Eliseo, un ballottaggio tra mille insidie

Pubblicato il 25 Aprile 2012 alle 15:21 Autore: Matteo Patané

Dall’elettorato in fuga di Bayrou è facile vedere un primo flusso in direzione delle formazioni di destra. In effetti, se si considera l’area conservatrice nel suo insieme, si nota rispetto al 2007 un avanzamento dal 45,00% al 46,87%, quasi due punti in ingresso.
Entrando nel dettaglio dei partiti che compongono l’insieme, tuttavia, si notano andamenti nettamente discordanti tra loro: Sarkozy, espressione della destra moderata dell’UMP, perde un milione e settecentomila voti dal 2007 ad oggi, una caduta amarissima per un candidato che aveva tentato sia pure non sempre con successo di trasformare l’appuntamento elettorale in un referendum sulla sua persona.
Al contrario, è assolutamente rilevante l’avanzamento dell’estrema destra del Front National di Marine Le Pen, figlia ed erede del fondatore Jean-Marie. Oltre due milioni e mezzo di preferenze il saldo positivo del voto per il partito che ha fatto dell’euroscetticismo e delle politiche anti-immmigrazione la propria bandiera; un segnale sicuramente molto forte, e che lascia intendere come l’incantesimo che Sarkozy era riuscito a tessere sugli elettori di estrema destra nel 2007 ha perso il suo fascino: è infatti poco plausibile un passaggio diretto di voti dal MoDem al FN, pertanto la dinamica elettorale interna alla destra francese ha proprio visto un UMP progressivamente spostato – elettoralmente parlando – verso il centro, che mentre toglieva voti a Bayrou li perdeva verso la Le Pen.
In termini assoluti la destra francese conquista comunque 16.819.703 voti, circa trecentomila in più delle precedenti presidenziali.

Riconoscere anche nella sinistra una fase di avanzamento è forse più difficile, considerando il maggior numero di partiti che la compongono. Eppure la gauche passa dal 35,12% del 2007 al 43,75%: un bilancio complessivo di +8,64%, pari a due milioni e ottocentomila voti, che porta la sinistra d’oltralpe a quota 15.701.071 preferenze. Ancora sotto i conservatori, ma senza alcun dubbio un recupero notevolissimo rispetto a cinque anni fa.
Escludento il partito ecologista, che mostra un lieve incremento mantenendosi comunque su livelli estremamente bassi, sono due gli aspetti in cui può essere scomposta l’avanzata della gauche: da un lato si nota un incremento dei consensi del PS di oltre settecentomila voti, che porta la formazione di Hollande sopra la soglia psicologica dei dieci milioni di voti; dall’altro il risultato di Melenchon, pur se al di sotto delle aspettative, è notevole nella sua capacità di aggregazione della galassia di piccole formazioni a sinistra della realtà socialista, oltre che nella capacità di intercettazione dell’elettorato: il FdG totalizza infatti poco meno di quattro milioni di preferenze, da solo circa seicentomila in più di tutti i partiti di sinistra nel 2007 (meno Verdi e PS), prosciugando il bacino elettorale di NPA e LO e convogliandolo in questa nuova formazione che senza alcun dubbio giocherà un ruolo importante nel panorama politico francese del prossimo futuro. Malgrado la crescita dell’astensione, non è impossibile ipotizzare che nella crescita dei partiti di sinistra non vi sia solo un’avanzata verso il centro, ma anche – soprattutto per quanto riguarda Mélenchon – la capacità di richiamare al voto alcuni dei delusi del 2007.

Per comprendere al meglio i flussi elettorali di queste elezioni presidenziali, tuttavia, è necessario valutarne la correlazione in maniera più precisa proprio con i dati dell’astensione, cosa che a sua volta richiede un’analisi maggiormente dettagliata per area geografica.

Votanti e peso relativo delle regioni francesi
con differenze sul 2007

La tabella riportata indica il numero di votanti per ciascuna regione ed il rispettivo peso nel computo totale dei votanti del Paese, comprensivo di variazione dal 2007. Più che una fotografia dell’astensione, evidenzia quindi la variazione dell’astensione rispetto alla precedente tornata elettorale, in modo da fotografare quale sia l’elettorato più colpito da un raffronto diretto con i risultati a livello regionale.
Si evidenzia in primo luogo il crollo dell’affluenza a Parigi, che ne diminuisce il peso a livello nazionale di quasi un punto percentuale per un totale di poco meno di quattrocentomila voti in meno; al contrario presentano risultati molto positivi il Rhône-Alpes e la Provence-Alpes-Côte d’Azur in termini di minor calo dei votanti. Crolla quindi l’affluenza in una regione dove ha vinto Hollande e aumenta in due dove ha vinto Sarkozy? La spiegazione non è così semplice. Esaminando le dinamiche 2007-2012, infatti, si nota come nell’Île-de-France la destra non sia per nulla avanzata, avendo Sarkozy perso più di quanto abbia guadagnao la Le Pen: è evidente che è stata quindi quell’area ad essere maggiormente penalizzata dall’astensione. Analogamente, nelle due regioni sudorientali del Paese ad alcuni tra i maggiori exploit del FN, rendendo la formazione di estrema destra la maggior premiata dall’affluenza alle urne – o meglio dal suo minor calo.
Analisi su altre zone campione del Paese inducono a confermare il medesimo risultato: sia la maggiore che la minore fidelizzazione dell’elettorato nei confronti dell’astensione si trovano a destra, e rispettivamente in quella radicale ed in quella moderata. La sinistra conferma il proprio elettorato e avanza verso il centro, mentre quest’ultimo pare più sfaldarsi verso le due ali dello schieramento che verso l’area del non-voto.

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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