Spagna: non passa legge di bilancio, si va verso elezioni anticipate

Pubblicato il 14 Febbraio 2019 alle 15:22 Autore: Michele Mastandrea

Spagna: non passa legge di bilancio, si va verso elezioni anticipate ad aprile. La questione catalana, l’ascesa della destra, il tema delle alleanze future

Spagna: non passa legge di bilancio, si va verso elezioni anticipate
Spagna: non passa legge di bilancio, si va verso elezioni anticipate

Non ha raccolto l’approvazione del Parlamento spagnolo la proposta di legge finanziaria per il 2019. Questa era stata proposta dal governo di minoranza attualmente in carica. L’esecutivo è guidato dal premier socialista Pedro Sanchez. Sembra così emergere l’ipotesi di nuove elezioni politiche in Spagna. Elezioni che andranno a svolgersi in un panorama istituzionale sempre più frammentato.

A causare la sconfitta del governo è stato soprattutto il mancato assenso da parte delle forze indipendentiste di Catalogna. A contare è stata l’apertura del processo contro diversi ex politici ed attivisti, così come le nuove proteste di piazza pro e contro il percorso indipendentista catalano. Questi fatti hanno infatti polarizzato fortemente il dibattito e legato in maniera inestricabile i diversi temi.

A votare no alla bozza di bilancio, dopo il rifiuto del governo di ragionare su un nuovo referendum e su nuovi percorsi finalizzati all’autodeterminazione di Catalogna, non sono state così solo le forze di centro ed estrema destra. Bensì anche i partiti indipendentisti catalani, Erc e PdeCat.

Spagna, braccio di ferro tra governo e indipendentisti

Il ministro delle Finanze Maria Jesus Montero aveva prima del voto dichiarato che il governo non si sarebbe fatto ricattare da nessuno sul tema del bilancio. Quim Torra, presidente del parlamento catalano, aveva invece richiesto a gran voce un nuovo referendum e definito il processo agli indipendentisti “un attacco alla democrazia e ai diritti umani”. La sconfitta del governo è l’esito di questo braccio di ferro.

A favore della bozza invece, oltre al Psoe, anche i parlamentari di Podemos. Il totale è di 191 no contro soli 158 si ed una astensione. Esito probabile della crisi sarà dunque un nuovo voto. Questo è richiesto soprattutto dall’opposizione, che per via dei suoi portavoce Casado (PP) è Rivera (Ciudadanos) ha chiesto di mettere fine a quella che considerano “una agonia”. Sanchez però al momento non ha ancora aperto la crisi di governo. Dovrebbe annunciare le sue decisioni venerdì, dopo una serie di riunioni che faranno il punto della situazione.

Spagna, si va verso nuove elezioni ad aprile

La scadenza naturale della legislatura è prevista per il 2020. Sanchez è al potere da giugno, quando formò un governo di minoranza in seguito al voto di sfiducia parlamentare nei confronti del premier di allora Mariano Rajoy. Le prossime elezioni potrebbero essere convocate intorno alla seconda metà di aprile. Ma c’è anche l’ipotesi che si tengano a maggio in contemporanea con le elezioni europee.

La Spagna, quarta economia europea, rischia di contribuire fortemente alla spinta euroscettica in Europa attraverso i risultati potenziali del neonato partito Vox. Un partito fortemente nazionalista, fortemente ostile all’immigrazione e nostalgico di molti aspetti della dittatura franchista. In teoria, Vox, Partido Popular e Ciudadanos potrebbero governare insieme, replicando quanto sta avvenendo da qualche settimana in Andalusia.

In vantaggio nei sondaggi, in termini assoluti, rimangono però i socialisti. Come dichiarato prima del voto sul bilancio, Sanchez sembra puntare in chiave elettorale sul doppio attacco a forze di destra ed indipendentisti. Accusati rispettivamente di volere “una Spagna divisa ed una Catalogna divisa”.

Basterà per vincere la competizione? Dipenderà soprattutto dalle scelte che faranno da un lato Podemos rispetto ad un’alleanza con il PSOE. E dall’altro le forze conservatrici rispetto alla possibilità di un patto per un governo futuro in coalizione. Qualcosa che all’oggi sembra tuttavia difficile da replicare su scala nazionale.

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L'autore: Michele Mastandrea

Nato nel 1988, vive a Bologna. Laureato in Relazioni Internazionali all'università felsinea, su Termometro Politico scrive di politica estera ed economia.
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