La guerra santa Ortodossa da Costantinopoli a oggi

Pubblicato il 18 Settembre 2018 alle 13:10 Autore: Tommaso Lolli
pasqua ortodossa

La guerra santa Ortodossa

Il termine “Bizantino” si è imposto nel linguaggio comune come sinonimo di decadenza, una decadenza raffinata. Questa imposizione è dovuta alle vicende che portarono l’Impero di Costantinopoli alla sua caduta il 29 maggio 1453.

L’Impero Romano d’Oriente sembra, e forse è, lontano dalla nostra epoca. Eppure la sua eredità è ancora presente, sopratutto nei Balcani. Oltre al cirillico, l’alfabeto creato dai santi Cirillo e Metodio per gli slavi, Bisanzio ha lasciato in eredità la propria religione: l’Ortodossia.

La fede ortodossa fu il collante, insieme alla figura dell’Imperatore, della civiltà bizantina. Potere spirituale e potere temporale, a volte alleati, a volte nemici; proprio come accadde nell’Occidente cattolico.

L’espansione dell’Ortodossia fu immensa. Essa trovò terreno fertile per la sua radicazione in Egitto (con gli ortodossi copti), in Etiopia, nella Penisola Balcanica e in Russia. L’espansione di una Chiesa, però, richiede anche la volontà di difenderla ad ogni costo affinché tutti possano beneficiare della carità di Dio.

La militarizzazione della Chiesa Ortodossa

Si è parlato in un precedente articolo della figura di Eraclio, l’Imperatore che sconfisse i Sassanidi nella guerra persiano-bizantina, lì si è discusso di come non solo l’Impero si fosse trovato a combattere per la sua esistenza ma si trovò a condurre una guerra santa contro gli infedeli (in questo caso i zoroastriani). In quel caso, l’offensiva di Eraclio venne considerata dai cristiani come una vendetta cristiana contro la distruzione di Gerusalemme.

Questo sentimento di vendetta radicalizzò la società bizantina, la quale trovò nella religione cristiana l’unica barriera capace di fermare l’ondata infedele, intenta a convertire l’intero Oriente. Lo stato perenne di guerra che Bisanzio si trovò ad affrontare aumentò tale sentimento. La difesa di ogni pezzo di terra appartenente all’Impero divenne un fatto non più solo politico e militare ma anche religioso.

Pertanto, il culto dei santi militari ebbe una grandissima propagazione in tutto il territorio. I santi militari erano invocati come protettori e le loro icone erano mostrate agli eserciti bizantini prima di ogni battaglia.

Inoltre, il supporto che la Chiesa diede ai futuri Imperatori bizantini venne considerato come un segno del supporto di Dio verso l’Impero.

Dalla guerra totale alla caduta

L’esempio utilizzato di Eraclio, dunque, non può che essere ricollegato ai pellegrinaggi armati dell’XI secolo, successivamente conosciuti come crociate, condotti dai cristiani cattolici contro gli infedeli in guerra santa. Gli eserciti occidentali partivano dall’Europa per riconquistare e riaffermare la cristianità della Terra Santa. L’Imperatore Niceforo Foca, regnante a Costantinopoli, condusse una campagna militare contro gli Arabi, non solo con il fine di riconquistare le terre perdute, ma tentando si affermare la superiorità cristiana rispetto a quella mussulmana richiedendo il  martirio dei suoi soldati che sarebbero morti combattendo gli infedeli. Niceforo Foca, dunque, fu promotore di una guerra totale contro gli Arabi con la convinzione che i suoi soldati caduti sul campo meritassero il paradiso e il titolo di martiri.

Il 29 maggio 1453 i turchi ottomani entrarono a Costantinopoli. L’Impero Romano cadde in quella data e gli Ottomani soggiogarono la penisola balcanica. Una potenza a Est, invece, si faceva baluardo dei valori ortodossi che sembravano essere perduti con la caduta di Costantinopoli. Questa nazione, che si sviluppò nelle Steppe a nord dell’Ucraina, presto venne conosciuta con il nome di Russia. Gli Zar delle Russie si circondarono di preti, patriarchi e uomini di Chiesa. Le guerre seicentesche e settecentesche tra Impero Ottomano e Russia, vennero considerate dai russi stessi, anche guerre di religione dato che l’Ortodossia tornava a sfidare l’Islam.

La dominazione ottomana e la religione ortodossa

Nella penisola balcanica l’elemento di resistenza contro il dominio turco fu proprio la religione. Gli ottomani, con la presa di Bisanzio, soggiogarono il Patriarca di Costantinopoli ponendolo sotto la loro protezione. Così facendo, i turchi pensavano di poter far avvicinare di più la popolazione balcanica verso il governo ottomano. Ciò non fu così. Nelle campagne e nelle case, il nuovo punto di riferimento divenne il Patriarca di Mosca. Esso, insieme alle truppe zariste, era l’unico che si opponeva ai turchi infedeli.

Non a caso, facendo un balzo verso il 1800, i primi passi verso l’indipendenza dei Paesi della Balcania furono quelli di istituire una Chiesa Autocefala rispetto a quella ottomana a Costantinopoli in modo tale da unire la popolazione sotto un patriarca, non controllato dagli ottomani, che si opponesse al dominio turco. Così fu per la Serbia, per la Bulgaria e per la Grecia. Con il supporto di Mosca, la popolazione di tali Stati non si sollevò solamente per il duro dominio turco ma soprattutto per l’affermazione della propria identità religiosa.

La prima guerra Balcanica fu un conflitto che vide opporsi 3 potenze ortodosse contro una potenza mussulmana. Non a caso i patriarchi delle rispettive capitali, Belgrado, Atene e Sofia si schierarono a favore di tale conflitto. Per tali Nazioni fu più facile accordarsi data la similitudine religiosa.

La lezione che Bisanzio ha lasciato in eredità ai Paesi Ortodossi è più forte che mai. Sarebbe quindi da considerare errato pensare che l’opposizione tra mondo ortodosso ed il resto del mondo sia conclusa con la fine del ‘900. Anzi, tale sentimento è più forte che mai.

L’Ortodossia Oggi

Esempi recentissimi lasciano intendere come le “guerre sante ortodosse” vengano tutt’ora condotte. Si pensi al conflitto nella Ex-Jugoslavia in cui i serbi ortodossi combatterono strenuamente, commettendo crimini contro l’umanità, contro i bosniaci mussulmani.

La Russia di Putin è un esempio ancora più evidente. La caduta dell’Unione Sovietica aveva lasciato un vuoto immenso nei propri cittadini. Il comunismo si era impossessato dei cuori e delle menti dei russi sostituendo la figura dello Zar e la Chiesa Ortodossa. Non essendoci più i Romanov in Russia, Putin in maniera astuta ha, e tuttora sta attuando, attuato un avvicinamento tra il governo russo e la Chiesa Ortodossa.

Uno dei confessori di Putin è anche suo consigliere nelle scelte da attuare per il bene della Russia.

Tutto questo accade perché solo di recente gli ortodossi hanno potuto riscoprire il loro attaccamento verso la Chiesa Ortodossa perché il comunismo aveva soggiogato tutte le maggiori Nazioni ortodosse. Questo riscoperto attaccamento verso l’ortodossia e verso ciò che Bisanzio fu e che rappresenta è presente tutt’oggi. La Bandiera della Serbia raffigura un’aquila bicefala, simbolo di Bisanzio, che sorregge uno scudo in cui è rappresentata la bandiera convenzionale bizantina. La bandiera della Russia, che per prima ha raccolto l’eredità bizantina, ha anch’essa un’aquila bicefala. Per non parlare della Grecia!