Comunicazione politica nell’era digitale: recensione libro di Tommaso Longobardi

Pubblicato il 29 Marzo 2019 alle 15:55 Autore: Guglielmo Sano

In occasione dell’uscita del suo libro “Comunicazione politica nell’era digitale” abbiamo intervistato l’esperto di nuovi media Tommaso Longobardi

Comunicazione politica nell'era digitale: recensione libro di Tommaso Longobardi
Comunicazione politica nell’era digitale: recensione libro di Tommaso Longobardi

Il 4 marzo scorso, in occasione delle ultime elezioni Politiche, non è cominciata una rivoluzione; in realtà, un cambiamento epocale già avvenuto si è mostrato con tutta la sua forza. Più di tutto hanno pesato sull’affermazione di Movimento 5 Stelle e Lega di un anno fa le modalità con cui i due partiti hanno affrontato la campagna elettorale sui social. Facebook, Twitter e Instagram, forse per la prima volta, più di comizi, visite da un capo all’altro dello Stivale e apparizioni in Tv, hanno contribuito ad un successo elettorale. Molti non se l’aspettavano, invece, molti altri avevano capito già da tempo quanto stava per succedere. Tommaso Longobardi è uno di questi.

Nel suo ultimo libro “Comunicazione Politica nell’era digitale”, recentemente pubblicato da Nazione Futura, oltre ad analizzare il processo che ha portato, appunto, all’affermazione di Carroccio e 5 Stelle, l’autore spiega come la comunicazione adottata dai due partiti stia modellando un nuovo modo di fare politica ma non solo. Traendo spunto dal paese “reale” (che sempre più si esprime attraverso i social, è un dato di fatto), Salvini e Movimento si sono posti alla guida dei profondi cambiamenti che la società italiana stava covando ormai da anni.

Che si sia d’accordo con loro o meno, che li si sostenga o no, la loro “presenza” in rete sta imponendo a tutti gli italiani una scelta e una riflessione continua con buona pace della “vecchia” politica ancora lontana dal trovare la soluzione ai suoi problemi di comunicazione (anche se una “ricetta” ci sarebbe secondo l’autore). Di questo è molto altro, parallelamente all’uscita del libro, abbiamo parlato in questi giorni proprio con Tommaso Longobardi che ci ha anche rilasciato un’intervista.

Con poche parole è riuscito a rendere un’analisi profonda delle strategie mediatiche di Salvini e M5S; le sembra che, nonostante alcuni tratti siano mutuati da esperienze estere e soprattutto americane, questa volta la politica italiana stia insegnando qualcosa agli altri?

Più che la politica italiana, la comunicazione politica italiana. Credo che all’estero siano in molti a essere interessati al modello Salvini-M5S. Da una parte vedono il politico più seguito su Facebook in Europa che ha portato un partito da percentuali bassissime oltre il 30%, dall’altra un partito arrivato al governo costruendo la propria struttura politica in rete.

“Se ne parli bene o se ne parli male: l’importante è che se ne parli”; il vecchio adagio sembra avere ancora valore, tuttavia, si può dire che con il suo libro vuole superare questo paradigma o piuttosto vuole arricchirlo?

Credo che il principio rimanga sempre valido e che anzi, con la rete sia ancora più valevole. Ieri seguendo questo paradigma si aveva solo l’effetto mediatico di risonanza, oggi a questo si aggiunge l’aumento dell’engagement dei propri profili Social.

Ponendo che ogni strategia efficace ha degli effetti collaterali o, addirittura, un rovescio della medaglia: in che modo quelle di Salvini e M5S, finora vincenti, gli si potrebbero ritorcere contro?

Per quanto riguarda Salvini, credo che l’effetto collaterale principale possa essere, in relazione alla sua costante presenza sui Social – tra piatti di pasta e attimi di vita quotidiana – quello di perdere attenzione da parte degli utenti che prima o poi potrebbero stancarsi di interagire con la stessa tipologia di contenuti. Per evitare questo problema starà sicuramente al responsabile della comunicazione digitale rinnovare lo stile e il modello comunicativo.

A proposito della comunicazione dei 5 Stelle invece, gli effetti collaterali li hanno già riscontrati dalla prova governativa. Il linguaggio populista, peculiare alla narrazione del Movimento (anche se conservato tuttora nella loro linea comunicativa), si è scontrato con il linguaggio istituzionale e per alcuni esponenti ha provocato un blocco nella comunicazione. Cosa riscontrabile monitorando il cambiamento di comunicazione di molti esponenti del 5 Stelle tra prima e dopo la formazione del governo.

Una strategia comunicativa efficace è ancora più importante in una campagna elettorale permanente; in vista delle prossime Europee come potrebbero cambiare quelle di Salvini e M5S? C’è da attendersi un semplice consolidamento dei meccanismi collaudati?

Sicuramente conserveranno le strategie già utilizzate nelle passate campagne elettorali, tuttavia credo che entrambi tenteranno di utilizzare canali non ufficiali per attaccarsi a vicenda, visto che essendo al governo insieme difficilmente potranno attaccarsi direttamente.

Facciamo un gioco: per un giorno è il responsabile della comunicazione di un partito di opposizione – Pd e Forza Italia – cosa cambierebbe? Per prima cosa troverebbe un “nemico” come scrive nel suo libro?

Assolutamente sì, entrambi i partiti denotano un evidente smarrimento sul piano comunicativo. In quest’ultimo anno non sono riusciti a identificare un nemico comune efficace che unisse il loro potenziale elettorato. Con tutta la comprensione possibile, ma utilizzare un nemico come il “fascismo” nel 2019 quale target elettorale può colpire?

In un giorno non si riuscirebbe a fare molto naturalmente, perché il problema è sostanziale. Se fossi il loro responsabile della comunicazione però, per prima cosa analizzerei i feedback ricevuti nelle precedenti campagne, cosa che dovrebbe far capire quanto alcune tematiche non arrivino all’elettore medio, di qualsiasi orientamento politico sia quest’ultimo. E in relazione all’analisi costruirei una nuova narrazione.

Tuttavia non credo che il problema di questi partiti sia relativo al lavoro dei comunicatori, che probabilmente avranno anche identificato i problemi relativi allo storytelling, quanto sulle scelte politiche che poi si ripercuotono sul piano comunicativo.

Credo che semplicemente alcuni partiti, per mancanza di battaglie politiche sottratte da altri movimenti, si siano rinchiusi essenzialmente in una bolla comunicativa e che di conseguenza riescano a comunicare solo a piccoli bacini di elettori.

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L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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