Reddito di cittadinanza: 50 euro ai disabili. Ecco le modifiche al decreto

Pubblicato il 15 Marzo 2019 alle 10:18 Autore: Emilia Missione

Presentati in Commissione Lavoro e Affari sociali gli emendamenti del governo al reddito di cittadinanza. Previsti 50 euro in più per famiglie con disabili.

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Reddito di cittadinanza: 50 euro ai disabili. Ecco le modifiche al decreto

Continua l’iter parlamentare del cosiddetto Decretone, il provvedimento del governo contenente le misure per reddito di cittadinanza e quota 100. Atteso lunedì prossimo, 18 marzo, in Aula a Montecitorio, il decreto è ora al vaglio della Commissione Affari Sociali e Lavoro della Camera. Tra gli emendamenti al vaglio delle commissioni riunite, una modifica presentata dal governo permetterà alle famiglie con uno o più disabili a carico di ricevere 50 euro in più nel calcolo del reddito di cittadinanza. Modificato anche il tetto del patrimonio mobiliare.

Reddito di cittadinanza: il ricalcolo della scala di equivalenza

La modifica al reddito di cittadinanza presentata dal governo ha l’obiettivo di “favorire l’accesso e incrementare il beneficio di nuclei in cui siano presenti persone con disabilità grave o non autosufficienti”. Grazie al ricalcolo della scala di equivalenza, i nuclei familiari con almeno quattro componenti maggiorenni, di cui uno disabile, potranno beneficiare di un reddito mensile di 1.380 euro al mese. Con un incremento sull’assegno, rispetto a quanto stabilito fin qui, di 50 euro. Inoltre, viene modificata il tetto del patrimonio mobiliare utile per accedere al reddito. Si passa dalla soglia di 5mila euro ad una di 7.500 euro in più per ciascun componente affetto da disabilità.

Più fondi alle famiglie con disabili: le risorse

Il costo della modifica al provvedimento è di 12,8 milioni per l’anno in corso e di 16,9 mln nel 2020. Cifre che resteranno sostanzialmente stabili anche nei due anni successivi: 17 mln sono previsti per il 2021, 16,9 mln nel 2022 e 2023. Queste risorse, come si legge nella proposta, potrebbero essere trovate attingendo al fondo per la riforma dei centri per l’impiego, nei primi due anni. Dal terzo anno in poi graverebbero direttamente sul Fondo generale che finanzia il reddito di cittadinanza.

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L'autore: Emilia Missione

Giornalista professionista, classe '90. Ho lavorato a SkyTg24 e come public affairs consultant. Amo la politica, le parole e le gonne di tulle. Ma non in questo ordine.
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