Il G20 di Pittsburgh: un breve resoconto

Pubblicato il 1 Ottobre 2009 alle 15:46 Autore: Luigi Zoppoli
sondaggi politici SWG, neoliberismo, manovra

Ma stabilità finanziaria vorrebbe anche dire affrontare la questione dei titoli tossici ancora in giro. Il FMI stima la cifra delle perdite globali inputabili alla crisi in 3.400 miliardi di Dollari, in miglioramento rispetto ai 4.000 delle precedenti previsioni. Ma è la medesima istituzione che stima in altri 1.500 miliardi di dollari le svalutazioni residue, si fa per dire, a cui il sistema bancario dovrà dar corso. E nel silenzio rimane anche la questione del TBTF Too Big To Fail e di certo senza escludere le banche europee di levatura continentale se non mondiale. Un atto concreto e di buon senso, al G20 di Pittsburgh o a Bruxelles sarebbe stato quello di strutturare adeguatamente rispetto alla realtà del mercato gli organismi di monitoraggio e controllo finora gelosamente custoditi a livello nazionale. E, beninteso, sempre con la bandiera dell’etica sul pennone più alto a cui l’Ecofin di questi giorni ha aggiunto l’avidità tanto per non farci mancare nulla. Ma di intervento politico incisivo neppure l’ombra. E c’è da sperare che ci metta una pezza il Governatore Draghi nel ruolo di Presidente del Financial Stability Forum il cui lavoro non garantisce affatto che l’autorità politica se ne serva per incidere sul problema. Insomma se la politica si è caricata dell’onere di interventi colossali a sostegno delle economie quasi dappertutto, di certo in alcuni casi ha colto prontamente l’occasione per riaffermare un primato che mai nessuno le ha negato o le negherebbe se non si connotasse come dirigismo para-sovietico.

Non c’è dubbio che è più facile largheggiare con i soldi dei contribuenti che andare ad incidere sul sistema finanziario, eppure è preciso dovere della politica dotarsi di regole e sistemi di monitoraggio che riescano a prevenire i rischi che, prima dell’esplodere della crisi non sono stati neppure immaginati dalle autorità PUBBLICHE ed ISTITUZIONALI a ciò PREPOSTE. Vale la pena anche sottolineare che al G20 si è preso atto che l’uscita dalla crisi lascerà per strada posti di lavoro a milioni promettendo strategie d’uscita lunghe e dolorose. E costose in termini di quattrini e costi sociali. Pittsburgh ha viceversa presentato qualche aspetto positivo per quanto riguarda le politiche ambientali ed è augurabile sia una piattaforma di lancio per la Conferenza di Copenaghen. Il mutamento radicale dell’amministrazione Obama rispetto alle precedenti impostazioni, le aperture del leader Cinese Hu Jin Tao sono un buon viatico. Non c’è dubbio che lo scopo della riduzione delle emissioni nocive può essere un volano di crescita, di innovazione e di creazione netta di nuovi posti di lavoro per l’economia. L’opzione ‘verde’ dei grandi leader non ha avuto come grembo il G20 così come l’enfasi sulla disoccupazione è una mera presa d’atto, rendono plausibili domande sull’effettività del ruolo di governance mondiale cui il G20 aspira. Ed a nulla rileva che il G20 abbia sostituito il G8 al quale sono stati attribuiti compiti diveri. Un soffio di significatività novità in termini politici, arriva dalla Germania ed è rappresentato dal successo sonante del FDP di Guido Vesterwelle. E’ il partito liberale tedesco, liberale ma sensibile allo spirito del tempo che impone di tener presente che le opinioni pubbliche, i cittadini richiedono sicurezze.

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