Legge 104: permessi articolo 33 e orari, nessuna fascia da rispettare

Pubblicato il 2 Maggio 2019 alle 06:33 Autore: Daniele Sforza

In merito ai permessi retribuiti previsti dall’articolo 33 della Legge 104 ci sono delle fasce orarie da rispettare per l’assistenza? Rispondiamo.

Permessi Legge 104 assistenza disabile, come possono essere usati?
Legge 104: permessi articolo 33 e orari, nessuna fascia da rispettare

Fasce orarie Legge 104


L’articolo 33 della Legge 104 del 1992 dispone i permessi retribuiti come agevolazioni per i beneficiari con handicap in condizione di gravità e per i familiari che li assistono. Li troviamo ai commi 2 e 3, dove si stabilisce che i beneficiari possono godere di 3 giorni di permessi retribuiti al mese (o 2 ore al giorno), a meno che la persona portatrice di handicap non sia ricoverata a tempo pieno. Ovviamente, il criterio principe per poter fruire di tale beneficio è l’assistenza al parente con handicap in situazione di gravità. A tal proposito, sono ancora vigenti i parametri di assistenza continuativa ed esclusiva e bisogna rispettare determinate fasce orarie per la funzione di caregiver (ad esempio, l’orario in cui si dovrebbe essere al lavoro)? Andiamo a chiarire.

Legge 104: permessi retribuiti, cosa deve fare il lavoratore

La Corte di Cassazione si è pronunciata più volte e con diverse sentenze sulla questione. Recentemente si è precisato che i criteri di assistenza continuativa ed esclusiva non sono necessari, per il semplice motivo che anche il lavoratore deve poter far fronte alle esigenze della sua vita quotidiana. Esigenze che sono impedite nell’eventualità in cui il soggetto si divida tra attività lavorativa e di caregiver per assistere il familiare disabile. In poche parole, nei giorni di permesso retribuito il lavoratore deve necessariamente svolgere attività di assistenza al familiare disabile, ma non solo.

L’assistenza non deve essere continuativa ed esclusiva, e neppure vincolata alla permanenza nel domicilio del familiare. Se si dovesse vedere il lavoratore impegnato in un giorno di permesso retribuito uscire per andare a fare la spesa, questi non sarebbe passibile di denuncia. Perché il soggetto ha tutto il diritto di svolgere dei compiti per il familiare con handicap, anche quello di fare commissioni per lo stesso. Non solo: il lavoratore, non avendo molto tempo per sé, può utilizzare una parte della giornata anche per sbrigare le sue pratiche. In poche parole, per se stesso.

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Legge 104: permessi retribuiti e orario assistenza

Naturalmente, lungi dall’andare a fare una gita o un weekend all’estero, perché in questo caso verrebbero meno i parametri che permettono la sussistenza dell’agevolazione. Ovvero, l’assistenza del familiare. Questo significa che la giornata può essere divisa tra l’aiuto al soggetto con handicap e il normale disbrigo delle pratiche inerenti alla propria vita quotidiana. La domanda legittima che ci si può porre è la seguente: esiste un orario di assistenza preciso da rispettare durante il giorno di permesso retribuito? La risposta è negativa.

La Legge potrebbe indurre a ritenere che il giorno di permesso retribuito debba essere utilizzato nell’attività di caregiving necessariamente durante le ore in cui si dovrebbe essere a lavoro. In pratica si andrebbe a sostituire l’orario lavorativo con quello di assistenza. Questa presupposizione è però sbagliata. Semplicemente perché non è scritto da nessuna parte che ci sia un orario obbligatorio di assistenza. Ed è proprio questo concetto che la Cassazione ha spesso ripetuto nelle sue sentenze. Venendo meno anche il carattere di continuità ed esclusività, vien da sé che non vi è alcuna fascia oraria da rispettare in merito all’assistenza del familiare disabile.

Un obbligo, però, c’è ed è quello di dedicare una buona parte della giornata al parente con handicap, perché è questo il perno centrale che dà diritto al beneficio. Prendere un giorno di permesso retribuito e non svolgere neanche un minuto durante la giornata di assistenza, significherebbe truffare la propria azienda e lo Stato.

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L'autore: Daniele Sforza

Romano, classe 1985. Dal 2006 scrivo per riviste, per poi orientarmi sulla redazione di testi pubblicitari per siti aziendali. Quindi lavoro come redattore SEO per alcune testate online, specializzandomi in temi quali lavoro, previdenza e attualità.
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