Brexit ultime notizie: cosa prevede l’accordo con l’Ue?

Pubblicato il 15 Novembre 2018 alle 14:45 Autore: Michele Mastandrea
Brexit ultime notizie: cosa prevede l’accordo con l’Ue?

Brexit ultime notizie: cosa prevede l’accordo con l’Ue?

C’è un accordo tra il governo del Regno Unito e l’Unione Europea in merito alla Brexit. Se negli ultimi mesi erano circolate con insistenza ipotesi di indizione di un secondo referendum, queste vengono messe a tacere dalla bozza promossa dal governo May. Una bozza di circa cinquecento pagine, che non ha raccolto  – per dirla con un eufemismo – consensi unanimi, nemmeno all’interno dello stesso governo.

Entrambe le parti, Regno Unito ed Unione Europea, giudicano positivo l’accordo raggiunto. “Giusto ed equilibrato, assicura le frontiere dell’Irlanda e getta le basi per un’ambiziosa relazione futura”. Così si è espresso il capo-negoziatore dell’Unione Barnier. Per la May, che ha parlato dopo le cinque ore di riunione del Consiglio dei Ministri, l’alternativa sarebbe stata “tornare alla casella numero 1”, ovvero rischiare di non dare attuazione all’esito del referendum del 2016.

Brexit ultime notizie: il caos tra i Conservatori

L’accordo dovrà essere sottoposto per la ratifica alla Camera dei Comuni, il Parlamento britannico, probabilmente il 6 dicembre. Tuttavia, ha già portato alle prime conseguenze. Si sono dimessi infatti  sia il Ministro per la Brexit Raab, sia il Sottosegretario per i rapporti con l’Irlanda del Nord Vara, sia la Ministra per il Lavoro e le Pensioni McVey.

Nel Partito Conservatore non tira una buona aria. Il Partito era da tempo polarizzato intorno al tipo di Brexit da perseguire. Da un lato, l’ala degli hard-brexiteers, dall’altro quella dei Tories pro-Remain. Nel mezzo, la maggioranza del Partito, che ora dovrà appoggiare con il voto parlamentare la proposta della premier Theresa May. Al momento, sembra che i numeri per l’approvazione in Parlamento non ci siano.

Le dimissioni di Raab (secondo ministro per la Brexit a dimettersi dopo David Davis ), di Vara e di McVey sono giustificate principalmente dalle clausole riguardanti l’Irlanda del Nord, da sempre tema caldissimo nel panorama politico britannico. In gioco c’è la previsione dell’accordo per la quale l’Irlanda del Nord di fatto rimarrebbe all’interno del mercato unico europeo, a differenza di Inghilterra, Galles e Scozia che sarebbero integrate in una unione doganale con la Ue sul modello già in applicazione tra UE e Turchia.

Brexit ultime notizie: la questione nordirlandese

In caso contrario, si sarebbe dovuto provvedere all’istituzione di meccanismi molto duri di controllo alla frontiera tra Irlanda del Nord e Repubblica d’Irlanda (Eire), un’area caldissima per le note ragioni storiche. Di fatto, per Regno Unito e Irlanda del Nord si aprirà un periodo con due status differenziati in merito ai rapporti con la UE. Una soluzione indigesta per il partito nordirlandese unionista DUP,  tra l’altro decisivo con i suoi 10 voti per la tenuta della maggioranza di governo May. Voti che difficilmente arriveranno se questa sarà la bozza di accordo, che secondo il DUP viola le promesse di May al partito.

La discussione parlamentare si annuncia dunque molto calda. E’ probabile che si possano registrare ulteriori defezioni all’interno dei Tories, anche all’interno della compagine ministeriale. Tanti ministri infatti sarebbero in aperto scontro con la linea di May. Alcuni avrebbero pensato anche alla promozione di una mozione di sfiducia, poi rientrata, durante la riunione di ieri.

Tra le reazioni va sottolineata quella dell’ex leader dell’Ukip Nigel Farage, tra i principali promotori e sostenitori della Brexit, che ha parlato di “peggior accordo della storia”. L’Ukip si è sciolto nei mesi successivi alla vittoria referendaria, con i suoi membri di fatto confluiti nell’ala degli hard-brexiteers dei Conservatori. I rappresentanti più duri di quest’area, l’ex sindaco di Londra Boris Johnson e l’astro nascente del Partito Jacob Rees-Moog, hanno già duramente attaccato i termini dell’accordo.

In una dichiarazione, anche Jeremy Corbyn, leader dei Laburisti, ha parlato di un accordo non in linea con gli interessi del paese. Dichiarando così la sua indisponibilità a far arrivare i voti che potrebbero servire alla May per fare approvare l’accordo anche in presenza di defezioni interne alla sua maggioranza.

Brexit ultime notizie: le prossime tappe

I leader dell’Unione Europea si incontreranno in un vertice straordinario il prossimo 25 Novembre alle 9.30 per analizzare i contenuti dell’accordo. Questa dovrebbe essere dunque la giornata decisiva per la fine del percorso, in mancanza ovviamente di ulteriori novità da Oltremanica che rimettano in dubbio i contenuti dell’accordo.

La scadenza del 29 Marzo 2019 è quella ultima per finalizzare la Brexit da parte delle rispettive istituzioni contraenti. Dal giorno dopo, in termini procedurali, partirà un periodo transitorio di 21 mesi in cui il Regno Unito dovrà continuare a ottemperare alle regole Ue senza però avere alcun potere nei consessi decisionali. Il periodo transitorio finirà dunque con l’inizio del 2021, quando il Regno Unito sarà in tutto e per tutto un paese terzo.

L’accordo sembra molto più una “vittoria” per la UE che per la Gran Bretagna. Ad esempio, sembrerebbe essere di fatto mantenuta a tutti i livelli, fino al 2021 e a eventuali nuove disposizioni, la libertà di circolazione dei cittadini UE nel Regno Unito. Inoltre, Londra dovrà pagare una penale di circa 50 miliardi di euro in merito ad impegni già presi con le istituzioni comunitarie. Molte delle clausole sono peggiorative per il Regno Unito rispetto alla bozza di accordo raggiunta l’8 Dicembre 2017 tra May e Juncker.

Negli scorsi mesi in molti anche dentro il Regno Unito avevano avallato l’ipotesi di un nuovo referendum pro-Remain, soprattutto in quella Londra dove è presente la City, ovvero il cuore della finanza britannica. Londra ha ospitato di recente una manifestazione molto numerosa a sostegno dell’ipotesi di un secondo referendum. La divisione tra aree urbane e aree rurali in merito alla Brexit fu decisiva per la vittoria dei Leave.

Michele Mastandrea

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L'autore: Michele Mastandrea

Nato nel 1988, vive a Bologna. Laureato in Relazioni Internazionali all'università felsinea, su Termometro Politico scrive di politica estera ed economia.
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