Occupazione in Italia, dove è cambiata di più tra 2004 e 2018

Pubblicato il 21 Giugno 2019 alle 12:56 Autore: Gianni Balduzzi

Occupazione in Italia, tra il 2004 e il 2018 è cresciuta di più dove era giù più alta, mentre il Sud, specie Campania e Sicilia scivolano sempre più

occupazione in Italia
Occupazione in Italia, dove è cambiata di più tra 2004 e 2018

Come è cambiata l’occupazione in Italia negli ultimi 15 anni? Moltissimo è cambiato nel periodo, la crisi del 2009-2009, quella ancora più grave del 2011-2013, la ripresa però insufficiente e inferiore a quella degli altri Paesi europei, una nuova stagnazione dal 2018.

Il tasso di occupazione nel complesso è tornato ai livelli precedenti, visto che non era crollato con la crisi, essendo già molto più basso della media europea. Complice anche l’aumento del part time e la diminuzione delle ore lavorate pro-capite, nonché la stagnazione dei salari. Insomma, si è riusciti a fare aumentare i lavoratori lavorando un po’ di meno e accettando di non ricevere aumenti.

Ma l’Italia è fatta di più di 100 province, realtà diversissime, questi cambiamenti sono avvenuti in modo omogeneo? Evidentemente no.

Di seguito vediamo come è cambiata la classifica delle province con un tasso d’occupazione maggiore, qui misurate in base a quanto si discostano dalla media italiana. È possibile effettuare uno scroll per vedere anche le province agli ultimi posti.

Innanzitutto spicca come sia aumentata la variabilità rispetto alla media, le province con più occupati, ai primi posti, sono più distanti dalla media nazionale, ora Bolzano, che dal terzo va al primo posto, ha un tasso d’occupazione del 16% superiore a quello italiano, Reggio Emilia nel 2004 aveva un vantaggio solo del 12,9%.

Altro elemento importante, Milano sale molto di posizione nella classifica sull’occupazione in Italia, e va al quinto posto, passando da un +8,1% sulla media a un +11,6%. Analogo miglioramento per Firenze, mentre per esempio declina Mantova, ma ancora di più le province del meridione già in fondo alla classifica. Nel 2004 nessuna aveva un tasso d’occupazione di più di 20 punti inferiore alla media, ora sono in sei in questa situazione, tra cui Napoli, che da -14,4% va a -20,8%.

Insomma, lo sviluppo è sempre più diseguale, se la cavano bene le grandi città del Nord, lungo l’asse della Via Emilia e della A4, magari a discapito di province più piccole e industriali, e peggiora ulteriormente il Sud, in particolare Sicilia e Campania.

Occupazione in Italia, cresce di più in Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna

A livello regionale ai primi posti vi sono il Trentino Alto Adige e l’Emilia Romagna, che si sono alternati al vertice. Poi Valle d’Aosta e Lombardia nella stessa posizione di prima, ma con un deciso miglioramento lombardo, ancora più distante dalla media. Il Veneto rimpiazza le Marche, mentre la Toscana e il Friuli Venezia Giulia, sempre più distanti dalla media italiana, superano il Piemonte.

In fondo in grande peggioramento Campania, Calabria e Sicilia, mentre limita i danni la Puglia.

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Del resto le province in cui il tasso d’occupazione è cresciuto di più tra 2018 e 2014 secondo Istat sono Pisa, Piacenza, Trieste, Livorno, Massa Carrara e Bolzano. Quelle in cui vi è stato il maggiore calo Benevento, Ragusa, Reggio Calabria, Trapani, Cosenza.

La teoria economica parla spesso di convergenza, di aree più svantaggiate che crescono di più di quelle già ricche, è del resto quello che accade a livello europeo e mondiale, con i Paesi dell’Est o di Asia e Africa che mettono a segno i maggiori incrementi del PIL.

Non accade in Italia, da nessun punto di vista, certamente non da quello dell’occupazione. Dove invece cresce il divario e la disuguaglianza tra il Nord e il Sud

L'autore: Gianni Balduzzi

Editorialista di Termometro Politico, esperto e appassionato di economia, cattolico- liberale, da sempre appassionato di politica ma senza mai prenderla troppo seriamente. "Mai troppo zelo", diceva il grande Talleyrand. Su Twitter è @Iannis2003
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