Valore legale laurea e abolizione: cosa cambierebbe per i concorsi

Pubblicato il 13 Novembre 2018 alle 15:12 Autore: Guglielmo Sano
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Valore legale laurea e abolizione: cosa cambierebbe per i concorsi

Quando si parla di valore legale della laurea si intende il fatto che qualsiasi titolo di laurea – in Italia – ha lo stesso valore a prescindere dall’Ateneo in cui si è conseguito. Dopo le parole del vicepremier Salvini è tornata a circolare l’ipotesi di abolirlo; un’ipotesi di cui, d’altra parte, si è più volte parlato in questi anni. Nel 2009 compariva nel programma del Movimento 5 Stelle, nel 2011 ci provò il Pdl, stessa cosa l’anno dopo il Governo Monti e così via. Detto ciò, bisogna considerare che le prime proposte in merito risalgono alla seconda metà degli anni 40.

Valore legale laurea: merito e concorrenza

Con la riforma paventata, in sostanza, si vorrebbe stilare una classifica delle università, quindi, “premiare” gli studenti che si sono laureati in quelle migliori; ciò anche se, per esempio, hanno terminato il proprio percorso di studi con un voto più basso di quello di un collega di un ateneo di qualità inferiore.

Innanzitutto, così si vorrebbe premiare il merito degli studenti; in secondo luogo, l’obiettivo è quello di favorire la concorrenza delle Università in virtù di un auspicato aumento della qualità generale. Per quanto riguarda le future assunzioni, poi, le pubbliche amministrazioni avrebbero un parametro in più per orientarsi verso la scelta migliore.

Valore legale laurea: le ragioni del No

Quella sull’abolizione del valore legale del titolo di studio è una vecchia battaglia della Lega; in diverse occasioni ha accusato le Università del Sud di essere eccessivamente generose nell’assegnazione dei punteggi e, in parallelo, nella verifica delle conoscenze. Tuttavia, questa volta, il ministro, oltre che leader del Carroccio, Salvini si è scagliato in particolare contro Università e scuole che in questi anni si sarebbero trasformate in “bacini elettorali”.

Ora, è chiaro che una riforma di questo genere innescherebbe un processo per cui le Università di prima fascia diventerebbero inaccessibili – soprattutto, dal punto di vista economico – ai più. Di fatto, tantissimi studenti meritevoli sarebbero costretti a “ripiegare” su atenei di fascia inferiore vedendosi chiusa in partenza la strada che porta a un impiego nella pubblica amministrazione. Invece, finora almeno, considerando il voto prioritario rispetto all’Università che l’ha assegnato si è voluto garantire l’uguale diritto di tutti gli studenti a guadagnarsi un posto nella PA.

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L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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