L’avanzata della destra nel Nord Europa

Pubblicato il 26 Aprile 2011 alle 22:09 Autore: Antonio Scafati
sondaggi paesi scandinavi

È in questo contesto che l’aumento degli immigrati nei paesi del Nord Europa ha prodotto tensioni sociali. Quanto siano vere, è per certi versi secondario: conta la paura e la diffidenza che ne sono seguiti. Molti partiti di destra ne hanno fatto un cavallo di battaglia, approfittando dell’incapacità dei partiti per così dire tradizionali a comprendere questi mutamenti e a darvi risposta. I partiti populisti in Scandinavia come nel resto d’Europa hanno invece assimilato subito gli umori di settori crescenti della popolazione e li hanno inseriti nel proprio linguaggio, un linguaggio che è sempre diretto, semplice, scandito da principi riconoscibili. Risultato: il richiamo ai valori tradizionali (cultura, lingua, religione: tutto quello che fa tale un popolo) e la richiesta di inasprire ancora di più le politiche sull’immigrazione, peraltro già severe.

La crisi economica ha fornito un assist decisivo. Con meno soldi in tasca e meno posti di lavoro, in molti hanno guardato con crescente fiducia ai partiti dell’ultradestra che si sono presentati come i difensori degli interessi della popolazione: difensori dell’identità culturale quale patrimonio da preservare, difensori della coesione sociale, difensori della qualità della vita traducibile nello spendere meno per gli immigrati e di più per gli scandinavi, difensori della sicurezza secondo l’equazione “più immigrati = più criminalità”. La campagna elettorale dei Democratici Svedesi nel 2010 è esemplare: un’anziana signora cerca di arrivare in tempo per ritirare la sua pensione ma viene superata da un gruppo di donne in burqa. Il messaggio è chiaro: le società moderne si stanno trasformando in una competizione tra autoctoni e stranieri e i governi in carica stanno consentendo che siano proprio gli stranieri a beneficiare della ricchezza degli Stati che li ospitano, a discapito di chi questa ricchezza ha sempre contribuito a produrla. Stesso discorso si può fare per la campagna di Timo Soini, scandita dallo slogan “Prima i finlandesi”.

nord europa

Da queste posizioni all’euroscetticismo il passo è breve. Bruxelles è vista come un’istituzione distante, dirigista, che ha spalancato le frontiere e professa integrazione e multiculturalismo; una sovrastruttura che pretende sforzi finanziari da paesi con i conti in regola per salvarne altri meno rigorosi; un organismo che non sa difendere le realtà locali. In pratica tutte quelle politiche che larghi parti della società nei paesi scandinavi guardano con crescente sospetto, preferendo il localismo, l’identità culturale, la certezza di sapere i propri interessi al primo posto.

L'autore: Antonio Scafati

Antonio Scafati è nato a Roma nel 1984. Dopo la gavetta presso alcune testate locali è approdato alla redazione Tg di RomaUno tv, la più importante emittente televisiva privata del Lazio, dove è rimasto per due anni e mezzo. Si è occupato per anni di paesi scandinavi: ha firmato articoli su diverse testate tra cui Area, L’Occidentale, Lettera43. È autore di “Rugby per non frequentanti”, guida multimediale edita da Il Menocchio. Ha coordinato la redazione Esteri di TermometroPolitico fino al dicembre 2014. Follow @antonio_scafati
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