Sulla definizione di Leadership. Prima puntata: La Lega Nord

Pubblicato il 17 Aprile 2012 alle 18:58 Autore: Gianluca Borrelli

La visione del futuro, la fantasia, l’illuminazione, l’idea.

Un grande gestore (manager) vede il presente e lo gestisce al meglio, ma non imprime una direzione, non ha una missione che gli permetta di portare un gruppo, un popolo, una nazione verso un nuovo punto di equilibrio.
Qualche esempio? Mario Monti oppure Carlo Azeglio Ciampi. Fare quadrare i conti non è una missione almeno quanto non lo è tenere pulita casa. E’ un dovere che solo decenni di dissennata gestione della cosa pubblica hanno fatto diventare una cosa straordinaria.

Un altro esempio, che potrebbe essere visto sia come gestore che come leader, è Romano Prodi. Un grandissimo gestore, malgrado la rissosa coalizione che lo sosteneva, ma con almeno una idea/visione che ha avuto per la nostra comunità nazionale (che poi è stato l’unico “piano” che ha coinvolto l’intera nazione negli ultimi 30 anni a parte il piano di Rinascita Democratica della P2) e cioè l’ingresso nell’Euro realizzato nel 1998. E’ stata l’ultima volta in cui l’Italia è sembrata unita (a parte i mondiali di calcio ovviamente) stretta in un obiettivo comune. Non commento nemmeno le sciocchezze che girano in rete e che danno la colpa all’Euro della crisi attuale, è una cosa che ci ha permesso di non esplodere completamente in una guerra civile e chi dice il contrario è come colui che biasima l’antibiotico per aver fatto ammalare il corpo… nei secoli bui pensavano che le malattie si potessero curare con salassi e sanguisughe, ora ci sono quelli che pensano che la colpa della crisi sia dell’Euro. Ogni epoca ha i suoi idioti, che talvolta occupano anche, temporaneamente, posti importanti.
Se considerassimo l’ingresso nell’Euro come un nuovo punto di equilibrio sociale e non solo un fatto di dinamiche monetarie allora potremmo dire che Prodi è stato un vero leader nazionale, un uomo di stato (non dimentichiamo che ha avuto l’onore di presiedere la Commissione Europea per più di 5 anni), altrimenti possiamo definirlo solo come un grande gestore. Punti di vista in questo caso che solo tra molti anni, forse decenni avremo compreso appieno.

Quindi ricapitolando condizione necessaria ma non sufficiente per esercitare una leadership è quella di saper gestire il presente (secondo la definizione data prima di capacità di misura e controllo dell’azione politica), ma poi bisogna anche avere una visione proiettata al futuro, imprimere una direzione, guidare il proprio popolo la propria comunità esattamente come Mosè, vero archetipo del leader a tutto tondo.

Finita la lunga ma necessaria spiegazione sul concetto di leader accantoniamo Rutelli, che arrivati a questo punto non può certamente essere definito leader, per passare finalmente al protagonista di questa puntata

Era Bossi un vero leader?
Beh la visione del futuro c’era anche se un po’ confusa: autonomia, federalismo, secessione, accompagnata da un fiuto politico eccezionale e da un controllo totale sul partito (almeno fino al 2004), quindi la risposta è certamente sì, e tuttavia c’era un problema dietro quella leadership.
Bossi non aveva sostenitori ma seguaci!
Dei veri e propri seguaci, il suo movimento era vittima del suo stesso carisma, come era avvenuto per Mussolini.
Questo ti dà anche più forza nella tua azione, ma ti fa anche prigioniero.
Un uomo di stato come lo è stato Cavour, o come lo è stato De Gasperi (o anche Prodi se ritenete l’ingresso nell’Euro un nuovo punto di equilibrio e di stato) non avevano seguaci ma estimatori e sostenitori. Era un sostegno ragionato e non emotivo, razionale e controllabile, senza effetti collaterali come le endorfine che danno euforia come le droghe ma a differenza di esse le produce il nostro stesso corpo e quindi non creano dipendenza.
L’essere seguace invece ti crea dipendenza e ti porta fino alla negazione della realtà più evidente (i seguaci li si immagina di solito associati a delle “sette”). Questo genere di dipendenza non porta mai niente di buono.

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L'autore: Gianluca Borrelli

Salernitano, ingegnere delle telecomunicazioni, da sempre appassionato di politica. Ha vissuto e lavorato per anni all'estero tra Irlanda e Inghilterra. Fondatore ed editore del «Termometro Politico».
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