Gino Bartali ebrei: traccia maturità 2019 e come salvò 800 persone

Pubblicato il 19 Giugno 2019 alle 14:35 Autore: Daniele Sforza

Gino Bartali salvò molti ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale e per questo fu riconosciuto “Giusto tra le nazioni”. La traccia della Maturità 2019.

Gino Bartali ebrei
Gino Bartali ebrei: traccia maturità 2019 e come salvò 800 persone

Tra le tracce della prima prova dell’esame di Maturità 2019 spicca quella su Gino Bartali, che durante la Seconda Guerra Mondiale salvò molti ebrei dalle deportazioni, e che per questo gesto fu riconosciuto Giusto tra le Nazioni. Secondo indiscrezioni riportate dalla community di ScuolaZoo, proprio la traccia di Bartali (assieme a quella di attualità sul Generale Dalla Chiesa) è stata tra le preferite dagli studenti maturandi.

Maturità 2019: prima prova, tra le tracce anche Gino Bartali

Quella di Gino Bartali è la Proposta C2 (“Riflessione critica di carattere espositivo-argomentativo su tematiche di attualità“) e prende spunto da un articolo scritto dal giornalista Cristiano Gatti e pubblicato sul Giornale incentrato sulla figura di Gino Bartali. Il tema centrale è il riconoscimento che ottenne a Gerusalemme, il titolo di Giusto tra le nazioni, il suo nome nella lista santa dello Yad Vashem, il “mausoleo” della Shoah. Dopo le vittorie al Giro d’Italia e al Tour de France, il giornalista si congratula con il compianto Bartoli, che ha ottenuto un’altra vittoria. Ma a cosa è dovuto questo importante riconoscimento?

Gino Bartali e il salvataggio degli ebrei: cosa successe?

“Nell’autunno del 1943”, scrive Gatti, “non esitò un attimo a raccogliere l’invito del vescovo fiorentino Elia Della Costa. Il cardinale gli proponeva corse in bicicletta molto particolari e molto rischiose: doveva infilare nel telaio documenti falsi e consegnarli agli ebrei braccati dai fascisti, salvandoli dalla deportazione”. Gino Bartali adempì con senso del dovere al compito. “Per più di un anno”, prosegue il giornalista, “Gino pedalò a grande ritmo tra Firenze e Assisi, abbinando ai suoi allenamenti la missione suprema”. Riconoscimenti, allora, venivano profusi verbalmente anche dagli ebrei dell’epoca, che lo definirono un angelo salvatore, “pronto a dare senza chiedere niente”. Inoltre, “Bartali nascose pure nelle sue cantine una famiglia intera, padre, madre e due figli” e proprio dalla testimonianza di uno di questi ultimi la generosità di Gino divenne quasi argomento comune. Bartali non ha mai amato vantarsi di quanto fatto, ma il custode di questa memoria è stato suo figlio Andrea. “Io ho sempre saputo”, diceva, “papà però si raccomandava di non dire niente a nessuno, perché ripeteva sempre che il bene si fa ma non si dice e sfruttare le disgrazie degli altri per farsi belli è da vigliacchi”. Quanti ebrei salvò? Si parla di 500, ma anche di 800 e perfino più di 1000. Numeri che però, a fronte di questa impresa eroica, contano davvero poco, perché in questo genere di situazioni anche 1 equivale a 1000.

Sport e vita: da Bartali a oggi, le riflessioni degli studenti

Inoltre chi a Bartali attribuisce il merito di aver salvato l’Italia dalla minaccia bolscevica, dopo l’attentato a Togliatti. Affermazione forse non propriamente fondata, ma emblematica nel sottolineare come lo sport “abbia coinvolto in modo forte e profondo il popolo italiano”, come si legge nel commento alla traccia. “Molti regimi autoritari hanno spesso cercato di strumentalizzare le epiche imprese dei campioni per stimolare non solo il senso della patria, ma anche i nazionalismi”. Lo studente, partendo dall’articolo di Gatti e facendo riferimento alle proprie conoscenze, è chiamato ad arricchire la propria riflessione sull’episodio con riferimenti ad altri episodi significativi di ieri e di oggi.

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L'autore: Daniele Sforza

Romano, classe 1985. Dal 2006 scrivo per riviste, per poi orientarmi sulla redazione di testi pubblicitari per siti aziendali. Quindi lavoro come redattore SEO per alcune testate online, specializzandomi in temi quali lavoro, previdenza e attualità.
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