Chiacchiere e tabacchiere di legno il Banco di Napoli non le prende in pegno

Pubblicato il 3 Marzo 2010 alle 10:42 Autore: Luigi Zoppoli
sondaggi, PMI: piccole e medie imprese

Si parla anche di Italia nel rapporto della BSI e nell’articolo del Sole 24 Ore (linkato) il quale sostiene che, per fortuna, l’Italia è fuori dai PIGS avendo prospettive migliori. Rimane il fatto che per l’Italia il peso crescente della spesa pensionistica sul PIL ha imposto di prelevare 60 Miliardi 60 di € dalla fiscalità generale per destinarli alla previdenza. E questo a prescindere dalla valenza della cosiddetta riforma di tremonti di cui parlano i Prof. Tito Boeri ed Agar Bugiavini nell’articolo su La Voce dal significativo titolo La riforma che vale quanto Kakà e, aggiungo che taglia fuori i giovani da un decente futuro pensionistico.

Rimane il fatto che l’Italia è in una obiettiva situazione di debito elevato, deficit e bassa crescita quindi esposta al contagio di tempeste finanziarie ed innalzamento dei tassi di interesse che rischierebbe di essere traumatico. Sia chiaro che l’intento non è quello di drammatizzare. La moda di ignorare o nascondere i rischi sia pure potenziali che possono presentarsi significa semplicemente rinunciare a capire “Cosa rischia ora l’Italia” (scritto dal Prof. Zingales). Il dramma del debito, della bassa crescita, della difficoltà a cogliere le opportunità offerte dalle potenzialità di sviluppo del mezzogiorno, la bassa produttività sono purtroppo problemi endemici le cui responsabilità sono tanto antiche e diffuse da rendere inutile ogni colpevolizzazione. Oggi, qui ed ora, senza fare professione di ottimismo o di pessimismo, ha senso solo rispondere serenamente ed onestamente ad una domanda: non essendo cambiato nulla, e sono passati inutilmente due anni di nuovo governo, perché mai la crescita del dopo-crisi potrebbe o dovrebbe essere superiore a quella asfittica ed insufficiente del pre-crisi?

Non è tempo di tatticismi, non è  tempo di operare in funzione di scadenze elettorali di cui tener conto a fini elettoralistici. E’ invece il tempo della responsabilità, della presa d’atto di ciò che non funziona, delle soluzioni drastiche e di lunga prospettiva. Più che mai, al governo incombe l’onere di agire per il futuro del paese.