Influenza settembre 2018: sintomi e contagio. Casi di febbre alta e mal di testa

Pubblicato il 30 Settembre 2018 alle 00:30 Autore: Guglielmo Sano
Influenza settembre

Influenza settembre 2018: sintomi e contagio. Casi di febbre alta e mal di testa


La fine di settembre, è noto, di solito porta con sé sbalzi di temperatura che spesso ci trovano impreparati. Insomma, la mattina presto e la sera fa freddo, invece, durante il giorno non è improbabile arrivare a temperature più che estive. Alla fine, molti italiani finiscono a letto con febbre e tosse, dolori articolari e mal di testa, diarrea e mal di gola.

Infatti, al di là dei semplici sbalzi di temperatura, in pratica, del semplice “raffreddamento”, l’indebolirsi del corpo potrebbe aver favorito l’insorgere di patologie virali. D’altra parte, non si può sottovalutare lo stress causato dal ritorno al lavoro dopo la pausa estiva. Un fattore tutt’altro che trascurabile, anzi; tanto importante che circa 60-120mila persone ogni anno – di questi tempi – vengono colpiti da una sindrome che, appunto, prende il nome di “sindrome da rientro”.

Influenza settembre 2018: prevenzione e cura

Per evitare i raffreddori più lievi è bene prendere le più note precauzioni; vestirsi a “cipolla” e via discorrendo. Diverso è il discorso riguardante l’influenza. Ora, quest’ultima si trasmette per via aerea; dunque, meglio evitare il contatto o comunque la troppa vicinanza con i soggetti malati. Lavarsi le mani molto spesso è una norma igienica fondamentale per evitare di essere contagiati. Per le persone che possono andare in contro alle maggiori complicazioni – le donne in gravidanza, per esempio – bene evitare luoghi affollati e in cui si sta a stretto contatto.

Detto ciò, nella maggior parte dei casi venir contagiati è più una scocciatura che altro; in 3-10 giorni si guarisce del tutto (anche se si continuano a diffondere virus fino a una settimana dopo).

Basterà un antipiretico, vanno bene anche i farmaci a base di paracetamolo, per far diminuire la febbre se non supera livelli accettabili. Per i bambini, molti pediatri consigliano di aspettare che raggiunga i 38 gradi e mezzo prima di somministrare dei farmaci; l’alzarsi della febbre dimostra che l’organismo sta reagendo.

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L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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