Brexit, ultime notizie: per la Ue il piano Barnier non è rinegoziabile

Pubblicato il 1 Febbraio 2019 alle 15:28 Autore: Michele Mastandrea

May vince nuovo voto su backstop, ma per la Ue l’accordo sulla Brexit non è rinegoziabile. Il 13 febbraio la premier inglese tornerà ai Comuni.

Brexit, ultime notizie: per la Ue il piano Barnier non è rinegoziabile
Brexit, ultime notizie: per la Ue il piano Barnier non è rinegoziabile

La notizia sembrava aver ridato forza a chi credeva nella possibilità di un nuovo accordo tra Gran Bretagna ed Ue sulla Brexit. La premier britannica May aveva infatti appena vinto un nuovo voto parlamentare, voto che dava il via libera all’approvazione da parte dei Comuni del piano Barnier. Ciò, però, a patto di ottenere una sostanziale modifica sul tema della frontiera nordirlandese, il cosiddetto backstop.

Ma dopo solo poche ore dal voto vinto dalla May ai Comuni, dalle istituzioni europee è arrivato un secco rifiuto all’ipotesi di rinegoziare il piano. Per Juncker, presidente della Commissione UE, quello negoziato è il migliore e l’unico accordo possibile. Tradotto, non ci sarà nessun passo indietro sul backstop.

Brexit, ultime notizie: continua lo scontro sul backstop

Per la UE la frontiera deve rimanere aperta nonostante la Brexit, venendo incontro alle esigenze espresse dalla Repubblica d’Irlanda e dalla comunità economica internazionale. Per gli hard-brexiteers, invece, la frontiera dovrebbe tornare ad essere “dura”. Ciò al fine di evitare un quadro in cui a tempo indefinito la Gran Bretagna rimarrebbe dentro l’Unione Doganale Ue. Uno scenario, il secondo, che potrebbe mettere a rischio, oltre che il commercio, anche la stabilità politica derivante dagli accordi di pace del 1998.

La situazione sembra dunque non aver registrato passi avanti significativi. Entrambe le parti sembrano intenzionate a tirare dritto, nell’attesa che l’altra ceda qualcosa. Uno scenario che spiega il sostanziale immobilismo esistente di fatto. Il quadro è infatti invariato, mentre mancano ormai solo due mesi alla data fissata per l’uscita della Gran Bretagna dalla UE. Quest’ultima continua a dichiararsi pronta ad ogni scenario, no deal incluso. Ma anche da parte britannica si inizia a ragionare su temi che sembravano tabù. Il ministro degli esteri britannico Hunt ha per la prima volta fatto adombrare la possibilità di un rinvio della data del 29 marzo nell’eventualità di negoziazioni future maggiormente produttive.

Brexit, ultime notizie: un tema di campagna elettorale UE

Il tema Brexit si inserisce inoltre nell’attuale campagna elettorale UE, complicando le cose per May. Sono di ieri le dichiarazioni del presidente francese Macron, per le quali l’attuale piano per la Brexit non è rinegoziabile. Dichiarazioni coerenti con il nuovo trattato firmato da Francia e Germania ad Aquisgrana. Trattato improntato, soprattutto da un punto di vista retorico, ad una maggiore unità dell’Unione Europea. Qualcosa che implica anche una certa durezza nei confronti dei desiderata britannici, per dare un colpo a qualunque eventuale futura volontà secessionista di altri stati dell’Unione.

Da qui al 29 marzo dunque l’Unione Europea non sembra voler concedere alcuna sponda politica a May. La premier è sempre più vittima del fuoco incrociato della fronda hard-brexiteer del suo partito da un lato, e dell’inflessibilità della UE dall’altro. D’altro canto, per May provare a trattare con la Ue è l’unica mossa possibile per uscire dall’impasse in cui si trova attualmente. Impasse in cui l’aveva spedita il voto negativo dei Comuni alla ratifica del piano lo scorso 15 novembre.

Brexit, ultime notizie: 13 febbraio May di nuovo ai Comuni

Uno stallo che continua a provocare le reazioni non solo della parte della popolazione inglese che chiede un nuovo referendum sulla Brexit, ma anche della comunità economica del paese. Per Adam Marshall, direttore generale delle Camera di Commercio britannica, “il governo e il parlamento continuano a girare in tondo, mentre le imprese e la popolazione avrebbero urgente bisogno di risposte”.

Per Jeremy Corbyn, leader dell’opposizione laburista, non si capisce “quali siano le soluzioni alternative immaginate dalla May per risolvere la questione della frontiera nordirlandese”. Il 13 febbraio May dovrebbe tornare in Parlamento a rendere conto di eventuali progressi. Una sola cosa è certa: il tempo stringe, sempre di più.

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L'autore: Michele Mastandrea

Nato nel 1988, vive a Bologna. Laureato in Relazioni Internazionali all'università felsinea, su Termometro Politico scrive di politica estera ed economia.
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