Capitalismo relazionale, oligarchie ed opacità economica

Pubblicato il 17 Maggio 2010 alle 12:50 Autore: Luigi Zoppoli
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Il sistema italiano era costituito da grandi banche tutte pubbliche, da banche popolari occupate dalla politica e da banche minori e cooperative. Oggi, a seguito di vari interventi legislativi e dell’azione di Bankitalia, il sistema è rivoluzionato ed è presidiato dalla Fondazioni Bancarie grandi azioniste di grandi banche ma anche di medi e piccoli istituti i cui consigli di amministrazione sono figli del territorio e segnatamente delle istituzioni locali e quindi politiche e per questa via politiche fino a livello partitico nazionale. La querelle è tornata all’attenzione negli ultimi due anni, quando il governo Berlusconi attraverso il ministro Tremonti, nell’ottica di ristabilire il primato della politica ha posto in essere una serie di iniziative che hanno “indotto” le banche ad essere partecipi di moratorie, rinegoziazioni di mutui ed altre iniziative politiche e quindi estranee al loro DNA resistendo solo ai Tremonti Bonds. Su questo si potrebbe a lungo discutere ma non è questa la sede. Si è aperta una stagione nella quale l’attenzione della politica per banche ed assicurazioni si è fortemente riacutizzata. Per averne contezza, senzxa voler aggiungere chiose né commenti, è chiarificatore del metodo un articolo de l’Espresso Il network di Tremonti piuttosto che le note dichiarazioni di dirigenti della Lega circa la loro Volontà di inserire loro uomini nelle fondazioni e quindi nelle banche. Segnatamente, non si può non far menzione del fatto che la Fininvest, facente capo al Presidente del Consiglio ha fatto il suo ingresso in Mediobanca entrando nel patto di sindacato attraverso la persona di Marina Berlusconi. E, come sopra ribadito, Mediobanca è azionista di riferimento di Assicurazioni Generali dove si è appena insediato come Presidente Cesare Geronzi, discusso Presidente di Mediobanca. Le velleità politiche per il mondo finanziario, non sono solo del centro-destra. Per le vicende relative a Banca Intesa, si è dimostrato che il centro-sinistra non è secondo a nessuno. Basti osservare le vicende della Fondazione San Paolo grande azionista di Banca Intesa.

Ma Mediobanca e Generali, vero crocevia del potere bancario e finanziario economico, rende emblematico il ruolo della politica per la nomina di Cesare Geronzi a presidente delle Generali.

Questi, quale presidente di Capitalia era rimasto ‘impigliato’ in indagini giudiziarie relative alle vicende Cirio, Parmalat, Italcase, BiBop con accuse di bancarotta e di altro genere. Uscito bene da alcune vicende, Geronzi rischia ancora per le vicende in corso per le quali la normativa impone requisiti di onorabilità rispetto ai quali si porrebbe la questione incompatibilità con la Presidenza di Mediobanca. Le medesime normative esistono per il mondo assicurativo ma più tenui, sicchè la Presidenza di Generali sarebbe più tranquilla da questo punto di vista. Ma in sede di Ministero dell’Industria ora in Interim affidato al Presidente del Consiglio, sono (o sarebbero) in corso di preparazione norme più stringenti anche per i manager delle imprese di assicurazione che di nuovo metterebbero a rischio la presidenza di Geronzi alle Generali. Accade, casualmente che il ministero al “nobile scopo e disinteressato” di non turbare le assemblee degli azionisti, pospone la firma del decreto con le nuove rigorose norme sull’onorabilità a Giugno 2010 con la casuale precisazione che le norma varranno per gli amministratori nominati DOPO l’entrata in vigore della norma.

Ma perché le oligarchie, i gruppi di potere ed i meccanismi di cooptazione sono o potrebbero essere dannosi? Intanto per ragioni di principio. Nelle democrazie liberali, dove c’è o dovrebbe esserci il mercato, la trasparenza, la linearità delle decisioni è un requisito indispensabile e pre-giuridico ad evitare, per l’appunto le oligarchie autoreferenziali. Per le stesse ragioni, si tende ad evitare i conflitti di interesse inevitabili quando una medesima persona è amministratore di due società concorrenti o anche appartenenti al medesimo gruppo finanziario. Le autorità di vigilanza teoricamente indipendenti, sono istituzioni finalizzate a garantire, per l’appunto, terzietà e trasparenza a tutela del mercato e dei consumatori e di tutti gli interessati.

La lettura del rapporto rende evidente il problema riferito alle grandi società quotate ed analizza il fenomeno relazionato al mondo della bancassicurazione. Nella realtà esso è molto più esteso e ramificato.

Non polemicamente, ma come dato di fatto, l’esempio più vistoso di conflitto di interessi di è quello del Presidente del Consiglio Berlusconi che si dispiega in molti settori dell’attività economica e finanziaria.

Ma a meglio comprendere il capitalismo relazionale valga l’esempio di quanto sta accadendo nell’ambito della Protezione Civile così come disvelato dalle indagini. Un gruppo di persone ha costruito un insieme di relazioni, ha intessuto una pluralità di rapporti reciproci personali e d’affari finalizzati al reciproco favore, alla garanzia di affari garantiti attraverso l’esclusione di altri piegando regole e normative alla propria convenienza.

Esempi se ne potrebbero fare a decine e sono favoriti dalla patologica intermediazione dello Stato che stende ovunque le sue metastasi garantendo agli accoliti ed agli affiliati rendite, prebende e protezione da ogni concorrenza al prezzo di favori, incarichi e tangenti sotto varie forme. A danno delle finanze pubbliche, dei contribuenti, della legalità e della trasparenza.