. Gli incassi raggiungeranno un picco di almeno 6 miliardi di lire al mese. Con la caduta del muro di Berlino, decide di trasferire in territorio svizzero i propri traffici: inevitabile lo scontro con la camorra e i patti con Cosa Nostra. Nell’81 è vittima di un attentato, poi seguiranno l’arresto e la condanna alla vita in regime di sorveglianza speciale nella sua casa di Napoli. Degli intrighi e dei crimini non si è mai pentito, mai ha accettato di piegarsi e intessere una qualche forma di collaborazione con la giustizia. Non si è mai ritenuto un boss, semplicemente un uomo che interveniva negli affari animato da valori che mai avrebbero potuto coincidere con quelli dello Stato: evindenza che lui, in questi valori, ha sempre riposto tutto e non ha mai smesso di confidarvi. Solo l’età è riuscita a portar via O’Sciallone, come veniva chiamato per via delle sue caratteristiche spalle larghe, tribolato nell’ultimo periodo dalla sua vita dalle conseguenze di una malattia. L’ultimo saluto nella chiesa di Santa Lucia al Mercato, uno dei quatieri che più ha beneficiato delle sue cospicue attività.

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