Diamo un voto ai grandi del tennis alla fine della stagione (I parte)

Pubblicato il 27 Novembre 2018 alle 17:18 Autore: Cesare Fabrizi
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Diamo un voto ai grandi del tennis alla fine della stagione (I parte)

Con la finale di Coppa Davis si è conclusa la stagione 2018 di tennis. Se da un lato i vecchi titani continuano a dominare, anche i next gen sono cresciuti e cercheranno un “posto al Sole” nel 2019. Dal ritorno prodigioso di Djokovic alle debacle di Sock e Berdych. Andiamo a dare i numeri al 2018.

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Voto 10 alla rinascita di Djokovic

Quando il serbo perse al secondo turno di Indian Wells 6-1 al terzo con Taro Daniel, in molti lo avevano dato per finito. Invece da lì è stato un crescendo per il belgradino. Dall’incoraggiante campagna sul rosso, passando per la finale persa per un soffio del Queen’s, fino al parziale di 35-3 di fine stagione. Da luglio in poi Djokovic ha vinto Wimbledon, gli Us Open, la Rogers Cup e Shanghai. Ha completato il Career Golden Master avendo vinto tutti i Master 1000, primo nella storia a riuscirci, ed è tornato numero 1 del mondo. Il ritorno con il suo vecchio allenatore Marian Vajda gli ha permesso di essere ancora al top fisicamente e di ritrovare la cattiveria che lo ha sempre contraddistinto.

Voto 9 all’infinito Rafa Nadal

Insieme a Djokovic è il vero trionfatore della stagione. Sì perché con tutti gli infortuni che ha avuto aver finito la stagione nella seconda posizione del ranking è straordinario. Ha saltato o abbandonato tutti i tornei sul cemento, tranne Cincinnati dove ha vinto. Ha come sempre dominato la stagione sulla terra. A Wimbledon ha perso in semifinale contro Djokovic al quinto set in quella che è stata la finale anticipata. Inchiniamoci di fronte a a questo incredibile campione.

Tennis, il pagellone: voto 8 al ritorno di Del Potro

Dopo tanta sfortuna, finalmente Delpo si è tolto delle soddisfazioni. Ha vinto il suo primo Master 1000 in carriera, a Indian Wells contro Federer. È tornato in finale agli US Open, salvo poi doversi arrendere a Djokovic. L’argentino ha chiuso l’anno al 5° posto della race, peccato per l’infortunio che lo ha costretto a saltare gli ultimi tornei della stagione. Ma Del Potro, tennista che ha combattuto mille battaglie, non solo sportive, ha già affermato che cercherà di esserci agli Australian Open. E noi ci speriamo, perché la “Torre di Tandil”, con quel gioco potente, dà sempre spettacolo.

Voto 7 alla dedizione di Isner e Anderson

Il primo ha 33 anni, il secondo ne ha 32, ed entrambi quest’anno hanno ottenuto i migliori risultati della carriera. Entrambi alti più di due metri, sono per la prima volta approdati alle ATP Finals. L’americano ha vinto il primo Master 1000 della carriera ed è arrivato per la prima volta in semifinale di uno Slam. Il sudafricano ha trionfato per la prima volta in un 500 ed è arrivato in finale di Wimbledon, battendo in semifinale proprio Isner. Quest’ultima partita rimarrà nella storia come la semifinale più lunga di uno Slam. Il match è finito 26 a 24 per Anderson al quinto set, e in seguito a questo incontro, per una serie di problemi che si sono riscontrati, la direzione di Wimbledon ha deciso di porre sul 12 pari del quinto set il tie break.

Il pagellone di tennis di fine anno: voto 6 all’incostanza di Zverev e Federer

Per motivi di età anagrafica opposti i due campioni hanno avuto una stagione altalenante. Lo svizzero ha vinto l’Australian Open, ma ha perso malamente a Wimbledon ai quarti di finale contro Anderson dopo essere andato 2 set a 0 e agli Us Open è uscito al quarto turno contro Millman, onesto mestierante australiano ma nulla di che. Anche nei Master 1000 Federer ha faticato, non vincendone neanche uno.

Il tedesco invece soffre incredibilmente le prove dello Slam, dove si gioca al meglio dei 5 set. Se nei match due sue tre è uno dei migliori al mondo, avendo vinto quest’anno il Master 1000 di Madrid e le ATP FInals, negli Slam è irriconoscibile. L’età è dalla sua parte, ha solo 21 anni, e comunque è già numero 4 del mondo(è stato pure numero 3), ma l’anno prossimo nei Big 4 deve assolutamente fare un salto di qualità. Sascha ha tutti i mezzi per diventare il prossimo numero 1 del mondo, ma non sempre è perfetto dal punto di vista della strategia. Certamente Ivan Lendl, suo nuovo coach, lavorerà su ciò.

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